🧠Giovedì 20 novembre 2025
👣 Varie amenità e difficoltÃ
⭐ La bellezza nascosta dell'isola
È tutta la settimana che piove a dirotto, specie di notte, quando gli scrosci d'acqua sulla casetta mi svegliano prima ancora che sorga l'alba e mi rendono insonne fino al suono della sveglia.
Le nuvole cariche di pioggia avvolgono l'isola in un abbraccio sempre più stretto e per lunghe ore scompaiono alla vista tanto la sagoma lontana del Monte Circeo che il profilo vicino dell'isola di Palmarola, ancora oggi nascosta dietro una cortina di pioggia talmente fitta e grigia da cancellare l'orizzonte.
I colori del cielo si tingono di scuro e si caricano di tonalità intense, mi fermo spesso a guardarmi intorno e avverto spesso il timore che induce la potenza inarrestabile dei fenomeni atmosferici.
In giornate come queste mi sembra quasi di entrare in uno dei dipinti di Turner - il pittore capace più di ogni altro di catturare la grandezza delle tempeste, pennellando di rosa e ocra e grigio e celeste sia le nuvole che le onde, per far risaltare nella mescolanza di toni anche la maestosità della Natura.
Mi affretto per strada, mi avvolgo meglio nella sciarpa e spero di non bagnarmi troppo: il tragitto da casa a scuola è breve e sono così fortunata che riprende a piovere solo quando sono al coperto.
I disagi del maltempo si abbattono sull'isola non solo con pioggia e temporali. Quando piove forte, l'isola scivola verso il mare, e ovunque si formano piccoli ruscelli di fango e detriti che modificano lentamente ma inesorabilmente la fisionomia del posto. Quando non partono i traghetti, non arrivano neanche i medicinali sull'isola, oltre alle merci che giornalmente attraversano il mare. Quando tira vento, cade pure la connessione, non si può scaricare la posta elettronica né inviare messaggi, e persino la voce diventa metallica e gracchia a strappi nel telefono.
Lo scorso fine settimana sono dovuta restare a Ponza per poter seguire le ultime 15 ore di lezione del corso di abilitazione: se avessi preso il traghetto del venerdì pomeriggio, sul quale non c'è connessione, avrei perso le prime ore di lezione e sforato la percentuale di assenze consentite. Quindi sono rimasta rintanata nella casetta con la veranda, ormai impraticabile perché zuppa d'acqua, e ho sperato che il tempo non si guastasse troppo da far cadere la connessione (che ho dovuto riattivare ogni 20 minuti circa, ripetendo la procedura di ingresso nella stanza virtuale non so più quante volte).
Per tutto il tempo ho pensato che ne valeva la pena, di stare in costante tensione ed attesa, perché nonostante le difficoltà tecniche sarei comunque riuscita a completare finalmente il percorso di formazione che mi ha tenuta impegnata tutti i fine settimana degli ultimi tre mesi: e così domenica sera ho festeggiato da sola con una lunga doccia calda e rigenerante.
Per poi tornare a tormentarmi per la scarsa connessione: ho saltato le prove di musica a distanza, ho cancellato una riunione da remoto del circolo Arci, ho avuto difficoltà a entrare nel registro elettronico della scuola.
Vivere disconnessa non è sempre così semplice e piacevole...
Questa settimana ho cercato di distrarmi dalle preoccupazioni tecnologiche facendomi incuriosire dalle piccole bellezze dell'isola, sparse qua e là sulla strada che mi porta da casa a scuola. Ho approfittato dei rari momenti di bel tempo, quando il sole riesce a fare capolino tra le nuvole sempre cariche di pioggia e dipinge tutto d'oro e d'argento.
Quando si rischiare un po' il cielo, torno al Belvedere della Madonnina, un punto panoramico che si trova proprio di fronte alla mia veranda, tanto che a volte l'aria è così tersa che ho come l'impressione di poterlo toccare solo allungando una mano.
La stradina che conduce al belvedere parte ai piedi della chiesa di Le Forna: prima serpeggia tra le casette basse dei dintorni e poi si arrampica per la piccola collinetta ricoperta di vegetazione. Seguo le mattonelline di ceramica usate come indicazioni turistiche e dopo qualche scalino intagliato nella roccia tufacea ed un paio di curve nascoste dalle piante di fico d'india, raggiungo la sommità e mi accomodo su una delle tre panchine in marmo sistemate ai piedi della statua della Madonnina.
Mi lascio cullare dal profumo della macchia e del mare, guardando dall'alto le scie dei gozzi che escono a pesca e ascoltando distratta il suono del vento tra i cespugli di mirto e corbezzolo.
E così ogni pensiero e ogni fatica si dileguano nel riverbero della luce sull'acqua, nella distesa blu che avvolge l'isola e disperde come d'incanto ogni tensione e frustrazione.
Si può vivere bene anche senza connessione, basta adattarsi. E la mia strategia preferita è sempre la stessa: leggere.
"Continuarono a percorrere la strada tra le vigne che fino a pochi anni prima erano verdi e oro, adesso chiuse da muretti a secco ricoperti di rovi. Scendendo verso il paese, nonostante la giornata si stesse mettendo male, Mallena non perse l'occasione per osservare il mare dall'alto. Restò incantata dalla distesa d'acqua che la affascinava ogni volta; allo stesso tempo quell'immenso ignoto, specie nei giorni freddi e ventosi, la turbava. Per tutti gli anni che aveva vissuto ai piedi del Supramonte, il mare non lo aveva visto mai, lo aveva solo immaginato, ma non credeva fosse così vasto, né che nelle giornate di sole il colore fosse lo stesso degli occhi di sua madre.
[La levatrice di Bibbiana Cau]
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| Il repentino cambio di tempo e tonalità |
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| Uno dei muretti a secco dell'isola... |
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| Le pietre dei sentieri intorno alla scuola |
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| Le screpolature del monitor prendono la forma di un corallo: persino il bancomat sente l'isola! |
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Non so ancora che pianta è (perché senza connessione non posso neanche consultare l'app dedicata) ma trovo che sia bellissima 💚 |





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