IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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03 agosto 2021

Sud Italia Kayak Tour 2021: il diario dalla foce del Tusciano a Marina di Pisciotta...

Venerdì 30 luglio 2021 – 13° giorno di viaggio
Foce del Tusciano (Salerno) – Lido di Paestum: 24 km
Sole infuocato – mare calmo

La mattina come al solito comincia molto lentamente.
Un bellissimo setter irlandese corre avanti e indietro più e più volte proprio davanti alle nostre tende e ci intrattiene per il tempo della lunga colazione.

Stamattina mi sento più vecchia del solito.
Non tanto per l’età che avanza ma per gli acciacchi che mi sono portata in vacanza: oltre alle croniche 3 protrusioni cervicali, che per il momento non sembrano intenzionate a risvegliarsi dal letargo, ho collezionato anche una fastidiosa epicondilite al gomito destro, una presunta lesione con cisti tendinea al polso sinistro ed una antipatica lesione alla caviglia sinistra. Insomma, oggi mi sento una carretta del mare. E sono più lenta e lamentosa del solito.  

Fortuna che la pagaiata è molto bella.
Il mare è calmo come uno specchio e sotto il pelo dell’acqua si intravedono decine di meduse panciute e trasparenti, splendidi esemplari di Rizosthoma Pulmo che innocue e placide ci accompagnano per ore.
La costa è bassa e lineare ma sormontata da una fitta pineta un po’ bruciacchiata ma assai rigogliosa che di tanto in tanto ospita dei campeggi molto discreti perché completamente mimetizzati tra il fitto degli alberi.

La spiaggia è libera per lunghi tratti ma attrezzata con cestini per la spazzatura e parcheggi per le auto tra le dune basse e ricoperte di gigli di mare profumatissimi. Solo di tanto in tanto compare uno stabilimento balneare ma in questo tratto di mare sono silenziosi, quasi del tutto privi di musica assordante, salvo quello in cui gli ospiti sono impegnati in una indiavolata lezione di acqua-gym. Di tutti ci colpisce il fatto che solo pochissimi ombrelloni sono aperti ed occupati e non sappiamo dire se dipenda dal fatto che siamo in un giorno infrasettimanale oppure che siamo ancora in pandemia…

Dopo 10 chilometri tondi sbarchiamo per una sosta che immaginavamo breve ma che trasformiamo subito in lunghissima: pranziamo protetti dall’ombra del nostro magico telo da spiaggia e ci facciamo anche una siesta meravigliosa cullati dal frinire ininterrotto delle cicale. Mi hanno sempre ripetuto che con la vecchiaia avrei dormito meno ma si vede che la bambina che è in me ha sempre troppo sonno.

Gli imbarchi oggi contribuiscono a farmi sentire anche rimbambita, oltre che vecchia: ogni volta le ondine che si formano sulle secche della riva diventano abbastanza irriverenti da riempirmi il pozzetto d’acqua e ogni volta mi tocca svuotare con la pompa di sentina a mano per qualche minuto. Non solo l’unica, a dire il vero, perché anche Mauro litiga con le onde ma almeno lui sfoga la frustrazione imprecando e sembra che non accusi mai la fatica…

Passiamo la foce del Sele: stavolta non c’è odore cattivo, né l’acqua cambia colore, e la spiaggia è ricoperta di tronchi giganteschi levigati dal mare e sbiancati dal sole. Era tempo che non ne vedevamo di così imponenti ed alcuni si stagliano ancora più massicci accanto ai piccoli ombrellini parasole dei rari bagnanti che si avventurano su questi lidi. A sud della foce si apre un camping di quelli in cui le roulottes sono stanziali e sulla spiaggia sono stati deposti una serie di cubi di cemento per proteggere le prime file e per evitare che le piene del fiume portino in mare casette e capanni.

Per il resto, la costa ci piace molto, soprattutto per la pineta: migliaia di pini svettano verso l’alto come tanti omini dalle cento braccia, accalcati gli uni agli altri come a sostenersi dagli assalti del vento, spelacchiati in basso ma con la chioma rigogliosa e verdissima in alto. Creano una lunghissima fascia tra la spiaggia e la strada litoranea che si intuisce oltre la pineta, quando raramente scorgiamo un’auto in transito.

