IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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29 luglio 2021

Sud Italia Kayak Tour 2021: il diario da Castellammare alla foce del Tusciano (Salerno)

Lunedì 26 luglio 2021 – 9° giorno di viaggio
Castellammare di Stabia – Marina di Puolo: 19 km
Cielo coperto e foschia estesa – mare calmo con qualche increspatura

Ci svegliano i fuochi d’artificio.
La signora Carmela vicina di spiaggia ci spiega che sono i fuochi di Sant’Anna: un tempo la cerimonia era grande e suntuosa e coinvolgeva l’intera città, ora invece per la pandemia ogni parrocchia celebra una messa che termina con i fuochi d’artificio. Fuochi d’artificio in ogni parrocchia. Ecco perché già da ieri notte ne abbiamo visti e sentiti a ripetizione, vicini e lontani, tutti molto più lunghi, elaborati e colorati di quelli che ci hanno sparato sulle tende a Bagnoli! 

Anche noi festeggiamo la ricorrenza fermandoci in città a fare la spesa.
Ci infiliamo prima in un bar per il rito della crema di caffè: quella che ci servono oggi è la più buona e creativa sin ora mai assaggiata, con tanto di caramello, croccantino e bottoni colorati di cioccolato di guarnizione!

Dobbiamo cercare un materassino nuovo anche per Mauro.
Sembra infatti che si stia rompendo tutto quel che si può rompere: i sandali di Mauro si sono scuciti quando eravamo ancora al primo scivolo di alaggio nel porticciolo di Terracina e sono stati recuperati con la colla neoprene; le fascette del paraspruzzi che Mauro ha modificato per sostenere il GPS si sono spezzate l’altro ieri e sono state riparate con del nastro americano; una vite del seggiolino di Mauro ha ceduto d’un tratto alcuni giorni fa, prontamente sostituita con una di ricambio del kit di riparazione; una metà del mio pannello solare pieghevole non dà più segni di vita e al momento non sembra ci sia una soluzione praticabile; anche l’ultimo dei quattro materassini da campeggio (due in uso e due di riserva) non tiene più nonostante le ripetute riparazioni effettuate da Mauro. 

Compriamo quindi pane, biscotti ed un materassino giallo oro: torniamo ai kayak con dei pezzi di pizza da asporto, due panini imbottiti ed una ricca porzione di zucchine alla scapece. Il pranzo all’ombra delle palmette del lungomare dura così più del solito, complice la strategica vicinanza della fontanella d’acqua dolce.

Partiamo alla scoperta della Costiera Sorrentina quando sono ormai suonate le due del pomeriggio. Forse è la foschia che tutto avvolge, forse il cielo plumbeo che schiaccia il paesaggio, forse il mare piatto color mercurio ma… quella che doveva essere la costa delle meraviglie si palesa come la costa delle storture: gli stabilimenti balneari sono ricavati su precarie palafitte incastrate nelle barriere frangiflutti; le vecchie strutture delle cave sono state trasformate in alberghi e ristoranti ma non hanno perso la vecchia aura mortifera di pietra e cemento; gli alberghi si accalcano in maniera disordinata sulla cima delle pareti strapiombanti e regalano dal mare un spettacolo tutt’altro che da cartolina.
Forse dobbiamo rivedere la nostra idea che la terra vista dal mare è sempre più bella? 

C’è un passaggio segreto sotto un arco roccioso, ci sono le piscine naturali stranamente deserte, ci sono le grotte scavate ad arte nel tufo, con scalinatelle che un tempo si arrampicavano fin sul paese in una serie di zig-zag impressionanti.
Ma ci sono anche le strade incombenti che scendono al mare, da Vico Equense, da Meta e da Sorrento. Ci sono poi una serie di yatch che sostano poco al largo e che hanno tutti non meno di cinque piani, tranne quello orribile dotato di elicottero.

