Ventitreesimo giorno di viaggio in kayak
Spiaggia del furetto* - Itaca
21 km in kayak con mare piatto
Dal paradiso all'inferno
Ci dispiace moltissimo lasciare la nostra baia dei sogni ma oggi non abbiamo alcun pretesto e a malincuore ci rimettiamo in navigazione.
Il mare è calmo come uno specchio.
Sembra difficile da credere come lo stesso tratto di mare che il giorno prima era possente e burrascoso possa il giorno dopo trasformarsi in un lago placido e tranquillo.
Scogliettiamo verso nord per ammirare nei bassi fondali il colore dell'acqua, spesso identico a quello della mia pagaia.
Ci sono altre spiagge di ciottoli bianchi e macchia retrostante, ma anche la più famosa Koutsoupia non sembra proprio poter competere con la nostra baia dei sogni.
Facciamo una breve sosta in una calettina meno congestionata di barchette, vele e yacht prima di affacciarci a debita distanza alla sovraffollata Baia di Antisamos e di traversare finalmente su Itaca, l'isola mitica che da giorni chiude il nostro orizzonte.
Puntiamo con decisione la baia di Agios Andreas perché è quella che guardavamo dalla baia dei sogni chiedendoci se tutte quelle lucine fossero taverne o barche in rada. L'ingresso nel piccolo golfo ci toglie ogni dubbio: della taverna neanche l'ombra.
Resistiamo molto poco alla musica che diffonde uno dei catamarani ancorati a riva, neanche fosse una discoteca galleggiante, e dopo un lauto pasto all'ombra degli ulivi ci rimettiamo a pagaiare in cerca di un po' di pace.
La troviamo in mare, come sempre.
La costa di Itaca è molto bella, selvaggia come quella appena lasciata a Cefalonia, senza case in vista e con la stessa vegetazione lussureggiante che dalla cima delle colline si protende fino al mare.
I colori dei fondali sono incantevoli, così cristallini e smeraldini da voler restare a guardarli per giorni interi.
Doppiamo in fretta il lilliput faro del capo sud- orientale dell'isola perché anche senza vento oggi c'è una strana corrente che ci sospinge verso la nostra meta.
La spiaggia del furetto è lì che ci aspetta, dopo 18 anni è ancora la stessa e ci viene subito voglia di montare la tenda nello stesso identico punto.
Ci sono però talmente tante barche in rada che quasi non si vede la costa: per fortuna la spiaggia va in ombra che non sono neanche le quattro del pomeriggio, e sappiamo che presto quasi tutte rientreranno in porto. Facciamo comunque in tempo a conoscere uno ad uno i nomi di tutti i bambini della barca battente bandiera italiana, chiamati a gran voce dalle madri per ogni più disparato motivo, mentre dalle barche vicine comitive di inglesi, maltesi e sloveni intonano canti appassionati e decisamente alcoolici.
Ma intanto noi ci distraiamo con manine e aperitivi, aspettando il momento adatto per ritirarci nel nostro piccolo rettangolino verde a sognare il nostro paradiso perduto.
* La storia del furetto è raccontata nell'articolo del nostro primo viaggio a Itaca nel lontano 2007...
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Il nostro angolo di paradiso |
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Il primo sole sulla baia dei sogni |
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Breve sosta pranzo |
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La manina della spiaggia del furetto |
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La spiaggia del furetto (inquadratura stretta) |
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