Sbarchiamo per la notte poco a nord di un’altra foce, ma questo sembra più un ruscello stagionale che non un fiume vero e proprio, anche se ha un bel nome altisonante: Trabe. Abbiamo superato una fitta sequenza di stabilimenti balneari e campeggi retrostanti, che qui prendono il nome esotico di Beach Village: nessuno ha musica dal vivo, né animazione sulla spiaggia, né giochi in acqua. Nessun sembra far caso a noi tre che pian piano sistemiamo le tende, dopo un tramonto in technicolor che ci tiene per lunghi minuti con lo sguardo incollato all’orizzonte lontano…

Sabato 31 luglio 2021 – 14° giorno di viaggio
Lido di Paestum – Paradiso di Punta Licosa: 23 km
Soleggiato – Vento F4 in attenuazione con mare stato 3

Ci svegliamo presto, alle 7.30, e ci imbarchiamo tardi, alle 11.30.
Quattro ore per smontare il campo, stivare i kayak e prendere il mare. E per recarci in processione al vicino bar sulla spiaggia per consumare la nostra solita crema di caffè.
Una volta ci siamo cronometrati per stabilire quanto impieghiamo per essere operativi: 50 minuti. Ma la colazione è mortificata dai vari lavori preparatori e non c’è tempo per nessun distrazione, men che meno per la crema di caffè. E’ stata un prova unica ed irripetibile: ci piace troppo perdere tempo al mattino!

Quando siamo pronti si alza un bel vento teso che imbianca il mare di frangenti frequenti e dispettosi: avanziamo lenti verso Agropoli, puntando il suo bel faro sistemato su una grotta naturale di pietra tufacea abbellita da quattro colonnine naturali. Per passare il porto aspettiamo che transitino i grandi capitani del fine settimana, compresi i due fuoriclasse che ci tagliano la rotta proprio mentre raggiungiamo la bella statua bianca della Madonna, posizionata in modo propiziatorio sulla testa della diga foranea. Claudia procede spedita tra le onde ma ci confessa sorpresa che fa più fatica del solito: “Voi due andate piano quando il mare è calmo, ma quando c’è vento contrario siete molto più veloci! Si vede proprio che vi piace navigare nel mare mosso!” Ecco perché non ci serve andare di corsa appena svegli, tanto poi ci aiuta sempre il mare a recuperare le energie ed il tempo passato a terra. E poi, siamo pur sempre in vacanza, no?

Dopo un paio d’ore sbarchiamo per una sosta in una caletta di ciottoli ed acqua trasparente: gioiamo come bambini alla vista dei fondali perché sono i primi che riusciamo a scorgere dall’inizio del viaggio! Sulla spiaggia stretta e corta qualcuno ha eretto una bella capanna di paglia e la cala ha preso proprio questo nome: Cala Capanna. Ci accolgono due signori gentili di Salerno che ci raccontano di aver da poco iniziato a pagaiare e che ci chiedono molte informazioni sulla condizione delle acque lungo la costa campana. Si vede che il nostro entusiasmo per le acque trasparenti ha contagiato anche loro!

La crema di caffè continua a svolgere egregiamente il suo lavoro anche dopo la pausa pranzo e ci fa proseguire di buona lena fino oltre Santa Maria di Castellabate, che passiamo un po’ lontani dalla costa per avvicinarci il prima possibile a Punta Licosa. La navigazione è ancora influenzata dal vento contrario e dai frangenti che ci tengono freschi perché spesso gli spruzzi ricoprono noi ed i kayak. Ma il piacere di pagaiare in un mare finalmente diverso dal solito è impagabile!