Sbarchiamo per una breve sosta carica di chiacchiere e risate sulle nostre precedenti esperienze di viaggi in kayak nella piccola spiaggia libera di Marina d’Aequa. Claudia rientra dalla passeggiata di esplorazione con un’espressione perplessa: il cartello all’ingresso recita che la spiaggia pubblica è riservata esclusivamente ai residenti con obbligo di prenotazione. Ci spostiamo.
Il secondo ed ultimo porto di Sorrento ci lascia alquanto interdetti perché l’imboccatura è disseminata di pali d’ormeggio dotati di anelli circolari arancioni tutti in completo stato di abbandono, soltanto uno utilizzato da un bel veliero d’epoca. 

Ci lasciamo alle spalle motoscafi grandi e piccoli, aliscafi grandi e piccoli, traghetti grandi e piccoli e puntiamo i Bagni della Regina Giovanna: qui sì che ci rifacciamo gli occhi! Entriamo nella grande piscina naturale interna ed osserviamo con i nasi all’in su i resti delle volte e delle pareti della villa romana che occupava l’intero promontorio. E’ uno dei luoghi più conosciuti e frequentati della costiera, anche se è uno dei più scomodi da raggiungere per via di un sentiero impervio che si nasconde tra la macchia. A quest’ora della sera, ormai le sette suonate, non c’è che una comitiva di ragazzi tedeschi impegnati a fare i tuffi dagli archi della villa e qualche turista già pronto a percorrere il sentiero al contrario. Noi ci attardiamo qualche minuto tra le testoline in acqua per apprezzare la magia di un luogo davvero unico.

Poco oltre si apre la baietta di Marina di Puolo e sappiamo di doverci cercare un posticino per la notte. Lo troviamo oltre i ruderi di una vecchia cava, chiedendo al posteggiatore ufficiale del parcheggio retrostante il bagno dagli ombrelloni blu (tutti già rigorosamente chiusi) di poter passare la notte sui ciottoli bianchi della caletta. Nessun problema, basta liberarla presto, alle sei del mattino. Accettiamo la sfida!

Martedì 27 luglio 2021 – 10° giorno di viaggio
Marina di Puolo – Spiaggia libera di fronte a Li Galli: 22 km
Sereno – mare mosso dai millemila motoscafi

Puntiamo la sveglia per rispettare l’accordo.
Alle sei siamo già operativi e alle sette abbiamo già smontato tutto.
Poi però tra una chiacchiera, una passeggiata ed una crema di caffè ci imbarchiamo alle dieci già suonate. Qui oltre alla talassoterapia praticano anche la salassoterapia: la crema di caffè, nello specifico, era piccola la metà rispetto a quella di Castellammare, senza il caramello, il croccantino ed i bottoni di cioccolato, e ci è costata quasi il doppio!

Tra un’onda e l’altra sollevata dai numerosi traghetti che incrociano al largo e che scatenano l’inferno sulle spiagge della costa, riusciamo ad imbarcarci senza riportare danni a persone e cose (specie intorno a noi, visto che gli ancora poco numerosi bagnanti del mattino si sono accalcati giusto attorno ai nostri tre kayak!). Sul capo si rincorrono centinaia di motoscafi di vario tipo, tutti dotati di motori assai rumorosi e puzzolenti: molto virano verso la Costiera Amalfitana, molti altri invece proseguono verso Capri, rendendo lo stretto uno dei più trafficati del golfo.
Claudia pronuncia poche parole ma significative: “certo in kayak non ci si sente soli, soltanto molto piccoli!”   

Doppiata Punta Campanella torniamo finalmente a sentire le cicale!
La riserva naturale sembra avere sortito gli effetti sperati e nella grande baia non transitano che un paio di motoscafi, forse ignari dei divieti vigenti. Nella piccola spiaggetta ai piedi della vecchia cava ci sono già alcuni ombrelloni colorati e non sembra esserci posto sufficiente anche per i nostri kayak. Ricordo ancora bene il primo raduno a cui ho partecipato proprio in questa zona: ero affascinata tanto dalla costa quanto dai partecipanti, ognuno con un racconto o un aneddoto che attiravano la mia attenzione e suscitavano la mia ammirazione. Se mi sono appassionata tanto al kayak è anche grazie a queste indelebili esperienze di giusto vent’anni addietro. 

