Ventiquattresimo giorno di viaggio in kayak
Spiaggia del furetto* - Spiaggia Loutsa (Itaca)
16 km in kayak con mare piatto
Dall'inferno al purgatorio
La luna che sorge dal promontorio, la risacca delicata e regolare, la brezza leggera che entra in tenda e rinfresca i pensieri non sono sufficienti a farci ricredere sull'inferno creato dall'affastellamento in rada di yacht, vele e catamarani di ogni tipo.
Crediamo di aver imparato con gli anni a essere abbastanza tolleranti con gli altri frequentatori del mare e non ci dispiace neanche troppo osservare le varie manovre di attracco, neanche quelle più astruse o buffe o che richiedono recuperi di cime dimenticate o incagli di ancore sui fondali rocciosi, che spesso tradiscono una scarsa cultura del mare.
Quello che proprio non riusciamo a sopportare è la protervia con cui molti avventori marini si pensano padroni del luogo e si dilungano in operazioni di pulizia degli scafi o in narrazioni urbi et orbi di crisi familiari o in canti collettivi e spesso stonati che continuano fino a notte fonda.
Tutte attività forse ammissibili in località isolate come ce ne sono tante qui intorno e anche nelle vicine e disabitate Isole Echinadi, non certo in baie come questa, affollata da decine di imbarcazioni e centinaia di persone, che diventano così vittime impotenti dei soprusi di chi non ha alcun senso del rispetto e della convivenza.
Forse dovremmo solo ringraziare per non aver dovuto condividere la baia con comitive appassionate di fuochi improvvisati sulla spiaggia, di cui sono pure rimaste tracce evidenti e recenti accanto alla nostra tenda...
Ad essere piu sfrontati, si potrebbe provare a lasciare la cala avvicinando ogni barca urlando frasi del tipo "Ciao Giorgio, è stato bello conoscerti attraverso le urla di tua madre!" o "Ci dispiace, caro Andrea, che tu non possa permetterti quello yacht a sei piani che piace tanto a tua moglie" o ancora "Thanks madam for the interesting conversation about your dog poo"... perché scopriamo con sorpresa che non siamo solo noi italiani a parlare ad alta voce sempre, anche a pochi metri di distanza, ma è una brutta abitudine che dilaga inarrestabile anche fuori dai confini nazionali.
O forse siamo noi che stiamo invecchiando.😑
Fuori dalla baia del furetto non c'è nessuno, le altre baiette sono deserte, salvo quelle dove c'è una spiaggia, che forse è l'unico motivo per cui la barche attraccano così vicino alla costa ed ormeggiano due lunghe cime gialle agli scogli, sbarrando il passo a noi che vorremmo "scogliettare".
Superiamo "Punta sfogliatella" e "Punta spada" e proseguiamo verso Paralia Gidaki per pranzare nella taverna in cui avevamo sostato nei viaggi precedenti. Ma adesso è tutto più salato, sia il conto che il suvlaki.
Un po' mesti per i continui barconi che fanno la spola con il porto di Vathi per scaricare in spiaggia ed in acqua centinaia di turisti, ci dirigiamo in porto per fare rifornimento di acqua e viveri.
Vathi ha mantenuto inalterato il suo fascino, con le casette dai tetti rossi accoccolate sull'insenatura più protetta e nascosta dell'intera Grecia, ma oggi trasborda di yacht di ogni stazza.
Sulla via del ritorno dal market, carichi come muli, ci ferma un signore in motorino ed insiste per trasportare fino ai kayak le due pesanti confezioni di bottiglie d'acqua: lui andrà di sicuro in paradiso, noi dobbiamo ancora transitare in purgatorio.
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L'alba nella baia del furetto |
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La sosta per il pranzo a Paralia Gidaki |
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Manina di Paralia Gidaki |
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Sbarco per rifornimenti a Vathi |
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Manina di Paralia Loutsa |
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