IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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26 ottobre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #7

🧭 Domenica 26 ottobre 2025
👣 Bloccata sull'isola
⭐ Il vento forte come unica compagnia

Prima o poi doveva succedere.
La navigazione è stata sospesa a causa del maltempo.
Le previsioni annunciano onde di quattro metri, e venti di trenta nodi (Forza 7 della Scala Beaufort): la mappa del sito che consulto da sempre per bollettini accurati sulla forza del vento e sullo stato del mare è una tavolozza di colori che in una sola giornata vira dall'azzurro dei 10 nodi al verde dei 20 nodi all'arancio dei 30 nodi. 

Il traghetto non parte.
Né da Formia, né da Ponza.
I collegamenti marittimi sono cancellati per "condimeteo avverse", espressione mai così azzeccata.
Il mare si gonfia di cavalloni bianchi e tutta l'isola è avvolta da un vento di ponente che  entra in ogni cala e ogni vallata.
La pioggia arriva giovedì sera e cade per tutta la notte: il mattino di venerdì è grigio e le finestre della casetta sono rigate da gocciolone d'acqua frammiste a polvere e sabbia, graffiti naturali talmente fitti da farmi pensare che i vetri siano stati smerigliati.
Non riuscirò a pulirli mai più.

Resto sull'isola.
Dai racconti isolani immaginavo (e speravo) che accadesse più avanti, nei mesi invernali di gennaio e febbraio, quando i fenomeni meteorologici estremi sembrano più frequenti.
Ma ormai non ci sono più le mezze stagioni, signora mia, e anche se c'è ancora chi si ostina a non (voler) credere ai cambiamenti climatici, qui sull'isola mi pare ancor più evidente che il surriscaldamento globale stia sovvertendo le stagioni, le temperature e pure il mio stato d'animo.
Fa caldo come in pieno agosto, ma piove come in pieno inverno, e il vento è così forte da fare tremare le mura della casetta.
Gli ululati del vento sono così penetranti che a scuola non si riesce a sentire quel che dice la prof. e a casa devo alzare il volume della musica. Le raffiche del vento sono così violente che piegano alberi e persone, arruffano capelli e strappan via cappelli, tanto che per rientrare a casa mi sono dovuta fermare più volte in qualche angolo ridossato.

Le canne selvatiche cresciute sul bordo della strada sono piegate dal vento, tanto che i ciuffi pelosi e giallognoli arrivano a toccare terra; riscopro il piacere di ascoltare il canneto che suona al vento, anche se il rumore sordo emesso dei fusti cavi, sbatacchiati in modo così irregolare, non è poi così rilassante come quello delle campane a vento orientali, ma ricorda piuttosto quello secco e inquietante delle nacchere, come se fossero percosse in maniera furiosa da folletti del bosco dispettosi e invisibili.

Sibili, fischi e mugolii compongono la colonna sonora di questo mio fine settimana a Ponza.
Mi sento calata nel più lungo romanzo che abbia mai letto: "Un temporale che esplode sopra i tetti, i tuoni rimbalzano sulle tegole come palloni calciati dalla luna, il vento uggiola tra le imposte e strilla tra le chiome degli alberi, le travi cigolano e le voci umane si confondono nel battito martellante della grandine sui coppi e sui teloni della serra". [Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi].
C'è tutto sull'isola, manca solo la grandine.

La settimana scolastica è stata piena di impegni pomeridiani, tra consigli di classe e incontri con le colleghe di sostegno, e così recupero del tempo per me sola, facendo lunghe passeggiate di esplorazione dell'isola.
Venerdì scendo lungo una scalinata sconnessa che dalla strada principale conduce giù verso il mare, passando prima tra case bianche cinte da giardini nascosti da alte mura pure bianche, e finendo poi tra scogliere di origine vulcanica in cui sono state intagliati scalini via via sempre più stretti. 

Si arriva ad una specie di fonte naturale, una vasca ricolma di capelvenere e finocchio di mare, piantine delicate che ricoprono con un tocco di verde intenso la roccia ocra e grigia. Le scalette si interrompono sugli ultimi scogli e per raggiungere il mare è stato fissato alla parete un tirante d'acciaio, che non mi azzardo neanche ad avvicinare perché l'acqua dolce della risorgiva ha ricoperto il passaggio già impervio di uno scivoloso strato di alghe. 

