IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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22 luglio 2021

Sud Italia Kayak Tour 2021: il diario da Terracina a Capo Miseno

Domenica 18 luglio 2021 – 1° giorno di viaggio
Terracina – Salto di Fondi: 3 km
Sereno variabile, brezza leggera SW

Partiti! Finalmente in mare!
Dopo giorni di preparativi ed imprevisti, siamo pronti per un nuovo viaggio in kayak: da Latina al Gargano, oppure dove arriviamo!

Non abbiamo un obiettivo prestabilito, solo il desiderio a lungo covato di pagaiare lungo le coste dell’Italia meridionale, alla scoperta degli angoli più nascosti e suggestivi, preferibilmente lontani dalle solite rotte turistiche.

Per le prime settimane ci accompagna Claudia, un’amica di lunga data di Cagliari con cui abbiamo già pagaiato a Minorca, in Sardegna ed in vari altri raduni italiani nel corso degli ultimi anni: festeggiamo così nel miglior modo possibile la sua meritata pensione anticipata!

Il nostro amico Carlo ci accompagna all’imbarco a Terracina e riporta la Mauromobile a casa prima di sera. Doveva trattarsi di un impegno di un paio d’ore ma quando arriva noi siamo già in ritardo di un paio d’ore. Usciamo di casa in pieno pomeriggio, mentre comincia a piovere e tutti pensiamo alla stessa cosa: viaggio bagnato, viaggio fortunato!

Il povero Carlo si sobbarca anche un’inaspettata sfacchinata per spostare i kayak dallo scivolo di alaggio del porticciolo turistico alla vicina spiaggia attrezzata: un disguido con la Guardia Costiera ci costa qualche inutile discussione ed un lungo pellegrinaggio avanti e indietro con l’unico carrellino disponibile (quello che per sicurezza lasciamo sempre in auto).

Tra una cosa e l’altra, prendiamo il mare poco prima del tramonto e raggiungiamo la spiaggia libera più vicina in meno di mezz’ora.
Montiamo le tende all’imbrunire e ci addormentiamo al suono della risacca che non sono ancora scoccate le dieci di sera…

Lunedì 19 luglio 2021 – 2° giorno di viaggio
Salto di Fondi – Spiaggia dell’Arenauta: 30 km
Sereno variabile – bava di vento

I proprietari della villetta davanti alla quale abbiamo montato il nostro primo campo ci salutano sorridenti. Il mattino ha l’oro in bocca ma noi siamo pigrissimi ed impieghiamo molto tempo per smontare e ripartire.

Ci aspetta il percorso inverso di ieri: torniamo al punto di partenza per cercare una sacca dimenticata sul molo, di cui però non c’è traccia.
Quando ci rimettiamo in marcia sono scoccate le undici e cominciamo già ad avvertire la fame. Costeggiamo al largo e sbarchiamo per la pausa pranzo in una spiaggetta riparata dove schiacchiamo anche un bel pisolino. 

Ci godiamo la vista dal mare di Sperlonga, un paesino di casette bianche affastellate sulla scogliera rocciosa allungata verso una fortezza solitaria.
Poco oltre scorgiamo le alte recinzioni arrugginite del parco archeologico della Grotta di Tiberio, un’antica villa romana voluta dall’imperatore come residenza fuori città. Questo tratto di costa, denominato anche Lido di Ulisse, è uno dei più suggestivi del litorale laziale, puntellato di torri e grotte e insenature mirabili. Peccato per l’eccessiva antropizzazione, neanche troppo nascosta tra la lussureggiante macchia mediterranea: dal mare si vedono ville mastodontiche con terrazze gittanti e vetrate giganti e piscine incredibili, alcune ricavate direttamente sulla scogliera naturale con colate di cemento tutt’altro che naturali.

Piove mentre visitiamo la “grotta dalle cento stalattiti” ma smette appena usciamo dalle sue oscurità. Per trovare un triangolino di spiaggia libera dobbiamo raggiungere l’Arenauta, famosa per la sua duna alta e dorata che nasconde una grotta poco conosciuta.

Mentre cuciniamo si avvicina un ragazzo incuriosito dai kayak e dalla scritta sulla fiancata: ci racconta di essere in viaggio da solo da Ravenna al Salento e in pochi minuti ci ricopre di domande. Quando iniziano i fuochi d’artificio, l’unica a mettere la testa fuori dalla tenda è Claudia: io li guardo con un occhio solo e Mauro dorme già della grossa…

Martedì 20 luglio 2021 – 3° giorno di viaggio
Spiaggia dell’Arenauta – Foce del Garigliano: 30 km
Sereno variabile – brezza tesa SW in rinforzo nel pomeriggio

Dopo dieci ore filate di sonno profondo, ci concediamo un risveglio lento e tranquillo all’ombra delle parete rocciosa. I rumori della strada litoranea non arrivano fino al mare e tutto è coperto dal suono della risacca. Ripartiamo quando arrivano in spiaggia i primi bagnanti.

