IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
_____________________________________________________________________________________________________

14 novembre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #9

🧭 Giovedì 13 novembre 2025
👣 Lontananza e distanza
⭐ La musica che parla di isola

Oggi torno per la terza volta in una settimana al Forte Papa, una vecchia fortezza diroccata che si affaccia su Cala dell'acqua.
Ogni volta sfrutto "l'ora di buco" a scuola per uscire a farmi una breve passeggiata verso uno dei punti panoramici più affascinanti di questo versante dell'isola: il sentiero si snoda lungo la vecchia cava ormai abbandonata e serpeggia tra le bianche collinette di bentonite dilavate dalle intemperie, delimitato da una lunga staccionata di legno i cui pali a croce in alcuni punti hanno ceduto, lasciando libero il passaggio alla cauta esplorazione dei dintorni della fortezza, fino all'estrema punta rocciosa che si affaccia a strapiombo sul mare.

Nei pressi del belvedere è stata sistemata, all'ombra di uno stentato arbusto di ginepro coccolone, un'alta panchina di legno dalla cui seduta, dura ma solida, si può ammirare in tutto il suo splendore lo stretto braccio di mare che si distende tra Ponza e Palmarola.
È diventato uno dei miei luoghi preferiti perché si respira insieme l'odore del mare e della macchia. E anche perché, pur frequentato assiduamente in altri periodi dell'anno, a giudicare dalle tracce dei fuochi d'artificio e delle cartucce da caccia, al mattino è sempre deserto, silenzioso e accogliente.

Resto spesso a guardare il mare.
Da quassù ispira timore e rispetto, quando è agitato dal vento che soffia deciso da ogni direzione, ma anche pace e tranquillità, quando invece è calmo e pacioso come in questi ultimi giorni di persistente bonaccia.
Il volo dei rari gabbiani mi ipnotizza, talvolta passano rapidi dei falchetti che quasi non faccio in tempo a riconoscere, talaltra si alzano nervose dai cespugli le quaglie, e spesso scorgo storni e merli che raspano con becco e zampe alla ricerca incessante di vermetti e insetti.

La vista sulla fortezza è alquanto attraente perché i vecchi ruderi, con un unico arco ancora intatto che si apre come una bocca sdentata sul blu del cielo, sono immersi nel verde variegato della lussureggiante vegetazione che li avvolge su ogni lato.
La macchia mediterranea, ancora carica di infiorescenze profumate in questo autunno inoltrato e caldissimo, invade gli stretti sentieri che costeggiano la fortezza in maniera così rigogliosa che in alcuni tratti rende difficile il passaggio, ostruito da un fitto intreccio di rami e radici che nascondono il sentiero e rallentano il passo.
Dallo sperone roccioso oltre la fortezza lo spettacolo è ancora più suggestivo, perché dopo pochi metri la scogliera precipita in mare e ci si può sedere su alcuni scaloni naturali che sembrano sospesi nel vuoto.

Quando siamo andate a visitare il giardino botanico, la guida ci aveva a lungo parlato di un testo fondamentale per la conoscenza della storia delle isole ponziane, la Monografia per le isole del Gruppo Ponziano, un'opera ponderosa redatta nel 1855 da Giuseppe Tricoli, illustre antenato dei Tricoli ponzesi che, dopo la costituzione dello stato unitario, ha ricoperto anche la carica di sindaco dell’isola (facendo qualche breve ricerca, ho scoperto che i Tricoli sono arrivati a Ponza dall'isola di Lipari all’inizio del 1800, che erano considerati anticlericali dai Borbone e che per questo subirono "qualche sopruso": devo ancora capire di quale sopruso s'è trattato, dovrò forse tornare a chiedere alla guida del Giardino botanico).