Il faro di Punta Licosa ci guida verso la nostra meta.
Una delle cose che stamattina ci ha fatto ritardare la partenza è stato leggere il resoconto del nostro primo viaggio nel Cilento, risalente al lontano luglio del 2006. Ci è bastato poco per ritornare a quel tempo e per stabilire di volere dormire ancora sotto la pineta di Punta Licosa.
Il bel faro bianco è posizionato su un isolotto basso ed allungato che si alza tra gli scogli a poche decine di metri dalla costa: è circondato da un centinaio di imbarcazioni all’ancora tra le quali serpeggiamo per doppiare il capo.

Poco oltre si apre uno dei tratti di costa più suggestivi e seducenti dell’intero Mediterraneo. Punta Licosa è davvero strabiliante. La pineta è lussureggiante, verdissima, fittissima e profumatissima. Tra i pini silvestri si insinuano degli eucaliptus maestosi e nel sottobosco la macchia mediterranea è inestricabile. Sulla costa corre un sentiero e ogni tanto si apre una caletta di pietre levigate e scivolose. Le terrazze naturali affacciate sul mare ospitano amache e piccoli accampamenti e anche qualche improvvisata opera d’arte.

Sbarchiamo nel punto esatto in cui avevamo già fatto sosta nel 2006, contenti di onorare in tal modo il nostro viaggio di allora e l’amico che ci aveva accompagnato alla scoperta di un tale paradiso!

Domenica 1 agosto 2021 – 15° giorno di viaggio
Punta Licosa e la sua pineta: 0 km in kayak – 10 km a piedi
Sole e vento e mare mosso – fresco all’ombra!

Restiamo a terra per condizioni meteo-marine avverse!
Non proprio per questo: il mare è ingrossato dal vento ma non è del tutto impraticabile. La verità è che il luogo è magico, il primo angolo di paradiso dopo due settimane di brutture inenarrabili.
Non vogliamo andarcene.

Così trascorriamo la domenica del 15° giorno di viaggio a bighellonare all’ombra: ci svegliamo ancora più tardi del previsto, quando sono già suonate le nove, visto che i fitti rami del bosco ci proteggono a lungo dalla luce e dal sole; ci dedichiamo alle riparazioni di tutto quel che necessita di riparazione, compresi i sandali di Mauro che ormai rischiano di cadere a pezzi; ci concediamo poi delle lunghe passeggiate nel bosco, in tarda mattinata verso il faro ed in tardo pomeriggio verso il paesino di Ogliastro, ammirando ad ogni passo la maestosa bellezza di questa pineta infinita, una immensa proprietà privata di un principe che ha saputo tutelare il territorio (cosa ci tocca dire!); dopo ogni escursione ci impegniamo a preparare pranzi e cene più ricercati del solito, aggiungendo ingredienti impensati e saporiti e dando fondo alle nostre già residue scorte alimentari; soprattutto ci dedichiamo alla sopraffina arte del sonnellino post-prandiale e persino Mauro riesce ad addormentarsi sulla provvidenziale sedia sdraio che ci ha lasciato una simpatica ragazza del posto incontrata ieri allo sbarco, insieme ad un altro signore gentile che ci ha persino aiutato a tirare in secca i tre kayak: “Lasciatemela sotto quelle frasche, così la ritrovo quando ritorno in vespa”! 

Tutto è magico, compreso il lento cambio di luci e colori che anticipano la notte, piena di stelle che fanno capolino tra i rami dei pini!

Lunedì 2 agosto 2021 – 16° giorno di viaggio
Punta Licosa - Acciaroli: 13 km
Soleggiato e ventoso – mare mosso in attenuazione

Ripartiamo anche se a malincuore.
La notte è stata particolarmente calda, senza neanche un alito di vento, né in mare né tanto meno a terra. La mattina, invece, il mare è rigato da una fitta serie di cavalli bianchi, ben più frequenti e ravvicinati di quelli che ci avevano convinto a trascorrere un giorno di ozio in pineta.

