🧠Venerdì 5 dicembre 2025
👣 Giornate fredde e piovose
⭐ Uno spiraglio di luce
Ieri ho dovuto accompagnare la quinta classe in chiesa: su invito del comandante dell'Ufficio Marittimo di Ponza, una rappresentanza della scuola ha partecipato alla messa eucaristica in onore di Santa Barbara, la patrona dei marinai.
Studenti in divisa, uscita anticipata, trasferimento in autobus: un'ora di funzione nella chiesa del porto, la Chiesa Madre dei Santi Silverio e Domitilla, insieme a rappresentanti in alta uniforme di Guardia Costiera, Carabinieri e Guardia di Finanza.
È la prima volta che mi capita, e ancora rifletto sull'importanza di conciliare le tradizioni religiose locali con il principio di laicità della scuola pubblica.
Uscita dalla chiesa, il sole inizia a fare timidamente capolino tra le nuvole, una piacevole sorpresa dopo le ultime giornate di rovesci persistenti, tanto da dover attivare l'allerta meteo arancione in tutta la regione: decido allora di concedermi una passeggiata in questa zona dell'isola, che non ho ancora avuto modo di esplorare come vorrei.
Mi inerpico su per una scalinata irregolare che dalla scuola, la cui sede centrale dista pochi passi dalla chiesa, sale lungo il costone roccioso che dal porto conduce verso Monte Guardia: dopo alcuni scalini che serpeggiano tra le case più basse, ci si può affacciare in mare aperto sui Faraglioni del Calzone Muto, così chiamati perché pare che un pescatore muto andasse sempre lì a pescare, con una tale frequenza che nella roccia sembra rimasta impressa la forma bianca dei suoi calzoni.
Qui è tutto un susseguirsi di ville chiuse ma ben tenute che si contendono ogni spazio utile, adagiate tra gli scaloni che modellano la collina sovrastante il porto, ricche di cortili interni e terrazze panoramiche, in ogni angolo grandi vasi di piante grasse che, protette dai bassi muretti imbiancati a calce, crescono che è una meraviglia.
Salgo lungo il sentiero che diventa sempre meno acciottolato e sempre più sterrato, e oggi anche un po' fangoso: non ho le scarpe adatte, ma scorgo l'indicazione per la Cappella della Madonna della Civita e mi sorprendo a pensare che chiesa per chiesa, tanto vale allungarsi alla scoperta di un luogo che si preannuncia ameno e selvaggio insieme.
Il sentiero è quello che conduce alla località degli Scotti, dove le maioliche all'ingresso delle case portano tutte lo stesso cognome, Scotti per l'appunto: corre a mezza costa tra terrazzamenti ancora ben conservati e coltivati a vigneti, uliveti e aranceti, ed è cinto oltre che da muretti a secco, talvolta cadenti e sfaldati per le recenti piogge, anche da fitte siepi di euforbie e opuntie, le pale di fico che svettano su un mare così calmo da far venire voglia di camminarci sopra.
La passeggiata è breve, in un'oretta scarsa raggiungo la mia meta, mi siedo sul sedile in pietra davanti all'ingresso della cappella e per qualche minuto mi godo gli ultimi raggi del sole, già quasi del tutto nascosto dalla montagna più alta di Ponza, quel Monte Guardia che allunga la sua ombra scura e gelida sul sentiero sottostante.
Non mi avventuro oltre perché in alcuni tratti i passaggi sono a strapiombo sul mare, talmente stretti che a malapena ci stanno due piedi appaiati e così malmessi da meritare a pieno il nome popolare: Scarrupata. Ci tornerò in compagnia, magari in primavera, quando gli aromi della macchia mediterranea potranno coprire gli effluvi delle cacche dei cani che ora abbondano in gran quantità .
Ridiscendo con calma verso il paese, ammirando la successione di casette dai colori pastello, addobbate per le feste ma quiete e silenziose in questo primo pomeriggio di fine autunno.
La strada, ora cementata a righe irregolari e grossolane, si snoda sinuosa tra belle ville dai nomi campestri, Villa Marietta, Laetizia e Olimpia, alcune trasformate in alberghi di lusso chissà quanto affollati in alta stagione. Ora sembrano tutte chiuse, forse alcune anche abbandonate, a giudicare dallo stato di incuria in cui versano gli ingressi e le cancellate.
Gli scorci panoramici che si godono da quest'angolo rialzato dell'isola sono comunque molto suggestivi e ovunque si volga lo sguardo c'è il mare, sempre placido e tranquillo, di un azzurro intenso solo leggermente increspato dalla brezza fresca della giornata.
Arrivo alla fermata dell'autobus con qualche minuto di anticipo sulla corsa e apprezzo la calma del porto, la piazza vuota, l'assenza di ogni attività , ora che il traghetto è appena partito e sembra che abbia imbarcato insieme alle persone anche la loro vitalità .
Sull'isola rimane il silenzio e la solitudine: inizio a capire meglio perché chi abita qui aspetti con trepidazione la fine dell'estate per restare a godersi in pace l'isola. Rientro a casa giusto in tempo per evitare l'ennesimo temporale, con gli scrosci della pioggia che battono sulle finestre con tale forza che sembra ci sia qualcuno che bussa per entrare... è così da giorni, ma sono contenta di aver approfittato di questo breve sprazzo di sole per assaporare i colori, gli odori e gli umori dell'isola più bella del Mediterraneo.
Chiudo con la poesia "Inverno isolano" di Francesco De Luca, autore ponzese che spesso in dialetto canta dell'isola, la terra nel mare:
"Quanta desolazione
il risonante ciottolato
nella pavida sera,
quando solo i cani strisciano la coda
fra i muri raschiato dal vento,
signore dei vicoli.
Attonito stupore
salta di finestra in loggia
accendendo soffuse parole.
Silenzio: in letargo si vive di gesti.
Nella piazza fiaccole dolenti
annottano la vista
e nel grigio del mare inquieto
ingrigia anche la paura."
[Come l'agave - raccolta di poesie di F. De Luca]
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| La vista sul faro del porto dall'alto della scalinata che segue il costone roccioso... |
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Uno degli scorci panoramici che si gode dal Sentiero Scotti 💚💙 |
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La scalinata della Cappella della Madonna della Civita, rivolta a Ventotene che si scorge all'orizzonte 💙 |
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| Le melagrane arrugginite di un cancello... |
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| L'ingresso di un'altra villa abbandonata... |





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