Ammiro il mare dall'alto, protetta dagli spruzzi frequenti delle onde dietro una sporgenza rocciosa che affaccia su un vecchio bunker militare dell'ultima guerra: Cala dell'acqua da questa prospettiva sembra un'altra cala e resto ammirata da questo gioco di scorci incrociati - finalmente ho capito come raggiungere la scalinata interrotta che da tempo guardavo dall'altro versante della baia.
Una volta tornata sulla strada principale, provo a chiedere alla signora seduta in terrazza se la stradina ha un nome e lei mi risponde così: "Se ce l'ha, lo sanno solo le persone che ci vivono".

Sabato invece mi metto in testa di andare a fare il bagno.
Il vento è calato quel poco da quietare il mare, ma tanto Cala Gaetano che Cala Cecata, su due versanti opposti dell'isola, sono ancora imbiancate dalle onde frangenti, che si ingrossano proprio davanti agli scogli che proteggono la cala.

In realtà, Cala Gaetano della cala ha solo il nome, perché ai piedi della scalinata intagliata nella roccia, e zigzagante per 330 faticosissimi scalini irregolari, non c'è neanche un granello di sabbia, soltanto scogli ammassati alla rinfusa e lavorati dal mare e dal tempo.

Resto a godermi lo spettacolo meraviglioso e ipnotizzante del mare in burrasca, guardandomi attorno tra l'ammirato e il preoccupato perché la natura può essere tanto accogliente quanto minacciosa.
Non mi riesce di farmi il bagno, nonostante il caldo che mi avvolge non appena il sole fa capolino tra le nuvole: riproverò oggi pomeriggio, se trovo una caletta che non sia investita dalle solite raffiche, anche se per domenica è previsto un peggioramento ulteriore delle condizioni e il vento ha già ripreso a dominare l'isola, riempiendo di nuove sonorità queste mie lunghe giornate di riposo e di scoperta...

Cala Cecata di sabato mattina
La manina di Cala Cecata con i molluschi detti cornetti comuni (Osilinus turbinatus
Cala Gaetano nel sole di sabato

20 ottobre 2025

Corso di aggiornamento di tecniche e tecnici del settore marino FICT

Questo fine settimana si è svolto il primo incontro di aggiornamento di tecnici e tecniche del settore marino organizzato dalla FICT a Pedaso (Marche). 
Inizio ringraziando chi lo ha ideato, organizzato e gestito perché senza il contributo di così tante persone non sarebbe mai stato possibile vivere insieme una tale esperienza.

Sullo scivolo di alaggio di Pedaso (Marche) - scusate, ma non ricordo chi ha scattato la foto!

Sono molto contenta di essere stata coinvolta come formatrice e avevo proposto di concentrare il programma delle due giornate su alcune tematiche per me sempre molto stimolanti, specie in gruppi numerosi composti da persone preparate e motivate: insegnare ad insegnare, con particolare attenzione alle più efficaci metodologie didattiche; esercizi di equilibrio a terra ed in acqua per migliorare la capacità di conduzione del kayak da mare in totale sicurezza; giochi di coppia e di gruppo per rendere ogni manovra non solo efficace e sicura ma anche divertente; sessioni teorico-pratiche di assistenza e salvataggio, con particolare attenzione ai traini in condizione di mare formato. 
Non abbiamo avuto tempo e modo di coprire ogni argomento (alcuni spero saranno "ripescati" nel prossimo incontro perché meritano di essere ripresi e approfonditi), anche perché abbiamo iniziato l'incontro con un momento dedicato al lavoro di gruppo per raccogliere le suggestioni di tutte le persone presenti (26 in totale + 3 di assistenza in cucina!). 

