Il rumore dei passi sui ciottoli levigati è identico a quello degli scarponi sulla neve.
Lo scopro solo dopo aver issato con fatica i due kayak sul morbido tappeto verde che circonda il faro.
La sera è ancora giovane e posso concedermi una breve escursione lungo le dune: la bassa marea le fa sembrare ancora più estese. La giornata è stata stranamente calda, quasi soffocante nelle mute stagne. Il prato soffice e appena scompigliato dal vento è punteggiato di tante lumachine gialle rigate di marrone, piccole macchie di colore sotto un cielo che volge al cenere e spegne insieme alla luce anche l'emozione della prima giornata di navigazione...
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Ready to start! |
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Nigel Dennis mi ha gentilmente messo a disposizione un Greenlander! |
Siamo partiti a metà mattinata da Porth Dafarch, una delle spiagge che meglio conosciamo dell'isola di Anglesey: è stata la prima spiaggia dalla quale mi sono imbarcata 6 anni or sono per il primo corso di
incident managment del rinomato symposium internazionale organizzato da Nigel Dennis... ero spaesata e capivo poco l'inglese mescolato al gallese e alle altre decine di lingue europee parlate, anzi urlate tra le onde, da quel centinaio di assatanati del kayak da mare... col tempo, tornando tutti gli anni sugli stessi lidi, mi sono scoperta più assatanata di loro!
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Appena fuori da Porth Dafarch... |
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Rock hoping intorno a Trearddur Bay |
Siamo stati molto fortunati, Trenk ed io: non solo a conoscerci, sei anni fa, e neanche a condividere tutte le esperienze formative offerte dalla BCU (dalle 3 alle 5 stelle, dal primo al terzo livello Coach, tutti i corsi e gli esami insieme, tutti!). Siamo stati molto fortunati a trovare un tempo tanto benevolo negli unici quattro giorni liberi che avevamo a disposizione per tentare di completare il periplo dell'isola di Anglesey. Non ci potevamo credere: alla partenza più di qualcuno era scettico, nonostante le buone previsioni meteo, perché in tanti avevano dovuto rinunciare prima di noi per il repentino cambio di condizioni del mare... All'arrivo, invece, in molti si sono complimentati per la piccola impresa ed alcuni erano anche benevolmente gelosi per non essere ancora riusciti a pagaiare intorno alla loro isola natia: strani scherzi del destino.
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Prima sosta sulla spiaggia di ciottoli policromi di Porth Trecastell |
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Le uova di gattuccio si intrecciano alle alghe ed insieme vengono spiaggiate con l'alta marea... |
Ci ha molto emozionato tornare a distanza di anni nelle baie dove abbiamo seguito corsi e sostenuto esami: ho riconosciuto la baia dove ho eseguito i rolling più freddi della mia carriera per l'esame 3 stelle, la grotta dove ho salvato un incauto pagaiatore durante l'esame 4 stelle, gli scogli taglienti dove ho dovuto issare il kayak per la prova di sbarco sulle rocce dell'esame 5 stelle. Ogni momento la pagaia rimescola i ricordi, come lo stuzzicadenti di un cocktail in cui si fondono passato e presente...
La spiaggia di Porth Trecastell ci accoglie per la sosta pranzo e mi riserva i primi tesori di viaggio!
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Una breve escursione alla bella torre di Llanddwyn Island... |
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... ed il panorama che si gode dalla sommità del promontorio! |
Il mare è una tavola argentata. Non c'è un alito di vento. La torre bianca di Llanddwyn Island svetta sui bassi fondali che preannuciano l'ingresso del Menai Strait. E' una splendida serata. Si alza il vento solo quando tramonta il sole. Abbiamo cenato con una (in)decente pasta alla bolognese e la tenda ci accoglie nel suo tepore appena profumato dell'inconfondibile aroma del neoprene umido. Ci addormentiamo dopo le solite chiacchiere anglofone: spesso non servono parole per rinsaldare un così buon rapporto amicale!
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Il campo della prima notte sotto il lilliput-faro di Abermenai Point, all'ingresso meridionale del Menai Strait. |
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Le famose Swellies, poche isolette isolate tra i due ponti sul Menai Strait |
La mattina dopo ci svegliamo con la prima marea entrante. La velocità di crociera sale a 16 km orari e sfrecciamo nello stretto senza nessun sforzo. In meno di due ore copriamo oltre 20 chilometri. Possiamo anche permetterci il lusso di giocare un poco con i gorghi creati dalla corrente nei pressi delle isoline tra i due ponti sullo stretto. E' un luogo un po' magico, visto e rivisto nei tanti filmati virali che invadono il ciberspazio: tutti quei kayak che sembrano volare sulle onde statiche prodotte dalle correnti di marea e tutti quei sorrisi a 32 denti che si aprono sui volti dei canoisti che qui si dilettano a surfare in ogni modo, specie nelle giornate di luna piena, quando gli effetti sono amplificati dall'attrazione planetaria. Capisco una volta di più che il mare è amico e compagno di giochi...