Proseguiamo verso Marina del Cantone per scoprire che la costa è stata completamente privatizzata: non c’è modo di sbarcare perché la fitta sequenza di ombrelloni è interrotta solo da qualche ristorante su palafitte e da un paio di canali navigabili, pensati ed usati però solo dai barcaioli locali che fanno la spola tra i vari motoscafi ormeggiati in rada. E’ una giostra di barche di varie dimensioni, di kayak a noleggio, sit-on-top e stand-up-paddle, di materassini gonfiabili, di unicorni e paperelle fin giù ai liberi nuotatori appesi alle boe gialle che delimitano la zona balenare. Non c’è però neanche l’ombra di uno spazio libero sulla spiaggia.
Ripariamo quindi sotto la struttura portante dell’ultimo ristorante della baia. All’ombra. Da soli!

Oltre la ressa della baia si apre un tratto di costa magnifico, disseminata di scalette intagliate nella roccia con corrimano di corda che salgono irregolari a delle casette mimetizzate nella macchia mediterranea e circondate da orti terrazzati ancora ben curati. I picchi montuosi raggiungono altezze considerevoli e da lassù scendono in mare dei canaloni scavati dall’acqua piovana che nella stagione invernale sono percorsi da ruscelli gorgoglianti. Ci si aspetterebbe di trovare un triangolino di sabbia o ciottoli alla base di ciascun canyon ma invece l’ultimo salto delle cascatelle ora in secca è alto un paio di metri sul livello del mare: anche qui non c’è modo di sbarcare.

Proseguiamo con lo sguardo sempre rivolto all’insù e con gli occhi pieni del verde dei pini e delle macchie colorate di qualche oleandro sperduto nella boscaglia rigogliosa e profumata. Di fronte al gruppetto di tre scogli privati e abitati de Li Galli scorgiamo una spiaggia che sempre perfetta per una seconda sosta. E che si trasforma subito nel nostro campo per la notte perché è molto bella, ma anche molto vuota, senza quasi nessuno né in mare né a terra. Approfittiamo dell’ora calda, appena le quattro del pomeriggio, per farci il primo shampoo dall’inizio del viaggio, per riordinare la cambusa e per giocare con le pietre…

Alcune raffiche dispettose si alzano proprio quando iniziamo a montare le tende ma in tre riusciamo facilmente a vincere le intemperanze del vento. Ci sdraiamo sui materassini nuovi che c’è ancora luce e gioiamo al solo pensiero di non dover puntare nessuna sveglia!

Mercoledì 28 luglio 2021 – 11° giorno di viaggio
Spiaggia di Tordigliano – Spiaggia del Cavallo Morto: 22 km
Soleggiato – mare calmo nonostante i motoscafi

La notte più calda del viaggio: i ciottoli rilasciano lentamente il calore che di giorno li infuoca e ci è sembrato di dormire in un forno a micro-onde!
Il risveglio è quindi più lento del solito ma stranamente alle 10 siamo già in kayak: il mare è ancora libero dalle turbolenze dei motoscafi e possiamo costeggiare senza doverci continuamente guardare le spalle.
La costa è ricamata da torrette rocciose che impreziosiscono le creste dei valloni e che scendono verso il mare come mura merlate di un castello.

Il paese di Positano è senza dubbio il più caratteristico e suggestivo dell’intera costiera e meriterebbe anche una sosta, se solo fosse possibile sbarcare: ma la spiaggia libera è giusto un triangolino schiacciato sotto la scogliera e non c’è più un centimetro disponibile per tirare in secca i kayak. Il resto della costa è occupato dalle discese private delle ville sul mare, da scalette di cemento intagliate negli scogli o costruite sopra gli scogli, con una sequenza davvero impressionante di piccole terrazze adatte ad ospitare un paio di ombrelloni al massimo.