Le prime foto da drone - Photo credit: Alessandro Poli

Sono state un paio d'ore molto intense che ci hanno permesso di conoscerci meglio e di evidenziare sin da subito le caratteristiche di un gruppo alquanto eterogeneo per età, genere ed esperienza in kayak, sia tecniche che didattiche.
La parola più ricorrente è stata "confronto" e così abbiamo modificato il programma per adattarlo alle nostre esigenze: abbiamo iniziato articolando il lavoro in piccoli gruppi per le sessioni teorico-pratiche del sabato, mentre la domenica, complice una giornata autunnale soleggiata, abbiamo provato a sintetizzare il programma per lavorare insieme sulle modalità di apprendimento e di insegnamento attraverso il gioco: e così gli addominali hanno lavorato più per le grandi risate che non per gli esercizi ginnici proposti.
Abbiamo anche dedicato tempo e attenzione alla restituzione dell'attività a fine giornata ed è stato molto interessante notare quanto uno stesso argomento possa essere affrontato in modo tanto variegato, approfondendo aspetti via via differenti: mi sono emozionata per la cura profusa, la profondità delle riflessioni e soprattutto l'attenzione reciproca.
Mi sono sorpresa a pensare quanto sarebbe bello organizzare incontri del genere non tutti gli anni ma piuttosto tutti i mesi!

Il gruppo al primo incontro di presentazione (chi era andato in cima alle scale?)

L'accoglienza in una struttura comune, di per sé carica di fascino e di storia, ha reso le due giornate ancora più intense e formative, perché abbiamo potuto godere non solo della reciproca compagnia ma anche di tanti momenti conviviali, durante i quali abbiamo continuato a parlare di kayak a colazione, pranzo e cena (sempre condivisa, perché abbiamo assaggiato i prodotti tipici di varie località italiane e perché abbiamo scoperto una gran quantità di belle cose a proposito di tante persone!).
Mi ha molto colpita la facilità con cui riusciamo a recuperare rapporti di amicizia rimasti sospesi nel tempo, senza che la distanza geografica influisca sull'intensità, e anche ad allacciare nuove relazioni di conoscenza e di intesa sulla base del comune interesse per il kayak d'amare!
Riporto uno dei commenti che sono fioccati nella chat, ora stracolma di foto ricordo ed emoticon "cuoriciosi": "La mia prima partecipazione a un'iniziativa della Fict è stata super positiva! Simpatia, empatia, complicità, passione, amicizia, condivisione, generosità, solidità! Ho portato tanto a casa!" (Grazie Angelo per il messaggio e grazie Alessandro per le foto dal drone!).

Gadget ricordo multicolori e auticostruiti

Chiudo con un aneddoto che rende bene il livello di fatica e di allegria con cui sto tornando a casa: stamattina sono scesa per l'ultima volta nella sala comune con la faccia ancora imbrattata di crema idratante. Mi ero scordata di spalmarla perché mentre aprivo il barattolino ho sentito un rumore sospetto di ferraglia scivolare giù per il tubo di scarico del lavandino: il mio orecchino a forma di pesciolino.
E non avevo la minima speranza di poterlo recuperare, però un tentativo lo volevo fare.
Ma solito Marco tuttofare mi guarda e mi dice: "Intanto togliti la crema dal viso e poi accompagnami a prendere la chiave inglese per smontare il collo d'oca del lavandino. E che problema c'è!"
Ed è proprio quello che meglio riassume ciò che accade ogni volta che partecipiamo ai nostri incontri di kayak: troviamo persone che con invidiabile competenza, conoscenza e abilità ci aiutano a risolvere un problema, che con la giusta dose di pazienza e comprensione trovano la maniera di restituirci serenità e fiducia, che col sorriso sulle labbra ci capiscono e sostengono, sia in acqua che a terra (e anche se ci sentiamo a terra!).
Credo che dipenda dal fatto che sappiamo di essere persone privilegiate perché possiamo condividere la stessa grande passione! Che non è solo quella per il kayak da mare, ma anche per una navigazione d'altura, non in solitaria ma in ottima compagnia!

La stella marina più bella di sempre - Photo credit: Alessandro Poli

Altre foto sulla pagina social di Alessandro Poli, che ha scattato le foto con il drone!

17 ottobre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #6

🧭 Giovedì 16 ottobre 2025
👣 Quinta settimana di scuola sull'isola
⭐ Bagni di sole e di sale

Martedì scorso ho fatto il bagno.
Il mare era calmo come una tavola, uno specchio argenteo così immoto che rifletteva il cielo azzurro, le nuvole rosate e persino il volo radente dei gabbiani.
Per due o tre giorni l'isola è rimasta sospesa in una calma quasi irreale.

Lungo il tragitto che mi porta a scuola, potevo assaporare il profumo dolce del pane appena sfornato, frammisto a quello più acido della bella di notte, che qui riempie in maniera spontanea i bordi della strada di folti cespugli ricolmi di fiori gialli e viola. 

