IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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09 agosto 2025

L'arca di Noè

Sabato 9 agosto 2025
Venticinquesimo giorno di viaggio in kayak
Spiaggia Loutsa - Spiaggia di Atokos
18 km in kayak con mare troppo calmo
L'arca di Noè 


Il risveglio è lento e tranquillo.

La spiaggetta di Loutsa è posta proprio all'imboccatura della grande insenatura di Vathi, l'unica balneabile di tutto il porto naturale e la sola spiaggia di sabbia dell'intero golfo. Ovvio che sia molto frequentata, la sera da famigliole con bambini e la mattina da vecchietti canuti che fanno il bagno alla greca, passando cioè qualche ora in acqua col cappello di paglia in testa a galleggiare e a chiacchierare.

Quasi nessuno sembra far caso a noi che smontiamo la tenda, facciamo colazione all'ombra di uno degli ulivi e studiamo la mappa per capire se abbia tempo e modo di raggiungere le isole più piccole verso oriente.


Atokos è la nostra prima meta, nella speranza di sottrarci alla confusione e di goderci un po' di solitudine.

Partiamo con la nostra solita calma alle 11 spaccate e puntiamo diretti all'isola disabitata che slancia il suo profilo montuoso 12 km ad est di Itaca.

La traversata è molto facile, con alcune correzioni di rotta quando la corrente superficiale ci fa derivare di qualche grado e con la tradizionale riflessione dell'uomo di ferro quando siamo proprio in mezzo al mare: "qui il fondale è profondo più di 300 metri, pensa se l'acqua scomparisse all'improvviso che gran volo sarebbe"!


Ci concediamo una breve sosta per la sigaretta e per gustare uno dei fruttini del Mammut, la cotognata fatta in casa dalla mia mamma, e proprio quando riusciamo a scorgere il fondale, cioè a poche pagaiate dalla costa di Atokos, un motopirla di nome Opera sceglie di passare tra noi e la vicina scogliera, accelerando proprio quando è troppo vicino alle nostre prue (dimostrando di non conoscere né le basilari regole di navigazione sulle precedenze in mare né tantomeno le cristalline imprecazioni venete dell'inossidabile uomo di ferro)!


Allo sbarco sull'unica spiaggia di Atokos su sui possiamo bivaccare ci attendono una dozzina di cinghiali a fare il bagnetto sulla battigia, un gran numero di farfalle macaone sai colori mirabili ed un gatto affamato che resta a leccare le scatoline del tonno e del salmone con cui pranziamo.

La cala va presto in ombra e molte barche rientrano in porto.

I cinghiali aumentano, con una nuova famigliola composta da madre e cinque cucciolotti, due neri e tre striati, che sembrano la vera attrazione dell'isola per i velisti che scendono a frotte in spiagga.

Ma alle sette il sole scompare dietro il monte e la baia si libera di turisti e di cinghiali.

A noi rimane l'orizzonte aperto sulle vicine Isole Echinadi arrossate dall'ultimo dole del tramonto.


Paralia Loutsa al tramonto

Paralia Loutsa all'alba
Atokos dei cinghiali
Atokos dei ciottolini policromi
La manina di Atokos

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