Nella Monografia si parla anche del Forte Papa: "L'amena ed ubertosa contrada della Forna nella stessa Ponza, lungi cinque miglia dallo abitato, si rimaneva ancora deserta, perchè i primi coloni erano retrosi ad avervi possedimenti, anche per la poca sicurezza. Vi rimediò il Regnante colla costruzione del Forte Papa sullo sporgente riguardante la romagna, e che domini quel seno di ricovero, con tre pezzi di artiglieria, e ponte alzante."
La storia del luogo è interessante, perché attesta una successione di eventi e di costruzioni: "Per poter assicurare una certa sicurezza ai coloni Torresi che arrivarono nel 1772 e si stabilirono a Le Forna, Re Ferdinando fece costruire Forte Papa. Ma in quel luogo, forse, c'era già stata una fortificazione, nel secolo XVI, pare voluta da papa Paolo III, erede della famiglia Farnese, proprietari dell'isola, proprio a scopo difensivo. Ecco l'origine del nome Forte Papa". (tratto dal sito mondimedievali.it)
E in effetti, l'unico segnale posto all'ingresso del sentiero che conduce al Forte Papa, riporta la metà del XV secolo come riferimento temporale.

Mentre resto in silenzio ad osservare la fortezza e il mare, mi capita anche di fermarmi a riflettere sulla differenza, se mai ne esiste davvero una, tra i due termini "lontananza" e "distanza": usati spesso come sinonimi, in questi giorni mi hanno fatto presumere una loro certa specificità.
La lontananza contiene l'assenza e la mancanza, che spesso non riescono ad essere colmate neanche quando si affievolisce la lontananza stessa, geografica o emozionale che sia.
La distanza, invece, mi pare colmabile con la cura, l'attenzione e l'empatia, in modo che quella distanza, talvolta enorme, si possa ridurre e persino azzerare.
Mi si dirà che essendo sinonimi, lo stesso può valere per i due termini, del tutto intercambiabili, ma non so spiegare perché mi frulla in testa questo pensiero strampalato e l'ho voluto trascrivere nel diario anche in modo così approssimativo.
Anche se forse un motivo c'è.

Questa settimana sono tornata sull'isola con un giorno di ritardo, visto che domenica scorsa non ho potuto prendere il solito traghetto pomeridiano (rimandato quindi al lunedì) perché ho suonato nello spettacolo musicale della Piccola Orchestra di Musiche dal Mondo, la mia nuova famiglia musicale da quando tre anni fa ho iniziato a seguire le prove della luminosa maestra Luigia Berti. 

Il concerto è stato un piccolo grande successo, non solo perché il testo è stato cucito dalla direttrice su vari testi musicali e poetici relativi alle isole, nella loro dimensione tanto geografica che metaforica, ma anche perché lo abbiamo portato nel cuore del SOTTOSCALA9 Circolo Arci di Latina, un'isola felice della mia città natale che stiamo cercando di salvare e rilanciare.

Il nome dello spettacolo musicale è per me molto coinvolgente: "Io non lo so se il mare finisce" 🎶
Certe volte, sull'isola, affacciata alla veranda della casetta oppure a qualche balconata naturale che si apre sulle tante cale dei dintorni, mi ritrovo a pensare che davvero il mare sembra non avere fine. È ovunque, abbraccia l'isola da ogni lato, e raggiunge l'orizzonte senza incontrare quasi nessun ostacolo. Visto da casa è un mare che non so se e dove finisce. 

È un mare che mi fa sentire sia la lontananza che la distanza: lontananza da persone, attività ed eventi che non riesco più a seguire; distanza da persone, attività ed eventi che invece riesco ancora a seguire, perché trovo e troviamo i giusti espedienti per ritrovarci. Ieri sera, per esempio, sono riprese le prove musicali per il nostro nuovo progetto artistico e sono stata così felice di poterle seguire a distanza che per una volta non mi è pesata affatto la connessione da remoto!

La musica mi è arrivata forte e chiara, vivace ed energica, così penetrante da farmi sciogliere tutti quei groppi che mi si erano bloccati in gola in questa ultima settimana, forse quella emotivamente più faticosa dall'inizio della mia permanenza sull'isola.
Ecco, la musica guarisce! Anche a distanza!


L'unico cartello che porta al Forte Papa, ma che nette in chiaro il periodo di costruzione
La fortezza vista dalla panchina della cava
L'unica porta di ingresso immette in una saletta separata dal resto della fortezza, che quindi resta impenetrabile...
Il sentiero che corre attorno alla fortezza
Una vasca ricavata nella roccia del belvedere

Nessun commento:

Posta un commento

Solo gli utenti con account Google possono inserire commenti. Grazie.