L'aria era così ferma da non far svolazzare nemmeno un granello dal lavoro certosino e frenetico dello spazzino, che ramazza di buon mattino con una scopa di saggina (perché sull'isola usano ancora le scope di saggina!) i piccoli spiazzi nei pressi dei bidoni della raccolta differenziata (perché sull'isola non è ancora arrivato il sistema porta a porta!).

L'acqua aveva assunto una colorazione vivida ed invitante, illuminata dai raggi solari fino in profondità, con gradazioni difficili da definire ma che mi han fatto come sempre pensare ad un acquarello, carichi entrambi, acqua e pittura, di arte e di grazia. 

La cala che si apre proprio sotto la scuola, e che scorgo anche dalla veranda della casetta, mi è sembrata ancora più bella del solito, così seducente allo sguardo da indurmi a sperimentarla anche col resto del corpo.
Così, prima di uscire, ho afferrato al volo la piccola sacca del nuoto (costume, maschera e scarpette da scoglio) e finita la scuola mi sono regalata una doppia immersione nella bellezza e nella tradizione isolana, nuotando per un'oretta tra mare e storia.

Cala dell'acqua è una delle baie più rinomate dell'isola, frequentata durante la stagione estiva da una fitta schiera di turistə che si sistemano con teli e ombrelloni sulla stretta scogliera rimasta agibile ai piedi della vecchia miniera.
La struttura industriale ormai abbandonata, cadente e arrugginita, ha rappresentato per molto tempo un fiore all'occhiello per l'isola di Ponza, come testimoniano le maioliche commemorative disseminate lungo il percorso: negli anni ‘30 del Novecento, infatti, è stato individuato nella zona il primo ricco giacimento di bentonite in Italia, un minerale dalle molteplici applicazioni industriali che veniva trasportato con motovelieri alla raffineria di Gaeta. Sul fondo della baia, inoltre, giace il relitto del Kastell Luanda, una nave cargo impiegata proprio per il trasporto della bentonite, naufragata nel 1974 e da allora divenuta un’altra attrazione per gli appassionati di immersioni.

Freddolosa come sono sempre stata, non sapevo se bagnarmi solo i piedi o se spingermi oltre la scogliera semi sommersa, ma non ho saputo resistere al richiamo di un mare così carico di storia e di storie e mi sono lentamente immersa nella placida piscina naturale.
Ho potuto scorgere, adagiate sul basso fondale, solo alcune putrelle arrugginite del vecchio pontile e di certo il relitto sarà ben più affascinante: in rada, però, c'era la bettolina dell'acqua e non ho potuto esplorare granché i dintorni. Dovrò ritornare.

Pensavo che il nome della cala derivasse proprio dal fatto che qui attracca la nave dell'acqua ma, come spesso accade sull'isola, l'origine è ben più risalente nel tempo.
E così scopro da una veloce ricerca on-line che Cala dell’Acqua deve il suo nome alla presenza di una sorgente d’acqua dolce che, in epoca romana, alimentava un complesso sistema di acquedotti: "attraverso una rete di cunicoli scavati nella bentonite, l’acqua veniva raccolta e convogliata fino alla zona portuale dell’isola, rappresentando un capolavoro di ingegneria idraulica." (ViviPonza.com).

Pure il tramonto, quella sera, è stato indimenticabile, in tutto analogo a quello letto nel romanzo svedese che ho tenuto sul comodino in questi ultimi giorni: "Il sole era tramontato rosso incandescente un momento prima, ma aveva lasciato dietro di sé una scia di colore che bastava a tingere tutto il cielo [...] Nel frattempo l'acqua [...] si era trasformata in uno specchio nero, laggiù sotto le montagne scoscese; e su quel nero avanzavano striature di sangue rosso e d'oro splendente". [L'imperatore di Portugallia di Selma Lagerlöf]

Da ieri invece è tutto cambiato.
Il cielo s'è oscurato, una pesante foschia nasconde il Monte Guardia, il picco più alto dell'isola, e una grigia cortina di pioggia cancella dalla vista Palmarola e parte dell'orizzonte: mi sembra di essere sospesa su una delle pietre volanti di René Magritte. Il vento, che nella quiete delle ultime giornate sembrava essere stato per sempre allontanato dall'isola, ha ripreso a soffiare con tale violenza che in classe si sentono i suoi sinistri ululati, talmente forti da sovrastare spesso la spiegazione della lezione.

