IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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09 ottobre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #5

🧭 Giovedì 9 ottobre 2025
👣 Quarta settimana di scuola sull'isola
⭐ Nuovi amici incontrati per la via

Vado a scuola a piedi.
Ho scelto la casetta con terrazza apposta, non solo per la commovente vista panoramica ma anche per la sorprendente vicinanza alla scuola.
Impiego 14 minuti a passo tranquillo.
Ho tempo di fermarmi a guardare le piante in fiore, ancora molto numerose in questa stagione che non sembra voler finire, a fare qualche fotografia agli angoli più nascosti dell'isola e soprattutto a fare le coccole ad una gattina tricolore che tutte le mattine si apposta sotto casa (e anche la sera, ma non sempre mi capita di uscire e di incontrarla).

La scuola in cui lavoro è ospitata in un edificio rosa in corso di ristrutturazione che accoglie le classi della primaria, delle medie e delle superiori: è molto bello entrare al suono della prima campanella con le persone più piccole, talvolta così piccole da essere persino più piccole dei loro stessi zaini carichi di libri e merendine. Quelle chiacchiere allegre riempiono l'atrio e si spargono nei corridoi comuni finché non si raccolgono composte nelle varie classi di appartenenza: l'entusiasmo di quelle piccole persone sembra smorzarsi man mano che crescono e che imparano a leggere libri, a scrivere in corsivo o a parlare lingue straniere.

Nell'ora di "buco", quella che a scuola chiamiamo così se non abbiamo lezione, approfitto dell'invitante mattinata senza vento (che ha soffiato in maniera quasi ininterrotta negli ultimi tre giorni) per perlustrare i dintorni.
Qui è pieno di vicoletti senza uscita e passaggi segreti e scalinate nascoste ed ogni occasione è buona per scoprire qualche nuovo scorcio carico di meraviglia.

L'altro giorno giù al porto ho scovato una via parallela a quella principale che si chiama Via Corridoio, perché corre così stretta tra due fila di palazzine bianche da congiungere in un unico ballatoio tutti i portoni di queste casette che sembrano fatte di marzapane.
Le cornici delle porte e delle finestre sono dipinte con tenui colori pastello, oppure viceversa le pareti sono tutte colorate e allora le cornici restano bianche; i muretti che delimitano le scalinate sono smussati e arrotondati come sulle isole greche, e ricordano che qui come lì è il vento ad essere il miglior architetto; ci sono sempre maioliche e ceramiche ad abbellire gli ingressi o i cortiletti interni, spesso carichi di piante grasse e vasi fioriti e decorazioni marinaresche, talvolta artigianali e autocostruite, che sono ovviamente le mie preferite.

Le viuzze e le scalette sono dipinte a calce e tutto quel bianco che diventa abbacinante nelle giornate di sole è invece molto rasserenante sul far della sera o quando il freddo si insinua tra le case. L'isola sembra fatta apposta per ispirare pace e tranquillità, almeno ora che siamo del tutto fuori stagione.

La frazione di Le Forna dove vivo è ancora più paciosa e tranquilla di Ponza porto, che qui chiamano in maniera definitiva soltanto Ponza (ho impiegato qualche giorno a comprendere che con Ponza non intendono l'isola intera ma soltanto il paese giù al porto - e mi sono serviti un altro paio di giorni per scoprire l'antica rivalità tra le varie contrade).
Mi diverte molto scoprire l'isola in questo modo, attraverso i racconti delle persone che la vivono tutto l'anno e ancor di più attraverso le mie piccole incursioni quotidiane.

Ieri ho fatto amicizia con un bracco.
Appena oltre il parcheggio sterrato della scuola, un sentiero altrettanto sterrato si inerpica sulla collinetta che subito digrada verso il mare: prima della biforcazione, un piccolo slargo ospita dei giochi per l'infanzia (dove sarebbe contenta di giocare anche la bambina che è in me!) e alcune panchine di legno all'ombra di giovani querce dove immagino sarà bellissimo tornare per leggere un libro.
Scelgo di svoltare verso Cala Cavone e di lasciare ad un altro momento il percorso più lungo che conduce al Forte Papa e alla vecchia miniera. 

Subito oltre un belvedere a strapiombo sul mare inizia una tortuosa scalinata intagliata nella roccia e delimitata da una precaria balaustra di legno: mentre penso che basterebbe una minima distrazione per precipitare nel vuoto senza lasciare traccia, si materializza al mio fianco un bellissimo esemplare di bracco grigio e nero, uno di quei cani da caccia con la coda tronca che sembrano sempre sul punto di scattare dietro alla preda.
Mi ricorda Jack, il setter che avevo da piccola e che sapeva ridere quand'era contento.

L'isola è piena di cani e mi è già capitato di incrociarne molti che frecciano per strada sui predellini dei motorini dei loro padroni, col muso proteso in avanti e la lingua che svolazza all'indietro, tutti così contenti di scorazzare su due ruote.
Il bracco grigio e nero si affianca e mi segue, ma sui primi scalini si blocca e inizia a mugolare, come per dirmi "no, non andare giù"!
Mi fermo a fargli qualche grattino sulla testa e a spiegargli paziente che il mare non è pericoloso, basta saperlo conoscere e rispettare. Il cane sembra capire, si siede e mi aspetta.

Scendo fino alla cala forse più angusta dell'isola, senza spiaggia e stretta intorno ad uno scoglio lavorato dalle intemperie, che protegge un paio di grotte scavate come rimessaggio per le barche da pesca, a giudicare dai vecchi tronchi dello scivolo di alaggio rimasti unici testimoni dell'antica attività. Ora la grotta è adibita, secondo la targa appesa all'ingresso, ad un più moderno deposito estivo di sdraio e ombrelloni: fatico ad immaginare dove possano trovare posto su questi scogli taglienti, ma la creatività e adattabilità isolana ormai non mi sorprende più!

Mi godo per qualche minuto il silenzio rumoroso del posto, col mare che borbotta e le canne che ondeggiano nel verde della macchia mediterranea. Un gabbiano solitario volteggia basso in questo triangolo di cielo blu e il tempo sembra dilatarsi sempre più.
Quando risalgo i 148 scalini di Cala Cavone, il bracco grigio e nero è ancora lì che mi aspetta. Per smorzare il fiatone della salita mi siedo sulla prima panchina, un vecchio rocchetto di legno trasformato in comodo sedile.
Con mia grande sorpresa, il cane si fa gatto, salta su e mi si accoccola sulle gambe, il muso proteso a cercare le mie mani e gli occhioni lucidi a implorare carezze.
Restiamo così fino al suono della campanella. In silenzio davanti al mare. Insieme ad ascoltare il piacere di condividere il piacere.

Mi torna in mente un bel libro sulle origini della cartografia: "Esistono sentieri anche in mare aperto, sui fiumi o sui laghi, come potrebbe confermarvi qualsiasi marinaio. Tranne che non sempre sono immediatamente visibili e, di conseguenza, possono apparire come una scelta: qualcosa che si costruisce attraverso il nostro stesso movimento, evocato dal nulla sull’acqua". [Sentieri sull'acqua di Sara Caputo]

Rientro a scuola scortata dal nuovo amico bracco, che dopo avere fatto il pieno di coccole e complimenti anche tra gli altri docenti, riprende trotterellando la strada della libertà. 💙

L'amico bracco 🐾
Cala Cavone vista dalla scalinata d'accedo
L'aiuola isolana 💚
La creatività delle inferriate 
Le decorazioni all'ingresso di una casa di Ponza

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