IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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25 dicembre 2013

Sardegna: Cala Ginepro di Orosei - Caletta di Osalla (21 km)

Lo spettacolo dell'alba a Cala Ginepro!
In attesa della colazione di Natale
Leccornie di viaggio...
Sbarco in surf  sul litorale di Osalla...
Regali di Natale!
La sveglia non ne vuole sapere di suonare all'ora stabilita e son già tre giorni che sciopera. Stamattina però ci siamo svegliati al momento giusto, poco prima che il cielo sopra i kayak si riempisse di lingue infuocate...
Siamo rimasti a lungo in ammirazione della meraviglia natalizia e poco dopo, quando lo spettacolo stava ormai per volgere al termine, ci siamo decisi a far la festa al pandoro: viaggia con noi da Olbia e un paio di punte si sono un po' ammaccate, però rende onore alla tavola imbandita per la colazione: torrone, frutta fresca, frutta secca, fettine di zenzero zuccherato, biscottini col miele, cioccolato... il mirto fatto in casa sarà meglio consumarlo per Capodanno!
L'imbarco di oggi è faticoso quanto lo sbarco di ieri, ma almeno i muli da soma si sono ben rifocillati e quasi non avvertono il chilo di posidonia infilatosi a tradimento sotto tientibene ed elastici.
La risacca violenta che sentivamo durante la notte proviene dallo sperone roccioso che chiude a nord la nostra bella cala per un giorno.
Le previsioni non sbagliano quasi più e ce ne rendiamo conto subito: il cielo si copre di nuvole dense, alcune sfrangiate come una tenda polverosa, ed il mare si riempie di cavalli bianchi, alcuni lanciati al galoppo.
I kayak saltellano tra le onde e per un lungo tratto non guardiamo altro che le volute bizzarre dell'acqua all'intorno.
Pagaiamo in silenzio, urlando solo la conta dei chilometri percorsi: pochi!
Punta Nera sembra inarrivabile, ma speriamo di poter sbarcare oltre il suo basso promontorio costellato di scogli nerastri... sembra quasi che le onde lanciate sulle secche formino un tappeto di lana grezza, bianco ed arruffato come quelli tipici sardi, cardati, intrecciati e lavorati a mano (ne avevo uno in cameretta da piccola, chissà che fine ha fatto!).
Santa Maria di Orosei, invece, è nascosta dietro una fitta serie di cavalloni impazziti che frangono sul basso fondale in maniera sempre più aggressiva man mano che guadagnano la riva. Insomma, di tentare lo sbarco non se ne parla: anche a raggiungere incolumi la spiaggia, senza rotolare insieme ai frangenti come le pallette di alghe fanno sulla battigia, non avremmo modo di riprendere la navigazione.
Saltiamo il pranzo e proseguiamo di buona lena lungo il bel litorale sabbioso sormontato da una folta pineta.
Giochiamo ai quattro cantoni con le onde di un paio di metri: ora che abbiamo virato un poco all'interno del vasto Golfo di Orosei, quelle che prima affrontavamo a muso duro, talvolta al mascone, adesso ce le ritroviamo imperturbabili al traverso. Pagaiamo a velocità variabile, per lasciarne una a poppa ed evitare che quella in arrivo si rovesci sulla prua, aspettiamo di leggere il mare prima di decidere cosa fare, se attendere un'altra sfuriata oppure agganciare il cavallone seguente...
È tutto un saliscendi che ci tiene impegnati per un altro paio d'ore, finché non intravediamo una lunga diga foranea che sulle prime non capiamo a cosa serva: sarà lunga 200 metri, larga oltre 50, protesa in mare nella stessa identica direzione dalla quale provengono i marosi... non sembra un porto, anche se ha un faro in testa, perché non ha luci di ingresso, non chiude un'insenatura né protegge chissà che...
Andiamo oltre, tanto il vento che nel frattempo s'è alzato anche da terra fa arricciolare all'inverso la cresta dei frangenti e la costa scompare dietro un velo d'acqua nebulizzata: facciamo un'intensa cura di iodio, questo è sicuro, ma intravediamo solo le casupole lontane di Orosei adagiate sull'altipiano ed una lunga cava di marmo che apre la collina come una ferita.
Dopo un po' ecco apparire un secondo molo: la sua posizione è leggermente diversa e la linea della costa è un po' più arcuata, quindi là davanti a quella pineta potremo forse finalmente toccar terra...
Capiamo anche che quelle astruse gettate di massi in mare nascondono in realtà due bei porticcioli da diporto, ma senza nessuno scivolo e con un ingresso non segnalato ed aperto a sud, certamente per proteggere le barchette dei pescatori locali dal vento dominante di Maestrale, ma oggi, con questo bel vento di Ostro, assolutamente impenetrabili.
Sbarchiamo fuori dal porto, a ridosso della massicciata, aspettando di capire come si comportano le onde.
Sbarco da manuale, in surf tra i frangenti, che si intrufolano nel pozzetto di Mauro e stappano la bottiglia d'acqua fissata sul fondo del kayak... i muli da soma tornano in servizio, più provati che mai, perché tirare in secca due kayak carichi e coi pozzetti pieni non è cosa da poco!
A fine giornata mi concedo un momento di relax e 'creo' un alberello natalizio in miniatura per festeggiare le nostre 5 ore di navigazione ininterrotta in un mare stato 4 con vento forza 3... un gran bel Natale, no?!?


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