IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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25 giugno 2016

Speciale Newsletter: Cicladi kayak tour 2016!

Una newsletter speciale per annunciare il nostro primo lungo viaggio estivo in kayak alle Isole Cicladi!


Potete seguire il nostro viaggio in kayak sul blog dedicato: cicladikayaktour2016.blogspot.com. Stay tuned!

18 giugno 2016

Cicladi Kayak Tour 2016

Il 17 giugno è l'ultimo giorno di lavoro di Mauro: finalmente è arrivata la pensione!
Per festeggiare, il 18 giugno partiamo alla volta delle Isole Cicladi della Grecia.
Un viaggio in kayak di 3000 km per scoprire il fascino di queste isole da sogno: il nostro programma prevede di partire da Atene, pagaiare verso sud fino a Capo Sounion, poi traversare sulla prima isola e da lì circumnavigare tutte le Isole Cicladi. Con l'aiuto del forte vento di Meltemi, vorremmo scoprire prima le occidentali da Kea fin giù a Milos, Folegandros e Santorini, con una puntatina alla piccola isola di Anafi, e poi le orientali, risalendo dalle Piccole Cicladi fino a Mikonos, Tinos e Andros. In campeggio nautico e senza biglietto di ritorno.
Non contiamo di tornare a casa prima di novembre...
Potete seguire il nostro percorso sul blog dedicato al viaggio: cicladikayaktour2016.blogspot.it
E, volendo, potete anche unirvi a noi per qualche giorno o qualche settimana: a presto in acqua!

Blog: http://cicladikayaktour2016.blogspot.it
The June 17th is the last day at work for Mauro: he finally is a happy sea kayaker reteired now!
As a worker, of course, not as a sea kayaker at all! In fact, to celebrate his reteirement, we leave the day after Saturday 18th for a long summer sea kayak trip around the Cyclades Islands in Greece.
It's a more than 1600 nautical miles trip: our plan is to paddle from the capital Athens heading South along the western Cyclades from Kea to Milos, Folegandros and Santorini, then have a short stop in little Southern Anafi and finally heading North across the Little Cyclades up to Mikonos, Tinos and Andros. We're not in hurry and we don't have any ferry ticket for the way back.
We're thinking in not coming back home before next November...
You can follow us on the special blog dedicated to the trip: cicladikayaktour2016.blogspot.it
And if you have time, you can come to paddle with us for a while: you're more than welcome!

16 giugno 2016

Elicopter rescue in Sommaroya: such a good training!