Raggiungere Gaeta in kayak è spettacolare!
Prima la montagna spaccata con i turisti che salutano dall’alto, poi i bastioni delle sue numerose fortezze, poi il faro del primo porto turistico ed il paese merlato di campanili e terrazzi fioriti. La cattedrale attira la nostra attenzione per tutto il tempo che impiegano le lance della Guardia di Finanza a rientrare alla base. 

Saltiamo al largo il porto militare ed il porto commerciale, accanto al quale delle lance antincendio iniziano l’esercitazione sparando in mare dei fiotti d’acqua altissimi e altamente scenografici.
Ci rifugiamo in una caletta deserta che capiamo troppo tardi essere privatissima: ma restiamo solo un’oretta e la signora sembra comprensiva, anche se non risponde al nostro saluto di buongiorno.

Al porto di Formia escono in stretta sequenza il traghetto pomeridiano per le Isole Ponziane, due motoscafi e tre gruppi di derive in allenamento, e poi arriva finalmente il nostro turno di attraversare la bocca di porto.

Puntiamo il bel promontorio del parco naturale di Gianola e Scauri e dopo aver scorto tra la bassa macchia profumata la torre, le cisterne ed i resti di mura decorate con l’opus reticolatum, ci concediamo una sosta nella vecchie piscine romane. C’è un sentiero ad anello che si inoltra tra i boschetti di sugherete e che Claudia è l’unica ad avere la forza e la voglia di perlustrare. Io gioco con una setterina allegra che riporta tutti i legnetti che le lancio nell’acqua bassa e bollente, mentre Mauro che ha iniziato il viaggio senza le sue inseparabili sigarette comincia a dare i primi segni di insofferenza.

Ripartiamo prima che inizi ad esternare a voce alta i suoi pensieri più reconditi e raggiungiamo speranzose la Spiaggia dei Sassolini sotto l’ultima torre di avvistamento: ma la spiaggia è occupata per intero dagli ombrelloni di un resort costruito a pochi passi dal mare.

Tagliamo al largo l’ultimo tratto di costa laziale e sbarchiamo a sud della foce del fiume Garigliano, che segna il confine con la Campania: c’è una lunga fila di pini bruciacchiati dal fuoco e dal vento, in un tratto mozzati dalla furia di una tromba d’aria, che sormontano una lingua di sabbia chiara ricoperta di tronchi levigati ed accatastati in maniera casuale ma artistica. Troviamo il nostro spazio e proteggiamo le poppe dei kayak con alcuni tronchi perché la sabbia è segnata dalle impronte recenti di pneumatici di un fuori-strada fuori-luogo. 

Il vento ha rinforzato fino ad imbiancare il mare di onde spumeggianti e per la prima volta tirantiamo la tenda: è la stessa cimetta rossa che abbiamo ripescato in mare lungo le Isole Cicladi prima di una temporale indimenticabile che avevamo chiamato “la tempesta perfetta”. Le cime funzionano ancora alla perfezione e la tenda resiste agli ultimi strattoni del vento, che come sempre rinforza prima di calare al tramonto. Le folate sono gelide e l’acqua è ghiacciata: la doccia stasera la facciamo in spiaggia, accanto alla tenda, con qualche goccia d’acqua dolce.
Poi ci accoccoliamo sulla sabbia per cucinare e chiacchierare.
Anche stanotte ci sono i fuochi d’artificio.
Anche stanotte l’unica a vederli è Claudia.

Mercoledì 21 luglio 2021 – 4° giorno di viaggio
Foce del Garigliano – Foce del Volturno: 27 km
Sereno variabile – brezza tesa SW in rinforzo nel pomeriggio

Si fa fatica a lasciare questo posto ricolmo di legnetti e conchigliette.
Ce la prendiamo ancora più comoda del nostro solito comodo.
La mattinata in mare trascorre lenta e guardiamo più l’orizzonte aperto che la terraferma: sul litorale si susseguono senza soluzione di continuità gli stabilimenti balneari e nei brevi tratti di spiaggia libera gli ombrelloni sono talmente affastellati da non lasciare alcuna possibilità di sbarco.