Il mare si tinge di un nero affatto rassicurante e comincio a temere che il traghetto potrebbe non partire: controllo gli avvisi sul sito della compagnia di navigazione ed in effetti per le condizioni meteorologiche sfavorevoli (riassunte in "condimeteo avverse") parte una nave diversa, quella che dicono essere più stabile. Ma deve essere anche molto più vecchia, perché i rumori che salgono dalla struttura non sono affatto confortanti: la nave dondola persino ora che è attraccata alla banchina principale del porto, non oso immaginare là fuori in mare aperto che sorte toccherà al vecchio scafo e a me povera passeggera imbarcata.

Mi avvicino desolata al gabbiotto per acquistare il biglietto: mi conforta un po' poter mostrare all'impiegato la mia nuova tesserina da pendolare, che dà diritto ad uno sconto considerevole sul prezzo di ogni tratta.
Magra consolazione.
Il cielo si chiude attorno al porto e nasconde sia Zannone che Gavi, il piccolo isolotto quasi attaccato all'estremità dell'isola: la pioggia è così fitta che la visuale è assai ridotta e le goccioline leggere "azzuppaviddrano", come direbbe il mai dimenticato Camilleri, fluttuano in ogni direzione e per il forte vento corrono così orizzontali da dare l'impressione che il mondo stia per capovolgersi.

Non vorrei proprio lasciare il molo, ma ho preso un giorno di permesso a scuola per partecipare ad un corso di aggiornamento sul kayak da mare della Federazione Italiana Canoa Turistica in quel di Pedaso, ridente cittadina della costiera marchigiana, e ogni spostamento dall'isola richiede almeno una giornata di viaggio: quindi, se voglio arrivare in tempo a destinazione, devo per forza affrontare oggi le tre ore di questa traversata movimentata.

Avrei voluto finire di scrivere questa paginetta di diario sul traghetto, ma non mi riesce di tenere a bada la nausea da naupatia (termine che ho appena scoperto e che nobilita questo senso di vulnerabilità che da sempre mi assale quando metto piede su un'imbarcazione che non sia un kayak da mare!).
Ricorro allora al rimedio per me infallibile e più volte testato, quello che mi mette in pace con la coscienza e mi fa dimenticare il cigolio dell'oblò sotto cui mi sono seduta e che emette su ogni cavallone uno stridore preoccupante, tipo TraTraTTra-StraTTaTTTra. Dormo. 

Mi addormento reclinata sullo zaino e anche se all'arrivo mi sveglio con un leggero torcicollo, saltello giù dal traghetto con la felicità bambina di poter finalmente toccare terra!

Cala dell'acqua in una bella giornata di sole
Cala dell'acqua in una giornata di pioggia 
La bentonite (sula sinistra) e alcune strutture (sulla destra) della vecchia miniera
La scogliera lavorata di Cala dell'acqua 
La manina di Cala dell'acqua 

09 ottobre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #5

🧭 Giovedì 9 ottobre 2025
👣 Quarta settimana di scuola sull'isola
⭐ Nuovi amici incontrati per la via

Vado a scuola a piedi.
Ho scelto la casetta con terrazza apposta, non solo per la commovente vista panoramica ma anche per la sorprendente vicinanza alla scuola.
Impiego 14 minuti a passo tranquillo.
Ho tempo di fermarmi a guardare le piante in fiore, ancora molto numerose in questa stagione che non sembra voler finire, a fare qualche fotografia agli angoli più nascosti dell'isola e soprattutto a fare le coccole ad una gattina tricolore che tutte le mattine si apposta sotto casa (e anche la sera, ma non sempre mi capita di uscire e di incontrarla).

La scuola in cui lavoro è ospitata in un edificio rosa in corso di ristrutturazione che accoglie le classi della primaria, delle medie e delle superiori: è molto bello entrare al suono della prima campanella con le persone più piccole, talvolta così piccole da essere persino più piccole dei loro stessi zaini carichi di libri e merendine. Quelle chiacchiere allegre riempiono l'atrio e si spargono nei corridoi comuni finché non si raccolgono composte nelle varie classi di appartenenza: l'entusiasmo di quelle piccole persone sembra smorzarsi man mano che crescono e che imparano a leggere libri, a scrivere in corsivo o a parlare lingue straniere.

