IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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05 novembre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #8

🧭 Mercoledì 4 novembre 2025
👣 Settimane piene
⭐ Incontri e scoperte

Non pensavo di riuscire a trovare il tempo per scrivere. Non ho quasi tempo neanche per pensare, figuriamoci per scrivere. E invece oggi sono talmente stanca che l'unica medicina per lo stato catatonico in cui sento di essere sprofondata da qualche giorno sembra essere proprio la scrittura.
Sono giorni intensi, pieni di cose da fare: ideare, pianificare, coordinare, realizzare e chiudere progetti a cui lavoro da tempo. Anzi, lavoriamo. Mai da sola, sempre insieme.

La settimana scorsa è stata dedicata alla presentazione di un libro a cui pensavo sin da quando l'ho letto per la prima volta, appena uscito, giusto un anno fa: "La parola femminista" di Vanessa Roghi è un libro pieno di altri libri, che racconta la storia delle donne italiane dagli anni Settanta ai giorni nostri, talmente colmo di speranza, gratitudine e sorellanza da mettermi sempre di buon umore ogni volta che lo sfoglio, anche quando l'ho riletto per prendere appunti in vista dell'incontro con l'autrice.

E ne parlo in questo diario scombinato non tanto perché ha catalizzato le mie energie degli ultimi giorni ma perché gli studi storici di Vanessa Roghi, ricercatrice, divulgatrice e autrice di programmi di storia per RaiTre, si sono spesso concentrati su figure cardine della scuola italiana, dall'esperienza di Don Milani a Barbiana alla pedagogia innovativa di Mario Lodi fino alle "Lezioni di fantastica" di Gianni Rodari (per non parlare di quel suo piccolo gioiello "Le parole per parlare" che ogni anno ripropongo a scuola!).

Incontrare Vanessa al Sottoscala9, il circolo Arci di Latina che da qualche tempo abbiamo deciso di rilanciare (insieme, sempre insieme), è stato per me un po' strano, perché dopo mesi di attesa e molte mail, e pur non avendola mai incontrata prima, m'è sembrato come di conoscerla da tempo. E di slancio ci siamo subito scambiate un abbraccio complice di reciproco conforto, per un ritardo ed un disguido risolti grazie alla fattiva collaborazione di altre magnifiche donne.

L'incontro è stato organizzato dal Collettivo Spontaneo Donne di Latina, di cui faccio parte dalla sua nascita tre anni or sono, e dal gruppo di letture femministe "Libri Elettrici", che del Collettivo è una costola stimolante.
Oltre alle serate di discussione su tematiche femministe e alle cene mensili in cui facciamo autocoscienza, ridiamo e piangiamo insieme, ed insieme scopriamo quanto faticoso ed esaltante è praticare il femminismo, ci dedichiamo anche a guardare film insieme, ad andare a teatro insieme e ad organizzare presentazioni di libri. Insieme, sempre insieme. Perché abbiamo intuito, e con Vanessa abbiamo capito, che il femminismo è davvero tale quando stiamo insieme: "Da sole si era bambine, ragazze, donne. Ma femministe no. Quello lo si era tutte insieme". [La parola femminista di Vanessa Roghi]

E tutte insieme ci ritroviamo a programmare subito nuove cose esaltanti quando ancora non è scemata l'emozione per la riuscitissima presentazione di sabato scorso: sala strapiena, attenzione altissima, domande accalorate ed un canto finale come ciliegina sulla torta di una serata davvero speciale!
Me la sono portata sull'isola, tutta quell'emozione. E mi aiuta a vincere quel magone che mi prende quando la domenica pomeriggio, subito dopo pranzo, devo staccarmi dagli ambienti familiari, dagli affetti consolidati e dalle abitudini confortanti per prendere un treno che mi porta sull'isola piu bella del Mediterraneo. Non voglio neanche pensare a quanta fatica farei se Ponza non fosse tanto bella!

E così nello zaino carico ogni volta un po' di mestizia e un po' di allegrezza, in una curiosa mescolanza che un po' mi rattrista e un po' mi rincuora, perché in questa mia cadenza pendolare scopro non solo perdite ma anche stimoli. Come quelli che si palesano ogni volta che mi accingo all'esplorazione curiosa dell'isola. Che sempre mi riserva sorprese e incanto e meraviglia.