Proseguiamo verso Furore ma già l’ingresso nel fiordo ci richiede mille manovre per evitare bagnanti e tuffatori: trovare un posto per i kayak sembra impresa disperata e vana ma proprio quando stiamo per rinunciare scorgiamo una strisciolina vuota proprio sotto la parete strapiombante. Non del tutto libera, in effetti, perché ci sono disseminate le ciabatte di tutti coloro che lasciano il sole per trovare refrigerio in acqua. Noi restiamo all’ombra, giusto il tempo di mangiare uno dei provvidenziali fruttini di mele cotogne fatti in casa dal Mammut, preparati con tanta cura durante l’inverno proprio per i nostri viaggi estivi!

Riusciamo a fare una pausa pranzo vera e propria, con tanto di panzanella e pisolino all’ombra, solo più avanti e solo perché la caletta è disseminata di massoni caduti in tempi diversi dalla parete sovrastante. Non vorremo però approfittare troppo della buona sorte e riprendiamo la navigazione dopo un’oretta scarsa.

Poco oltre ci infiliamo sotto un bell’arco naturale che si apre su acque limpide e verdi: lo scriviamo perché l’acqua di questo mare in questi giorni sembra più un minestrone di alghe filamentose con scaglie di plastica e grattugiata di polistirolo che non il solito mare pulito di cui avevo memoria (forse perché pagaiavo in costiera solo in inverno!)

Amalfi è un porto trafficato e ci colpisce che tutti i gozzi riadattati alle visite guidate della costiera raccontino la storia degli alberghi più rinomati e lussuosi della zona invece delle altre mille meraviglie del luogo. A partire, per esempio, dagli impareggiabili terrazzamenti di vigne, limoni e aranci che in questa stagione ricoprono i versanti dei monti di un bel verde lucente che mette allegria. Mauro è l’unico di noi tre che continua imperterrito a borbottare per il troppo… troppo tutto, secondo lui: troppo rumore, troppo tanfo, troppo traffico, troppo cemento, troppo casino!

Minori la passiamo un po’ al largo, sia per contenere l’assalto della nostalgia per le lunghe domeniche passate a nuotare sotto la torre, sia per evitare di costeggiare il brutto lungomare di Maiori, soffocato da alberghi moderni che stonano col resto dell’architettura tipica della costiera.
Evitiamo di entrare in una bella grotta perché è appena uscito un barcone di turisti e, memori delle esperienze di altri viaggi in altri luoghi, non vogliamo intossicarci coi suoi fumi di scarico, ancora più concentrati sotto la volta dell’antro scuro…

Poco oltre, però, scoviamo la spiaggia dei nostri sogni: ampia, libera e deserta. Sbarchiamo anche se è presto e per un paio d’ore ci dedichiamo alla nostra attività preferita: il dolce far niente.
Quando finalmente l’ombra invade la caletta ci prepariamo per la cena e per la notte: fa talmente tanto caldo che ci sembra di essere su una graticola ed aspettiamo che rinfreschi sdraiati accanto alle tende a rimirare le luci della costa che si accendono pian piano come un presepe d’altri tempi. E’ la prima notte che riusciamo anche a guardare le stelle perché prima giocavano a sfavore tanto la foschia quanto la stanchezza…

Giovedì 29 luglio 2021 – 12° giorno di viaggio
Spiaggia del Cavallo Morto – Foce del Tusciano (Salerno): 26 km
Sole infuocato – mare calmo

Ci svegliano i clacson degli autobus che percorrono la strada costiera proprio sopra le nostre tende e che ad ogni curva avvisano le auto che viaggiano in senso contrario di rallentare per lasciarli passare.
Claudia è come al solito la prima a smontare la tenda, a fare colazione e a prendere il mare: ci precede di una buona mezz’ora per andare a visitare la grotta che ieri era occupata dai motoscafi e che stamattina trova occupata solo dai bagnanti.
Proseguiamo insieme lungo una costa molto bella, piena di grotte e di torri diroccate, sormontata da pinnacoli rocciosi che creano scenografie naturali davvero impressionanti. 