Nell'ora di "buco", quella che a scuola chiamiamo così se non abbiamo lezione, approfitto dell'invitante mattinata senza vento (che ha soffiato in maniera quasi ininterrotta negli ultimi tre giorni) per perlustrare i dintorni.
Qui è pieno di vicoletti senza uscita e passaggi segreti e scalinate nascoste ed ogni occasione è buona per scoprire qualche nuovo scorcio carico di meraviglia.

L'altro giorno giù al porto ho scovato una via parallela a quella principale che si chiama Via Corridoio, perché corre così stretta tra due fila di palazzine bianche da congiungere in un unico ballatoio tutti i portoni di queste casette che sembrano fatte di marzapane.
Le cornici delle porte e delle finestre sono dipinte con tenui colori pastello, oppure viceversa le pareti sono tutte colorate e allora le cornici restano bianche; i muretti che delimitano le scalinate sono smussati e arrotondati come sulle isole greche, e ricordano che qui come lì è il vento ad essere il miglior architetto; ci sono sempre maioliche e ceramiche ad abbellire gli ingressi o i cortiletti interni, spesso carichi di piante grasse e vasi fioriti e decorazioni marinaresche, talvolta artigianali e autocostruite, che sono ovviamente le mie preferite.

Le viuzze e le scalette sono dipinte a calce e tutto quel bianco che diventa abbacinante nelle giornate di sole è invece molto rasserenante sul far della sera o quando il freddo si insinua tra le case. L'isola sembra fatta apposta per ispirare pace e tranquillità, almeno ora che siamo del tutto fuori stagione.

La frazione di Le Forna dove vivo è ancora più paciosa e tranquilla di Ponza porto, che qui chiamano in maniera definitiva soltanto Ponza (ho impiegato qualche giorno a comprendere che con Ponza non intendono l'isola intera ma soltanto il paese giù al porto - e mi sono serviti un altro paio di giorni per scoprire l'antica rivalità tra le varie contrade).
Mi diverte molto scoprire l'isola in questo modo, attraverso i racconti delle persone che la vivono tutto l'anno e ancor di più attraverso le mie piccole incursioni quotidiane.

Ieri ho fatto amicizia con un bracco.
Appena oltre il parcheggio sterrato della scuola, un sentiero altrettanto sterrato si inerpica sulla collinetta che subito digrada verso il mare: prima della biforcazione, un piccolo slargo ospita dei giochi per l'infanzia (dove sarebbe contenta di giocare anche la bambina che è in me!) e alcune panchine di legno all'ombra di giovani querce dove immagino sarà bellissimo tornare per leggere un libro.
Scelgo di svoltare verso Cala Cavone e di lasciare ad un altro momento il percorso più lungo che conduce al Forte Papa e alla vecchia miniera. 

Subito oltre un belvedere a strapiombo sul mare inizia una tortuosa scalinata intagliata nella roccia e delimitata da una precaria balaustra di legno: mentre penso che basterebbe una minima distrazione per precipitare nel vuoto senza lasciare traccia, si materializza al mio fianco un bellissimo esemplare di bracco grigio e nero, uno di quei cani da caccia con la coda tronca che sembrano sempre sul punto di scattare dietro alla preda.
Mi ricorda Jack, il setter che avevo da piccola e che sapeva ridere quand'era contento.

L'isola è piena di cani e mi è già capitato di incrociarne molti che frecciano per strada sui predellini dei motorini dei loro padroni, col muso proteso in avanti e la lingua che svolazza all'indietro, tutti così contenti di scorazzare su due ruote.
Il bracco grigio e nero si affianca e mi segue, ma sui primi scalini si blocca e inizia a mugolare, come per dirmi "no, non andare giù"!
Mi fermo a fargli qualche grattino sulla testa e a spiegargli paziente che il mare non è pericoloso, basta saperlo conoscere e rispettare. Il cane sembra capire, si siede e mi aspetta.