Ieri mi è capitato di farlo insieme.
Insieme ad una dozzina di colleghe della mia nuova scuola (nuova perché dopo due mesi di insegnamento, anche la scuola, come l'isola, è sempre ricolma di novità).
Nel primo pomeriggio, accompagnate da un venticello impertinente e da un bel sole autunnale, ci siamo avviate alla scoperta del Giardino botanico di Ponza, vicino al faro del porto, in una posizione panoramica invidiabile da cui lo sguardo abbraccia, in giornate di cielo terso come queste, tutte le isole vicine e lontane (Gavi, Zannone, Ventotene, Ischia e Procida) e tutta la costa tirrenica che dal Monte Circeo corre irregolare fino al golfo di Napoli, chiuso dalla sagoma inconfondibile del Vesuvio!

Situato tra il cimitero, il faro e i faraglioni, il Giardino occupa la collina intorno al Belvedere Borbonico, una piccola costruzione a pianta esagonale le cui ampie vetrate affacciano direttamente sul mare, in una visuale che spazia a 360 gradi e ti fa sentire al centro del mondo.
Il Belvedere ospita anche un piccolo museo di cimeli storici, appartenuti alla famiglia dell'attuale proprietario, tra i quali attirano la mia attenzione il casco da minatore del bisnonno, il lavabo in ceramica del padre, guardiano del faro di Zannone, e le sfere di vetro policromo usate un tempo come galleggianti per le reti da pesca.

L'ingresso al Giardino è ricavato lungo una scalinata che serpeggia tra gli orti rialzati che un tempo ricoprivano la collina, coltivati a vigneti, e che negli ultimi quarant'anni sono stati trasformati in giardino lussureggianti per salvare le specie arboree tipiche dell'arcipelago ponziano.
Il Giardino infatti, un "serbatoio genetico" nelle intenzioni del suo fondatore e custode, ospita oltre settanta specie vegetali tipiche dell'arcipelago ponziano, dal più comune mirto o ginepro al più raro melocotogno, disposte in maniera volutamente casuale, molte nate spontanee e lasciate prosperare attorno ad un piccolo stagno di acqua dolce.
I sentieri irregolari sono di tanto in tanto abbelliti da varie opere di "land-art", inserite dove meno te le aspetti e spesso avvolte dalla vegetazione fin quasi a scomparire.

Il nostro ospite è una guida appassionata e preparata, un medico in pensione che ora si dedica alla coltivazione delle sue terre e all'allevamento dei suoi non pochi animali da cortile (tra galline, conigli e tortore, il Giardino pullula anche di gabbie e voliere, nascoste all'ombra delle piante più frondose); si capisce che lavora da solo, ma a pensarci bene  neanche lui è del tutto solo, perché alla manutenzione del giardino partecipano attivamente uccelli di varie specie, che propagano le piante delle cui bacche sono ghiotti, come la lantana bicolore che ha tappezzato ogni angolo rimasto libero, riempiendo l'aria del suo tipico aroma di limone.

Gli scorci sull'isola che si godono da lassù sono tra i più avvolgenti che mi sia capitato di scovare.
Con gli occhi pieni di stupore, la testa avvolta da informazioni dettagliate sulla storia dell'isola e le tasche imbottite di semi, bacche, foglie e frutti vari, torniamo a casa quando in paese si accendono le prime luci della sera, il tramonto è ormai calato dietro il profilo scuro dell'isola, e il mare muta il suo colore dall'azzurro vivo al nero profondo.

In cielo campeggia la luna piena più grande dell'anno: rischiara la notte, cancella le costellazioni e illumina l'isola intera, posando sull'oscurità subito intensa una scia luminosa e dorata. Dalla veranda della casetta mi trattengo ad ammirare quel tappeto scintillante srotolato sull'acqua, che raggiunge l'isola di Palmarola e l'avvolge in una luce misteriosa. Resto incollata a questa cartolina notturna per lunghi minuti finché il vento non si fa troppo freddo.

E mi scopro a raccontare a Nim, la cagnetta coccolona che vive sul terrazzo accanto e che scodinzola allegra quando mi sente rientrare, che anche se siamo o ci sentiamo sole in realta non lo siamo mai davvero, perché viviamo immerse (talvolta ignare) in un ecosistema delicato e ricco di vita, con cui possiamo condividere le gioie e i dolori di questa nostra esistenza migrante.
Insieme, sempre insieme.

Il faro, la chiesa del cimitero e l'isola di Zannone dall'ingresso del Giardino Botanico
La scalinata d'accesso al Giardino Botanico affacciata sul porto
Una delle opere di land-art ormai senza nome che emergono dalla vegetazione...
Il fondatore e curatore del Giardino Botanico, il sig. Biagio Vitiello

Le sfere di vetro policromo usate un tempo come galleggianti per le reti da pesca 🧡


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