La distesa di cerchietti colorati si dirada solo oltre Baia Domizia e riusciamo a ricavarci un triangolino di sabbia accanto ad un bagno attrezzato: chiediamo al bagnino se l’acqua dolce è potabile e lui ci risponde che non è ancora morto nessuno! Riempiamo le bottiglie vuote e ripartiamo.

Oltre Mondragone sbarchiamo per un doppio gelato ed una birretta per l’Uomo di Ferro e poi affrontiamo l’ultimo tratto di costa con una certa inquietudine: non tanto per il vento che anche oggi rigonfia il mare, ma per le costruzioni sulla riva che dal mare sono state mangiate o danneggiate. 

Il paese di Castelvolturno sembra bombardato e per proteggere le ultime casette ancora intatte hanno realizzato delle barriere frangiflutti che il mare ha puntualmente distrutto, riportando in mare i massi in ordine sparso: per segnalare gli scogli affioranti hanno quindi costruito qua e là dei tetrapodi di cemento che i gabbiani hanno ricoperto di guano e le onde adesso ricoprono di schiuma. Sono segnalamenti marittimi tutt’altro che funzionali e alquanto “creativi” che ci guidano fino oltre la foce del fiume Volturno.

La spiaggia dell’Oasi naturale dei Variconi è ancora più bella di quella scovata alla foce del Garigliano. I tronchi qui sono ben più imponenti e lo stagno retrodunale è pieno di uccelli limicoli: una beccaccia di mare ci dà il benvenuto ed uno stormo di gabbiani si alza in volo come per lasciarci campo libero. 

Il tramonto si infuoca dietro le ultime nubi sparse. Pioviggina mentre montiamo le tende ma smette appena iniziamo a cucinare.
Fuochi d’artificio anche stasera: li vediamo perché facciamo un po’ più tardi del solito per scrivere queste breve impressioni di viaggio.

Giovedì 22 luglio 2021 – 5° giorno di viaggio
Foce del Volturno – Spiaggia Verde: 35 km
Sereno variabile – brezza tesa in rinforzo nel pomeriggio

Risveglio lentissimo, col sole che sorge da dietro i monti lontani e pian piano illumina tutti i tronchi accatastati alla rinfusa intorno alle nostre tende.

Oggi ci tocca una tappa forzata di mero trasferimento.
Il litorale è basso, lineare e sabbioso, con un accenno di duna che in molti tratti è stata letteralmente sbancata per costruirci sopra case di ogni tipo: a due o tre piani, ma anche condomini da 10 o 13 piani, in serie da 9 e circondati da alberghi mastodontici, alcuni orami abbandonati o distrutti. 

Il Villaggio Coppola è l’esaltazione dell’abusivismo edilizio degli anni 70 ed 80, durante i quali la costa è stata lottizzata e devastata.
Anche gli stabilimenti balneari qui sono diroccati: ad uno aperto ne seguono altri abbandonati, distrutti o in via di rifacimento.
Mauro si infuria: dopo oltre 40.000 km pagaiati, questo è il tratto di costa in assoluto più brutto mai visitato, con l’acqua più maleodorante che mai abbiamo incontrato.

Facciamo una sosta lampo e proseguiamo guardando in lontananza i profili nascosti dalla foschia di Ischia e Procida. L’isolotto di San Martino si staglia tra Monte di Procida e l’isola di Procida e sembra una nave all’ancora con tanto di camino: attira a lungo la nostra attenzione, fino a quando non capiamo che si tratta dei resti di una torretta dell’antica cava di tufo. Poco a poco compare anche Monte di Procida ed il nostro morale migliora con il migliorare del panorama. Commettiamo solo l’errore madornale di sbarcare per un nano secondo accanto allo scolo all’aria aperta di non so quale paese dell’entroterra: l’acqua da verde marcio diventa marrone scuro e l’odore è davvero indescrivibile! Ci sembra di pagaiare in una fossa biologica!

Poi finalmente raggiungiamo il porto turistico di Monte di Procida e tutta la nostra attenzione è catturata dal traffico marittimo. Che aumenta man mano che ci avviciniamo a Capo Miseno: mai passare il faro alle sei del pomeriggio, quando rientrano tutti i motonauti dalla gita giornaliera. Appena sbarchiamo alla Spiaggetta Verde il mare si placa e cala il silenzio tipico del tramonto: qualche verso di gabbiano, il cinguettio di sottofondo dei rondoni, la risacca del mare sulla battigia ed il rumore familiare e piacevole dei sassolini che rotolano sotto i piedi…

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