Scendo fino alla cala forse più angusta dell'isola, senza spiaggia e stretta intorno ad uno scoglio lavorato dalle intemperie, che protegge un paio di grotte scavate come rimessaggio per le barche da pesca, a giudicare dai vecchi tronchi dello scivolo di alaggio rimasti unici testimoni dell'antica attività. Ora la grotta è adibita, secondo la targa appesa all'ingresso, ad un più moderno deposito estivo di sdraio e ombrelloni: fatico ad immaginare dove possano trovare posto su questi scogli taglienti, ma la creatività e adattabilità isolana ormai non mi sorprende più!

Mi godo per qualche minuto il silenzio rumoroso del posto, col mare che borbotta e le canne che ondeggiano nel verde della macchia mediterranea. Un gabbiano solitario volteggia basso in questo triangolo di cielo blu e il tempo sembra dilatarsi sempre più.
Quando risalgo i 148 scalini di Cala Cavone, il bracco grigio e nero è ancora lì che mi aspetta. Per smorzare il fiatone della salita mi siedo sulla prima panchina, un vecchio rocchetto di legno trasformato in comodo sedile.
Con mia grande sorpresa, il cane si fa gatto, salta su e mi si accoccola sulle gambe, il muso proteso a cercare le mie mani e gli occhioni lucidi a implorare carezze.
Restiamo così fino al suono della campanella. In silenzio davanti al mare. Insieme ad ascoltare il piacere di condividere il piacere.

Mi torna in mente un bel libro sulle origini della cartografia: "Esistono sentieri anche in mare aperto, sui fiumi o sui laghi, come potrebbe confermarvi qualsiasi marinaio. Tranne che non sempre sono immediatamente visibili e, di conseguenza, possono apparire come una scelta: qualcosa che si costruisce attraverso il nostro stesso movimento, evocato dal nulla sull’acqua". [Sentieri sull'acqua di Sara Caputo]

Rientro a scuola scortata dal nuovo amico bracco, che dopo avere fatto il pieno di coccole e complimenti anche tra gli altri docenti, riprende trotterellando la strada della libertà. 💙

L'amico bracco 🐾
Cala Cavone vista dalla scalinata d'accedo
L'aiuola isolana 💚
La creatività delle inferriate 
Le decorazioni all'ingresso di una casa di Ponza

02 ottobre 2025

Il sostegno dell'isola - diario scombinato di un'insegnante in trasferta a Ponza 💙 #4

🧭 Giovedì 2 ottobre 2025
👣 Sciopero generale: blocchiamo tutto!
⭐ Siamo l'equipaggio di terra della Global Sumud Flotilla! 🇵🇸🇵🇸🇵🇸

Torno a casa un giorno prima.
Lascio l'isola per partecipare allo sciopero generale di venerdì 3 ottobre organizzato nelle mille piazze italiane.
Mi vestirò dei colori palestinesi, come ho fatto oggi per andare a scuola, pantaloni e maglia verde oliva, casacca bianca, sciarpa rossa e borsa nera.
Non avevo la kefia, ma in piazza me la porterò, la stessa che usavo nelle mie prime manifestazioni degli anni Ottanta in solidarietà col popolo palestinese: sono passati quarant'anni e mi sembra assurdo che la situazione sia peggiorata tanto da arrivare al genocidio. Intollerabile!

Ieri sera è stata bloccata la Global Sumud Flotilla, che con la sua azione pacifica ci ha restituito dignità e umanità; nella stessa sera in cui è morta Jane Goodall, l'etologa gentile che ci ha insegnato a guardare con occhi diversi i primati non umani.
Quante cose abbiamo ancora da imparare come genere umano!

Non mi sembra di dover aggiungere altro, per non distogliere la mia attenzione da questo storico evento, ma qualcosa forse vale la pena di scriverla: nel porto di Ponza sventola un'unica bandiera palestinese, ma sventola dall'inizio dell'estate e forse anche da prima, issata sul pennone della cooperativa barcaioli, quella che offre escursioni intorno all'isola a turistə di ogni dove. 

E questa piccola testimonianza di solidarietà e resistenza mi ha scaldato il cuore sin da quando ho messo piede a Ponza lo scorso primo settembre, il giorno della presa di servizio nella nuova scuola. Mi ha fatto riflettere che anche in quest'isola lontana da tutto c'è un legame col resto del mondo. 

