Alba a Tortolì: il faro di Arbatax è ancora acceso... |
Le conchiglie sulla sabbia... lì rimaste! |
La torre di Barisardo... |
L'incontro con Francesco Muntoni di Cardedu Kayak Sardinia! |
La pittrice del ginepro alla sua tela... |
Il risveglio è un tantino traumatico perché per qualche ora stentiamo a distinguere la loro esecuzione dalla nostra sveglia!
Salutiamo il promontorio di Arbatax quando il faro è stato da poco spento e dirigiamo verso Punta Su Mastixi: i nomi dei peasini dell'Ogliastra sono curiosi, come Baunei, Triei ed Urzulei nei pressi di Lanusei e, poco più a sud, i molto sardi villaggi del Gennargentu Ulassai ed Ussassai.
Ce ne racconta la storia Francesco Muntoni di Cardedu Kayak: lo incontriamo in mare e ci lasciamo condurre dalla sua guida esperta verso una bellissima caletta dal nome ancora più curioso, Su Sirboni, che, ci spiega, vuol dire 'Il Cinghiale'. Ci narra anche delle torri spagnole e saracene disseminate a distanze regolari tra Arbatax e Cagliari: abbiamo fatto una delle nostre solite 'soste tecniche' di metà mattinata sotto quella di Barisardo, eretta sul solo sperone roccioso del lungo litorale sabbioso incoronato di pinete che corre lineare per oltre 10 km... sono ancora ben conservata nonostante gli assalti frequenti del mare, un po' abbombate e di una bella pietra rosata, con scalinate laterali e feritoie alte...
Pranziamo insieme con le leccornie di cui ci ha fatto dono: pecorino, pane fresco ed arance dolci. La bottiglia di Cannonau, invece, la stapperemo al veglione di Capodanno: in navigazione la avvolgiamo nella magliette sgargianti che pure ci ha regalato!
Questi pochi chilometri tra Perda Pera e Sferracavallo sono molto belli: le rocce di granito rosso assumono tonalità sanguigne anche quando il sole, presente tutta la mattina, si nasconde nel primo pomeriggio dietro qualche rada nuvola paffuta e bianca; poi è la volta degli scogli neri di origine vulcanica che d'improvviso fanno cambiare volto alla costa ed in alcuni punti la scogliera che sale verso la vetta del Monte Ferru (ma che bel nome, suona familiare!) è così sfrangiata e sforacchiata da sembrare una torta da poco uscita bruciacchiata dal forno.
Le sculture naturali che Francesco ci invita a riconoscere sono molto suggestive: una nonnina sarda col fazzoletto sul capo, un falchetto, un uccello tropicale, un guerriero ed una monachina in preghiera.
Ci sono un'infinità di passaggi segreti in cui la nostra guida si infila sicura, anche quando i giardini di roccia diventano dei labirinti e gli scogli affioranti sembrano impedire l'avanzata. I kayak scivolano sull'acqua cristallina che anche d'inverno assume le sfumature delle più avvincenti cartoline turistiche della Sardegna, e non siamo certo in Costa Smeralda, ma in una regione ancora poco conosciuta che merita di essere scoperta. E dal mare, ovviamente, è ancora più bella!
Francesco ci conduce in un'ultima grotta prima di salutarci e rientrare alla base: noi proseguiamo ancora un'oretta, fino al tramonto, e sbarchiamo nei pressi di un ginepro dal tronco ritorto che una pittrice è intenta a riportare sulla tela.
Il fronte nuvoloso che si alza dai monti scarica in mare i suoi lampi e la sua pioggia grigiastra: passa oltre il nostro campo, che così rimane secco ed accogliente...
È stata una gran bella giornata, trascorsa in compagnia di una gran bella persona, entusiasta ed innamorata della sua terra e del suo mare: sarà che tutti i Francesco dell'isola sono speciali e ci hanno preso in simpatia... noi ci sentiamo un po' a casa anche così lontani da casa!
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