🧭 Giovedì 2 ottobre 2025
👣 Sciopero generale: blocchiamo tutto!
⭐ Siamo l'equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla! 🇵🇸🇵🇸🇵🇸
Torno a casa un giorno prima.
Lascio l'isola per partecipare allo sciopero generale di venerdì 3 ottobre organizzato nelle mille piazze italiane.
Mi vestirò dei colori palestinesi, come ho fatto oggi per andare a scuola, pantaloni e maglia verde oliva, casacca bianca, sciarpa rossa e borsa nera.
Non avevo la kefia, ma in piazza me la porterò, la stessa che usavo nelle mie prime manifestazioni degli anni Ottanta in solidarietà col popolo palestinese: sono passati quarant'anni e mi sembra assurdo che la situazione sia peggiorata tanto da arrivare al genocidio. Intollerabile!
Ieri sera è stata bloccata la Global Sumud Flotilla, che con la sua azione pacifica ci ha restituito dignità e umanità; nella stessa sera in cui è morta Jane Goodall, l'etologa gentile che ci ha insegnato a guardare con occhi diversi i primati non umani.
Quante cose abbiamo ancora da imparare come genere umano!
Non mi sembra di dover aggiungere altro, per non distogliere la mia attenzione da questo storico evento, ma qualcosa forse vale la pena di scriverla: nel porto di Ponza sventola un'unica bandiera palestinese, ma sventola dall'inizio dell'estate e forse anche da prima, issata sul pennone della cooperativa barcaioli, quella che offre escursioni intorno all'isola a turistə di ogni dove.
E questa piccola testimonianza di solidarietà e resistenza mi ha scaldato il cuore sin da quando ho messo piede a Ponza lo scorso primo settembre, il giorno della presa di servizio nella nuova scuola. Mi ha fatto riflettere che anche in quest'isola lontana da tutto c'è un legame col resto del mondo.
Siamo solo due docenti, qui, ad avere aderito allo sciopero nazionale, ed è anche il mio primo sciopero in assoluto come dipendente statale: queste due cose assieme mi intristiscono e inorgogliscono al tempo stesso, perché mai come ora mi sento calata in una realtà scolastica complessa, entusiasmante ma anche preoccupante, e che ogni giorno di più mi pare difficile da scalfire.
Ma poi mi ricordo che l'insegnamento più importante è quello dato dall'esempio e salgo in traghetto pensando che i colori palestinesi indossati stamattina, notati da qualche studente e apprezzati da una collega che m'ha sorriso sussurrando un "ti vedo bella convinta", potrebbero aver raccontato e spiegato più di quanto immagini...
Il mare oggi è più agitato del solito e il traghetto beccheggia quel tanto da farmi temere il mal di mare (che soffro su ogni barca che non sia un kayak!).
Mi viene da pensare a quanta fatica devono aver fatto le persone a bordo delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla che hanno solcato mari ben più agitati, anche simbolicamente, e per molte miglia nautiche in più. Questa considerazione aggiunge al rispetto che già avevo maturato per loro, anche un grande senso di riconoscenza che non so esprimere meglio di così.
C'è un fenomeno naturale a cui non avevo mai prestato attenzione prima, perché mai prima m'era capitato di osservare il mare dall'alto - dall'alto della terrazza della casetta isolana, dall'alto del belvedere della Madonnina di fronte casa, dall'alto del ponte del traghetto dove cerco l'aria fresca per contenere la nausea: le nuvole si riflettono sull'acqua, e quando il mare è abbastanza calmo e la luce abbastanza forte, quelle forme dorate ed irregolari si specchiano nel blu della distesa sottostante come a voler lasciare un segno.
Un segno impalpabile ma visibile, che si stampano nelle retine della mia memoria come le immagini giunte stanotte dalla Flotilla.
Il traghetto lascia Zannone e lambisce un gruppo di berte maggiori che riposano sulla superficie di questo mare sempre più mosso e sempre più nero: quegli uccelli pelagici che adoro da sempre per il loro volo elegante e radente, così accoccolati tra le onde come a volersi prendere del tempo per ammirare il panorama, mi rimandano alla visione delle barche della flotilla che si allineano sulla rotta per Gaza, piccole navicelle cariche di umanità che hanno forzato un blocco illegale per rendere il mondo un posto migliore in cui vivere - per noi che il privilegio di vivere ancora possiamo apprezzarlo.
E con queste emozioni e questi pensieri ritorno verso casa per un fine settimana di lotta e resistenza , con l'unica certezza di non essere da sola ad essere dalla parte giusta della storia... SUMUD!
p.s. Scendo dal traghetto col sollievo di chi tocca terra dopo una traversata tribolata e... mi metto a piangere in mezzo alla strada: è occupata dal corteo per la Palestina, con bandiere e candele e tantə bimbə che ripetono gli slogan urlati nei due megafoni di testa.
Free free Palestine! Palestina libera! 🇵🇸🇵🇸🇵🇸
p.p.s. appena entro in casa, dopo un'ora di treno e un'altra mezz'ora di auto, mi precipito alla mensola del libro più doloroso che mi sia mai capitato di leggere sulla Palestina e lo sfoglio per trascrivere un passaggio: "Amal, credo che la maggior parte degli americani non ami come amiamo noi. Non è questione di inferiorità o di superiorità. Vivono in sfere sicure e superficiali, e raramente spingono le emozioni umane nelle profondità in cui viviamo noi. Vedo che sei confusa. Pensa alla paura. Quella che per noi è semplice paura per altri è terrore, perché ormai viviamo anestetizzati dai fucili che abbiamo continuamente puntati contro. E il terrore che abbiamo conosciuto è qualcosa che pochi occidentali proveranno mai. L'occupazione israeliana ci ha esposti fin da piccoli a emozioni estreme, e adesso non possiamo che sentire in maniera estrema."[Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa]
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