I love libraries. Since a long time. Since my middle school age.
I love libraries for the silence, the calm, the shared loneliness... for all that books on the shelves, for the confidence they infuse, for the curiosity they inspire... above all, I love libraries for that special feeling of suspended time that I feel every time I start reading a book.
So, I've spent my first day off (Trys went with her students on a river, not my ideal environment for sure!) in the library of the Bangor's University, better in the libraries, 'cause there are more than just one. Priceless refuges where I've gladly took shelter from the strong wind that wailed outside and from the homesick that slides into deep down. An insidious feeling that I'm able to look after only when I'm paddling a kayak, or I'm writing of kayak, or I'm reading about kayak!
Yesterday I was thinking about paddling a kayak!
I've found this interesting introduction from "Kayak navigation", a book written in 1987 by David Burch: " Kayak navigation is unique because kayaks are unique boats [...] The fundamentals of chart reading, compass use and speed, time anche distance reckoning are the same in a kayak as they are in the Queen Mary [...] Kayak navigation is done from the seat of the pants", meaning done in large part from careful looking and trained intuition". Simple concepts to think about.
Then I was also attracted by some books written "to bring women's sports more centrally on to the agenda, to show the importance of using gender as a fundamental category for analysis and to explore some of its complexities". I'm always curious about the relationship between sports, the body and personal identity and I've read something to wonder about: "A woman's sexual orientation is a private issue [...] but discrimination is not private issue, it is professional issue which should be a concern to all fair-minded people"...
I would be curious to know if the Italian university libraries are provided with analogous books. I would sheltered there once I come back home, so that I will be able to look after the nostalgia of Wales!
Amo le biblioteche. Da sempre. Dai tempi delle scuole medie.
Per il silenzio, la tranquillità, la solitudine condivisa... per tutti quei libri in ordine sugli scaffali,per la sicurezza che infondono, per la curiosità che ispirano... soprattutto per quello speciale sentore di tempo sospeso che mi avvolge ogni volta che mi immergo nella lettura.
E' così che ho trascorso il mio primo giorno di libera uscita (Trys porta gli studenti su un fiume di 3° grado, di certo non il mio ambiente ideale!) nella biblioteca universitaria di Bangor, anzi nelle biblioteche, al plurale perché c'è n'è ben più di una. Rifugi impagabili, dove mi sono immersa volentieri per sottrarmi al vento che ulula all'esterno e per respingere la nostalgia di casa che si intrufola nell'intimo. Sentimento insidioso che tengo a bada solo se sono in kayak, o scrivo di kayak, o leggo di kayak! Ieri ho passato la giornata pensando al kayak!
Nel manuale del 1987 scritto da David Burch sulla "Navigazione in kayak" ritrovo un'introduzione accattivante: "La navigazione in kayak è unica perché unico è il kayak. Può andare ovunque ma solo molto lentamente e grazie all'uso di elementari strumenti di navigazione. [...] La lettura della carta, l'uso della bussola e la stima di velocità, tempo e distanza sono uguali in kayak e sulla Queen Mary [...] La navigazione in kayak è istintiva, cioè fatta in larga parte di intuizioni ed attente ricerche". Sembrano continui ossimori concettuali ma mi hanno fatto riflettere a lungo...
Poi ho anche sbirciato in alcuni testi sulla presenza femminile nello sport e sullo sforzo di mostrare come la differenza di genere sia una categoria fondamentale per analizzare le complesse sfumature delle relazioni esistenti tra sport, corpo ed identità personale. Hanno attirato la mia attenzione alcuni volumi sulla discriminazione sessuale nei confronti di sportive lesbiche: "L'orientamento sessuale di una donna è una questione privata [...] ma la discriminazione non è una questione privata, è una questione professionale che dovrebbe riguardare tutte le persone obiettive". Le strategie per ridurre le discriminazione nello sport, come nella vita, sono dalla studiosa individuate, tra le altre cose, nella educazione, nella informazione e nella legislazione... Discorso lungo, che mi tocca da vicino.
Sarei curiosa di sapere se le biblioteche universitarie italiane sono rifornite di testi analoghi: mi ci rifugerei volentieri una volta tornata a casa,tanto per venire assalita dalla nostalgia del Galles!
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