Oggi però riprendiamo il mare, con la nostra solita flemma.
L’imbarco è particolarmente faticoso per via dei ciottoli scivolosi e delle onde dispettose che frangono sui bassi fondali rocciosi. Usiamo una serie di tronchi per costruire un provvisorio scivolo di alaggio così da favorire l’ingresso in acqua dei kayak. Aiutiamo Claudia a partire quando c’è un momento di calma tra i vari treni d’onde successivi, e poi noi ci districhiamo tra i frangenti e gli scogli affioranti, subito sospinti al largo da una corrente decisa che seguiamo senza esitazione.

Ci allontaniamo un poco dalla costa perché ieri Mauro ha notato che ben due barche a vela si sono incagliate tra gli scogli della punta: oggi la secca  è ben evidente per via della schiuma bianca che la ricopre e dal largo ci rendiamo conto che, con questo mare ingrossato dal vento, potremmo navigare gratis fino a Capo Palinuro. Ma il nostro è un viaggio di piacere e tagliamo solo fino al capo successivo, e poi verso Acciaroli, per continuare a sfruttare le onde di poppa. Sembra sempre di pagaiare gratis, quando il mare spinge così bene da regalare l’impressione di volare sull’acqua. 

Una barca a vela a motore ci supera lenta, chiudendoci verso la costa rocciosa e precedendoci di una buona mezz’ora nell’ingresso del porticciolo turistico di Acciaroli, dove anche noi siamo diretti perché le spiagge a nord del paese sono battute da fragorose ondate che dal largo nascondono persino gli ombrelloni colorati. E’ un ingresso curioso, segnalato da due paline luminose e da tre boe gialle di segnale speciale: c’è un’altra estesa secca che in giorni di forte vento come oggi rende il tratto di mare antistante il porto una lunga sequenza di onde spumeggianti. Ci portiamo come le altre imbarcazioni sotto la diga foranea, per virare a gomito proprio sotto la Madonnina che campeggia accanto alla luce rossa. Dentro regna una calma placida e scoviamo subito il nostro angolino di spiaggia sabbiosa all’estremità opposta della luce verde, accanto ad un’arcata di pietra che conduce alla limitrofa spiaggia di ciottoli.

Non siamo ancora certi di volere restare qui per la notte perché ci piacerebbe raggiungere Pioppi per visitare il Museo del Mare. Ma dobbiamo fare rifornimento di acqua e viveri e vogliamo anche salutare il titolare della Libreria del Porto, amico di amici: ci mettiamo allora in cerca di un ristorantino sul mare, ma visto che tra una cosa e l’altra si sono già fatte le tre del pomeriggio, “ripieghiamo” su una braceria che serve piatti da asporto a tutte le ore e che offre anche alcuni tavolini all’aperto ai pochi avventori ritardatari. Noi ordiniamo di tutto ed in poco tempo ci vengono serviti un numero di pietanze che per un momento temiamo siano eccessive ma che il momento successivo abbiamo già spazzolato: il mare mosso mette appetito. E poi qui è tutto buonissimo: melanzane al funghetto e fritte, mozzarelle in carrozza, insalata di polpi, fiori di zucca fritti ripieni di ricotta salata, tortini di patate e funghi e anche di patate e broccoli (i miei preferiti!), friggitelli strepitosi e patate al forno a volontà.

Dopo un tale pasto luculliano ci spostiamo ai tavolini del bar affianco per gustare la nostra solita crema di caffè, che qui ci viene servita in doppia razione, e per assaggiare il gelato vincitore di un concorso speciale nel 2016: la bufala pistacchiosa, un gusto davvero avvincente arricchito di scaglie di mandorle e pistacchi che ha certamente meritato quel primo premio!

Sotto la chiesa il cui campanile rintocca le cinque e mezza c’è una fontanella pubblica di acqua potabile che fa giusto al caso nostro. Dietro l’angolo invece si concentrano i vari negozietti in cui facciamo rifornimento di pane secco, biscotti, frutta, olive e formaggi. 

Chiudiamo in bellezza con una lenta visita alla Libreria del Porto e il buon Paolo Baron mi regala un interessante libricino sul paese, “Acciaroli, il tempo elastico” della scrittrice locale Rosa Bianca La Greca che inizio subito a leggere perché l’incipit è accattivante: “C’è un paese le cui case sono fatte di pietre di mare”.