Siamo solo due docenti, qui, ad avere aderito allo sciopero nazionale, ed è anche il mio primo sciopero in assoluto come dipendente statale: queste due cose assieme mi intristiscono e inorgogliscono al tempo stesso, perché mai come ora mi sento calata in una realtà scolastica complessa, entusiasmante ma anche preoccupante, e che ogni giorno di più mi pare difficile da scalfire.

Ma poi mi ricordo che l'insegnamento più importante è quello dato dall'esempio e salgo in traghetto pensando che i colori palestinesi indossati stamattina, notati da qualche studente e apprezzati da una collega che m'ha sorriso sussurrando un "ti vedo bella convinta", potrebbero aver raccontato e spiegato più di quanto immagini...

Il mare oggi è più agitato del solito e il traghetto beccheggia quel tanto da farmi temere il mal di mare (che soffro su ogni barca che non sia un kayak!).
Mi viene da pensare a quanta fatica devono aver fatto le persone a bordo delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla che hanno solcato mari ben più agitati, anche simbolicamente, e per molte miglia nautiche in più. Questa considerazione aggiunge al rispetto che già avevo maturato per loro, anche un grande senso di riconoscenza che non so esprimere meglio di così.

C'è un fenomeno naturale a cui non avevo mai prestato attenzione prima, perché mai prima m'era capitato di osservare il mare dall'alto - dall'alto della terrazza della casetta isolana, dall'alto del belvedere della Madonnina di fronte casa, dall'alto del ponte del traghetto dove cerco l'aria fresca per contenere la nausea: le nuvole si riflettono sull'acqua, e quando il mare è abbastanza calmo e la luce abbastanza forte, quelle forme dorate ed irregolari si specchiano nel blu della distesa sottostante come a voler lasciare un segno.
Un segno impalpabile ma visibile, che si stampano nelle retine della mia memoria come le immagini giunte stanotte dalla Flotilla.

Il traghetto lascia Zannone e lambisce un gruppo di berte maggiori che riposano sulla superficie di questo mare sempre più mosso e sempre più nero: quegli uccelli pelagici che adoro da sempre per il loro volo elegante e radente, così accoccolati tra le onde come a volersi prendere del tempo per ammirare il panorama, mi rimandano alla visione delle barche della flotilla che si allineano sulla rotta per Gaza, piccole navicelle cariche di umanità che hanno forzato un blocco illegale per rendere il mondo un posto migliore in cui vivere - per noi che il privilegio di vivere ancora possiamo apprezzarlo.

E con queste emozioni e questi pensieri ritorno verso casa per un fine settimana di lotta e resistenza , con l'unica certezza di non essere da sola ad essere dalla parte giusta della storia...  SUMUD!

p.s. Scendo dal traghetto col sollievo di chi tocca terra dopo una traversata tribolata e... mi metto a piangere in mezzo alla strada: è occupata dal corteo per la Palestina, con bandiere e candele e tantə bimbə che ripetono gli slogan urlati nei due megafoni di testa.
Free free Palestine! Palestina libera! 🇵🇸🇵🇸🇵🇸

p.p.s. appena entro in casa, dopo un'ora di treno e un'altra mezz'ora di auto, mi precipito alla mensola del libro più doloroso che mi sia mai capitato di leggere sulla Palestina e lo sfoglio per trascrivere un passaggio: "Amal, credo che la maggior parte degli americani non ami come amiamo noi. Non è questione di inferiorità o di superiorità. Vivono in sfere sicure e superficiali, e raramente spingono le emozioni umane nelle profondità in cui viviamo noi. Vedo che sei confusa. Pensa alla paura. Quella che per noi è semplice paura per altri è terrore, perché ormai viviamo anestetizzati dai fucili che abbiamo continuamente puntati contro. E il terrore che abbiamo conosciuto è qualcosa che pochi occidentali proveranno mai. L'occupazione israeliana ci ha esposti fin da piccoli a emozioni estreme, e adesso non possiamo che sentire in maniera estrema."[Ogni mattina a Jenin di Susan Abulhawa]
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Formia - 2 ottobre 2025!
Jane Goodall e Greta Thunberg: generazioni di donne stra-ordinarie! 💜 
Una delle mattonelle commemorative di Ponza
Lelio Basso, socialista antifascista
Una panchina ricavata dal timone di una barca...