Doppiamo Capo d’Orso incuriositi dal suo faro inverso, il primo che ci sia mai capitato di incontrare: un cucciolo di faro, basso e tracagnotto, che invece di stare sulla sommità è stato sormontato da una costruzione a tre piani intonacata di rosso, che svetta sulla scogliera ben più alta della luce del faro. Ci ricorderemo di questo capo omonimo del ben più famoso capo sardo anche per un’altra curiosità: un magnifico soffione che riesce a creare giochi d’acqua e spruzzi anche oggi che il mare è piatto ma gonfiato di tanto in tanto dall’onda lunga dei traghetti in transito.

Speravamo di sbarcare nel pittoresco borgo marinaro di Erchie per il nostro solito rito della crema di caffè ma la spiaggia libera è come sempre ricolma di ombrelloni e bagnanti: siamo costretti a passare oltre e appena dietro la torre del paese riconosco la caletta dove ho tenuto alcuni corsi di kayak diversi anni addietro.

All’ingresso del porticciolo di Cetara staziona una chiatta rosso smagliante che sta lavorando alla sistemazione della diga foranea: resterei ore a guardarla ma dopo un po’ solleva i lunghi pali di ancoraggio e si dirige verso il porto di Salerno per fare rifornimento di altri massi.
Anche Cetara è sovraffollata ma sotto il ponte del vecchio scarico dismesso troviamo un posto adatto allo sbarco. Scopriamo subito che oggi alle 10.30 (mancata di un soffio!) si inaugurava la nuova condotta sotterranea per la depurazione delle acque reflue del paese, scaricate non più in mare (!) ma nel depuratore di Salerno! Fotografo di proposito il manifesto comunale perché non sappiamo se gioire dell’iniziativa o disperare per il ritardo con cui è attuata…

La fontanella di acqua dolce nella piazzetta del porto, il corso animato di negozietti e caffè e soprattutto la pizza d’asporto ci convincono a restare anche per la pausa pranzo. Peccato che per la pizza d’asporto si debba attendere un’era geologica! Quando torno ai kayak con le pizze trovo alcuni amici kayaker di vecchia data che hanno interrotto la loro pagaiata giornaliera per fermarsi a salutarci: calorosi come sempre!
Le tre striminzite creme di caffè non reggono in alcun modo il confronto con quelle strabilianti di Castellammare e lasciamo Cetara un po’ abbattuti.

Tagliamo al largo sia Vietri sul Mare che il porto di Salerno: anche qui delle chiatte enormi sono impegnate nei lavori di rifacimento dell’ingresso ed il clangore dei bracci meccanici ci accompagna a lungo nella nostra solitaria navigazione verso sud.
Finalmente siamo fuori dalla ressa di motoscafi e aliscafi e traghetti: possiamo goderci il mare forza olio e i salti acrobatici di alcuni pesci di dimensioni notevoli e dal dorso verde smeraldo. Caliamo le lenze con la speranza di procurarci una cena diversa dal solito ma le ultime due ore di pagaiata non sortiscono l’effetto sperato.

Il litorale sabbioso che da Salerno scende verso Agropoli è occupato da stabilimenti balneari che ci colpiscono per l’elevato numero di ombrelloni e per la musica stranamente decontestualizzata che esce dalle casse (da La Donna Cannone a Gig Robot d’acciaio).
Oltre la foce del Fiume Tusciano la spiaggia di sabbia e ciottoli è appena stata spianata dall'escavatore che adesso è impegnato a scavare la foce per addrizzarla (!): speriamo non vada avanti tutta notte, perché dopo il tramonto è ancora lì.
Le zanzare stasera non ci danno tregua e la cappa di umidità cala sulla notte ben prima che si accendano in cielo le stelle…

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