In effetti, il borgo marinaro è molto pittoresco, con le case in pietra ben ristrutturate, balconcini fioriti e vicoli animati e ben tenuti. C’è sempre l’orrendo ristorante di vetro a cinque piani sul lungo mare, ricolmo di altri palazzacci, ma la marina è stata rivitalizzata ed ora, accanto alla torre e alla chiesa, si allunga un nuovo porto pieno non solo di pescherecci e motoscafi ma anche di negozietti di prodotti locali, un barbiere e la libreria di Paolo.

Il vento non accenna a calare, così decidiamo di restare a dormire ad Acciaroli, sostenuti nella scelta dagli abitanti delle case circostanti che si dimostrano oltremodo ospitali e comprensivi: il primo che si avvicina per chiederci da dove veniamo e dove andiamo, ci dice anche che qui staremo “un amore”. L’angolo che abbiamo scelto è addossato ad una parete rocciosa ricoperta di piante grasse a caduta di cui mi riempio gli occhi.

Ad un certo punto, poco prima del tramonto, si affaccia alla finestra un tale, che già ci aveva salutato con cordialità, per chiederci quand’è che montiamo le tende perché lui sta aspettando apposta per godersi lo spettacolo. Non lo facciamo attendere oltre e ci prepariamo per la notte: più fresca e più stellata dell’ultima trascorsa in pineta, senza la compagnia di cicale e di grilli, ma con lo spettacolo delle lucine dorate del porto a tenerci compagnia! Che belli questi fuori-programma di viaggio!

Martedì 3 agosto 2021 – 17° giorno di viaggio
Acciaroli – spiaggia anonima alle porte di Marina di Pisciotta: 20 km
Cielo coperto – vento variabile e mare increspato 

Oggi battiamo una serie di record!
Intanto ci mettiamo più di cinque ore a prendere il mare, svegliandoci alle 6.30 e imbarcandoci dopo le 11.30 suonate, complice la fortunata circostanza dell’ombra duratura sul nostro campo.

Poi facciamo una doppia colazione, prima accanto alle tende e poi al “solito” bar della piazzetta della marina, in compagnia del libraio Paolo amico di amici e davanti ad una superlativa brioche ripiena di gelato mandorlato all’amarena.

Dopo appena 6 chilometri scarsi sbarchiamo a Pioppi con l’intenzione di visitare il Museo del Mare, ma il giorno di chiusura settimanale è giusto il martedì: ci dedichiamo quindi alla cultura della dieta mediterranea, scovando il vicino locale dal nome intrigante “Solo Cilento”. 

Scegliamo senza attendere i consigli del simpatico e competente gestore e nell’ordine il tavolo si ricopre di alici mbuttunate, tortino di alici, alici in padella, patate e pomodorini al forno, melanzane e zucchine al forno, doppia razione del piatto migliore in assoluto: parmigiana di mulignane, che nel dialetto locale significa melanzane. Le più buone del mondo!

Svuotiamo tutte le ciotole in un batti baleno, accompagnando la degustazione prima con della buonissima birra artigianale locale di appena 7 gradi e poi con un doppio giro di tre diversi liquorini di fico, mirto e finocchietto selvatico.

Temiamo di non essere più in grado di mantenere l’equilibrio una volta risaliti in kayak, invece la fresca brezza che ora spira in direzione contraria rispetto al mattino, ci sospinge con convinzione oltre Marina di Casal Velino e Marina d’Ascea, facendoci passare sotto la bella Torre di Velia e ai piedi delle rovine di quella di Punta del Telegrafo.

L’altro record riguarda lo “sbancamento” dei posto tenda dalla miriade di ciottoli neri rigati di bianco tipici di questa spiaggia. E poi l’ultimo record: la cena a base di Viccio ripieno, un pane tipico della zona che il buon ristoratore ci ha imbottito di alici mbuttunate per Claudia e Mauro e di parmigiana di mulignane per me! La felicità è una cena pronta in riva al mare!

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