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Tempo per un'escursione a piedi nel centro di Beaumarais |
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Appena concluso il periplo della piccola Puffin Island risaliamo la corrente per riportarci lungo costa... |
Ma il mare può anche essere avversario temibile. Mai sfidarlo, solo assecondarlo.
Sbarchiamo per una lunga sosta ristoratrice poco dopo il lungo New Pier di Bangor, nella sonnolenta cittadina di Beaumarais incoronata da un castello medioevale. Le stradine sembrano rivolte tutte al mare ed anche perdendosi tra i vicoli pieni di vetrine ci si ritrova dopo pochi passi di nuovo di fronte al mare. Dobbiamo tergiversare in attesa della nuova corrente favorevole e ci rifugiamo in una sala da te tutta pizzi e merletti. Scopriamo anche che proprio di fronte si trova, un po' sbilenca ma perfettamente integra, la prima casa inglese, datata 1600, ora sede, per ironia della sorte, di una moderna agenzia immobiliare.
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La spiaggia più luuuuunga del mondo! |
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Colazione sulla spiaggia più luuuuunga del mondo, ormai scomparsa sotto la marea crescente! |
Procediamo all'ora stabilita verso Puffin Island ma dei piccoli e buffissimi puffin non c'è nemmeno l'ombra. Solo tante alche, schierate come battaglioni sulle fessure delle scogliere, con quel manto bianco e nero che le rende riconoscibilissime. Una colonia di foche riposa sugli scogli piatti oltre il capo e non sembra minimamente infastidita dal nostro passaggio: gli esemplari più grandi si lasciano fotografare mentre i piccoli dal manto più chiaro si tuffano in acqua come per capire meglio a quale specie appartengono i nostri due kayak. Presto ci lasciamo alle spalle il bel faro a fasce orizzontali bianche e nere che segnala la punta nord-orientale dell'isola e ci dirigiamo verso l'ampia baia di Benllech...dove scoviamo la spiaggia più lunga di sempre!
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La fabbrica abbandonata di Porth Wen |
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I tesori nascosti di Cemlyn Bay, nel fango della bassa marea |
Paghiamo uno sproposito per montare la tenda in campeggio, ma non abbiamo alternative. Ci concediamo il lusso di una doccia calda e di una lunga asciugatura del sacco a pelo andato in ammollo durante la notte. La mattina ci godiamo una lenta colazione sotto una pioggerella timida che non infastidisce nessuno. Aspettiamo la marea crescente per non dover trascinare nuovamente i kayak per centinai di metri: sarà il mare a venire da noi, stavolta. Salutiamo la schiera di conigli selvatici che fa capolino tra i camper di lusso ancora tutti vuoti e facciamo rotta verso Cemlyn Bay, facendo tappa a Bul Bay e a Porth Wen per ammirare la vecchia fabbrica di mattoni (o di ferro, non l'abbiamo capito) che abbellisce l'ampia cala a mezza luna.
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La targa commemorativa di Cemlyn Bay per la prima imbarcazione di salvataggio varata ad Anglesey |
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Rotta sulle Skerries... invisibili perchè tutte a babordo! |
L'ultimo giorno di navigazione riusciamo a coronare un vecchio sogno: raggiungere le Isole Skerries usando i segnali cardinali al largo della piccola West Mouse Island per tracciare la rotta. Transit, lo chiamano gli inglesi, ed è un bel gioco che insegnano durante il corso 5 stelle. Si vola sulla corrente, trasportati dalle onde verso il largo, un occhio alla bussola per correggere la deriva ed un altro alle isole che si avvicinano ad ogni pagaiata. E' un modo diverso di pagaiare: non si punta la prua alla destinazione, ma si scivola di lato, si naviga come per raggiungere un luogo diverso all'orizzonte, quasi voltando le spalle alla meta prescelta. Solo alla fine si possono virare le prue verso l'isola, solo dopo che le correnti di marea si sono scatenate e poi placate, solo quando i calcoli preventivi hanno dimostrato di essere corretti.
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Selfie alle Skerries! |
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Non ce l'avrei mai fatto senza la compagnia di Trenk!!! |
Una visita al faro ci conduce lungo lo stesso sentiero impervio che si arrampica su per la scogliera. Ci siamo già saliti altre volte, negli anni passati, ma mai da soli. Stavolta è diverso: siamo stati i comandanti delle nostre navi, i soli responsabili del nostro destino. E' una sensazione nuova, strana e bella.
Ce la raccontiamo per una buona mezz'ora, fino a quando la corrente non ci richiama in mare.
L'ultima traversata verso South Stack, al largo del porto trafficato di Holyhead, sempre di sbieco sulle onde per assecondare le intemperanze del mare. Pagaiamo in perfetta linea retta, in silenzio e solitudine.
Dopo oltre 140 chilometri, placidamente coperti in 4 giorni di navigazione, facciamo rientro al punto di partenza... incontriamo subito Renè, il nostro amico estone, e ci prepariamo a vivere con lui una nuova grande avventura: il Symposium Internazionale di Anglesey!