Non mi capita spesso di tenere corsi individuali.
E fino a qualche tempo fa pensavo che non fossero adeguati.
Troppa concentrazione su un solo allievo, troppo lavoro per un solo allievo, troppa fatica per entrambi, allievo ed insegnante. Pensavo anche che non avendo la possibilità di condividere l'esperienza con altri allievi, il corso sarebbe diventato stressante o alienante per quel solitario praticante del kayak da mare. Temevo che avere come unico riferimento l'insegnante avrebbe potuto rivelarsi controproducente, un modello idealizzato che si considera inarrivabile invece di un compagno esperto disposto a trasferire le proprie conoscenze...
Ci sono molte questioni aperte sui corsi individuali, dal punto di vista didattico e tecnico.
Ma lunedì ho capito una piccola grande verità: i corsi individuali sono i più adatti alle persone che li scelgono. Banalmente, i corsi individuali sono i corsi migliori per rispondere alle esigenze individuali degli allievi. Sono i corsi giusti per essere tarati sui bisogni di ogni singolo pagaiatore.
E così, mi sono cimentata con rinnovato entusiasmo con un corso individuale.
Tutto al femminile, per giunta.
Insegnante donna (io), allieva donna (Chiara), entrambe forti dell'esperienza vissuta al symposium italiano femminile di kayak "Il sorriso del mare". Chiara aveva partecipato con convinzione, era stata una delle prime ad iscriversi e durante il symposium, vincendo una timidezza che nessun'altra notava, ha anche tenuto delle interessantissime lezioni sul primo soccorso. Anche se è dovuta rientrare prima della conclusione, ha vinto la pagaia groenlandese estratta a sorte alla fine dell'evento.
Chiara ha scelto di cambiare kayak e di prendere confidenza con il nuovo scafo e... con l'acqua.
Cambiare seduta e pagaia non è cosa che capiti ogni giorno e piuttosto che arrovellarsi da sola su tecniche diverse, ha preferito trascorrere un'intera giornata sul lago a lavorare sui fondamentali.
L'obiettivo principale non era tanto affinare alcune manovre, quanto invece acquistare più sicurezza. E non è così scontato e consequenziale che la sicurezza arrivi solo dopo che abbiamo imparato a rollare il kayak, oppure quando arriviamo ad eseguire spostamenti laterali da manuale, e neanche quando si riescono a fare virate impeccabili di 90 gradi. La sicurezza si raggiunge prima con la testa, con la pancia e col suore, e solo dopo con il corpo...
Almeno noi abbiamo lavorato su questo aspetto: con risultati incoraggianti, mi pare!
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