Mai avrei pensato di vivere un'esperienza tanto elettrizzante!
La mia prima volta in Norvegia, la mia prima visita oltre il circolo polare artico, la mia prima pagaiata intorno all'isola di Sommaroya, la mia prima esperienza nelle acque dell'artico e... il mio primo salvataggio dall'elicottero!
Ci voleva proprio l'invito all'Arctic Women's Playground symposium di Tromso per collezionare tanti primati!
Grazie all'impeccabile organizzazione dell'evento e alla fattiva collaborazione con la locale "Luftambulance Lege", durante il primo giorno di symposium è stato simulato il recupero dall'elicottero di un pagaiatore in difficoltà e... non una sola volta, ma per ben tre volte!
L'elicottero ha sorvolato la piccola baia di Sommaroya compiendo tre lente evoluzioni per trarre in salvo le tre volontarie che si sono prestate a prendere parte alla prova di salvataggio: soltanto quando ho sentito che Kristin sollevava la mia mano, ho capito di essere una delle volontarie! Proprio io che soffro di vertigini!
Il gruppo di quattro operatori dell'elioambulanza di Tromso hanno dapprima incontrato tutte le partecipanti al symposium per sottolineare l'importanza delle prove di salvataggio con l'elicottero: il responsabile delle operazioni di recupero ha spiegato il protocollo di sicurezza da seguire in ogni circostanza di salvataggio in mare. Ha poi chiarito le modalità di intervento: uno degli operatori viene calato dall'elicottero in prossimità del kayaker in difficoltà. Per facilitare le operazioni di recupero, il kayaker dovrebbe essere già in acqua, fuori dal kayak e a debita distanza dall'imbarcazione. Una volta raggiunto il kayaker, l'operatore lo avvolge con due imbragature imbottite, una sotto le ascelle e l'altra sotto le ginocchia, in modo da permettere il recupero in posizione orizzontale (molto più sicura, anche se più lenta e laboriosa, della posizione verticale - che in molti casi ha provocato il decesso della persona recuperata, perché il collasso cardiaco è subentrato al principio di ipotermia non appena il corpo è stato sollevato velocemente dall'acqua...). Per facilitare tutte queste manovre, il kayaker in acqua dovrebbe riuscire a mantenere una posizione il più possibile orizzontale, sollevando le gambe per nuotare e sfruttando il giubbotto per galleggiare (più facile a dirsi che a farsi).
Quando la fase in acqua è terminata inizia quella aerea. L'elicottero riprende il volo, sollevando un turbinio di acqua nebulizzata talmente violento che può anche arrivare a togliere il fiato per qualche secondo (per fortuna, nel giorno delle nostre simulazioni soffiava un gentile venticello contrario, per cui l'effetto è stato molto attutito!). Mentre si fluttua nel vuoto, ci si deve ricordare di tenere le braccia ben attive e sempre flesse, mentre le mani devono afferrare con decisione l'imbragatura. Niente paura: se in un qualunque momento si dovesse perdere il controllo della situazione - o di se stessi - c'è sempre l'operatore sorridente che interviene a porre rimedio.
Io ho provato per un nano-secondo a guardare in giù, verso il mare, per sincerarmi che il mio kayak venisse prontamente recuperato dal gruppo di assistenti: non appena mi sono resa conto che non solo non riuscivo a scorgere neanche l'ombra di un kayak, ma che l'isoletta presso la quale era avvenuto il salvataggio si rimpiccioliva fino a diventare grande quando una monetina, allora ho capito che per non svenire all'istante avrei dovuto sollevare lo sguardo verso il cielo. Mi sono concentrata sulle pale dell'elicottero che ruotavano vorticosamente sopra la mia testa e che hanno immediatamente prodotto sulla mia povera psiche un perfetto effetto ipnotico! Ho incrociato lo sguardo rassicurante dell'operatore, che col pollice verso mi chiedeva se andava tutto bene. Mi sono ricordata delle lezioni di yoga e mi sono rilassata: ho risposto col pollice verso anch'io, perché tanto ogni altra forma di comunicazione verbale era azzerata dal rumore assordante dell'elicottero, e mi sono goduta la trasferta. Anzi, mi sono talmente rilassata che son pure riuscita a scattare qualche foto ricordo!
Nel momento dell'atterraggio pensavo di subire chissà quale contraccolpo e invece è stato un morbido adagiarsi sulla spiaggia sabbiosa: soltanto in quel momento, si possono distendere le braccia per liberarsi dall'imbragatura. L'operatore completa la "liberazione" facendo scivolare la seconda imbragatura oltre le gambe. Se si è coscienti ed attivi, si può collaborare in maniera fattiva e rendere tutte le fasi del salvataggio più fluide e funzionali. Dubito però che in condizioni di reale necessità, il kayaker recuperato con l'elicottero possa prestare una qualunque forma di collaborazione: di solito, i salvataggi con l'elicottero si rendono necessari perché sono sopraggiunte complicazioni gravi, come fratture, ipotermie o perdita di coscienza. In questi casi, anche riuscire a far uscire dal kayak la persona che deve essere salvata risulta indubbiamente più difficoltoso ed impegnativo.
Gli operatori della "Luftambulance Lege" di Tromso stavano per iniziare a spiegarci tutte queste diverse modalità di salvataggio dall'elicottero, in un incontro conclusivo che si preannunciava ancora più interessante di quello introduttivo, quando hanno ricevuto una chiamata di emergenza per il recupero di un escursionista in montagna... e la simulazione è per loro diventata reale.
La prova di salvataggio dall'elicottero andrebbe provata almeno una volta, tutti i kayaker dovrebbe sperimentare la complessità e la validità delle operazioni di recupero dall'elicottero: si capiscono tantissime cose in una volta sola, dall'importanza di un intervento rapido e mirato, alla difficoltà che comporta un salvataggio in mare aperto, tra onde, vento e basse temperature... la muta stagna diventa fondamentale, come anche tutta un'altra serie di piccole accortezze per rendere il più confortevole possibile la permanenza in acqua fredda (guanti, moffole, cappello, casco, storm-cag e ogni utile variante sul tema), oltre una serie di cose dettate dal buon senso e dalla pratica (come fissare per bene ogni cosa sul ponte del kayak in modo che non voli via al primo buffo di vento, magari proprio tra le pale dell'elicottero!).
Si potrebbe discutere per giorni interi sull'efficacia del salvataggio dall'elicottero!
Sono stata molto fortunata a poter prendere parte ad una così ben organizzata simulazione di recupero in mare e ringrazio una volta di più le organizzatrici dell'Arctic Women's Playground symposium per l'ottima occasione di confronto e crescita su argomenti di sicurezza personale così importanti.
Thanks so much, girls!!!

Briefing on the beach with the staff of the "Luftambulance Lege" of Tromso...
(Almost) ready on the water, climbing the rafted kayaks on my side...
Over the rainbow!
Thanks so much to a girl of the Arctic Women's Playground symposium who has catched the moment!
And this one too! That's me flying on the sky...
The black thumb on the orange harness is mine, don't you recognize it? 
The long long long way from the rafted kayak over there and the beach...
Idyllic scenario!
This is a very hard job, believe me!

What a special magic fantastic unforgettable electrifying experience!
My first time in Norway, my first visit over the arctic polar circle, my first paddle around the little beautiful island of Sommaroya, my first experience in the arctis water and... my first elicopert rescue!
Wanted us really the invitation to the Arctic Women's Playground symposium in Tromso to collect so many records!
Thanks to the perfect organization of the event and the effective collaboration with the local "Luftambulance Lege", the elicopter rescue has been simulated with a volunteer sea kayaker... not only one time but for three times! When I've felt Kristin lifted my hand up, I've understood to be one of the volunteers!
The group of four operators of the elicopter rescue service of Tromso first have met all the participants at the symposium to underline the importance of the lifesaving tests with the helicopter: they have expalined the safety protocol and lots of so much interesting things about a rescue situation. Then they clarified the main point of any elicopter rescue: one of the operators is lowered by the helicopter in proximity of the kayaker in difficulty. To facilitate the rescue operation, the kayaker should be already in the water, out of the kayak and at a proper distance from the boat. Once near the kayaker, the operator winds him/her with two harness, one under the armpits and the other under the knee - in this way the recovery in realized in a horizontal position, better that the vertical one. To facilitate all these manoeuvres, the kayaker in the water should succeed in maintaining a horizontal position, lifting the legs to swim and exploiting the jacket to float (it's easier to tell, more difficult to do).
When the first part of the rescue in water is finished, it begins the second part in the air.
The helicopter takes back the flight, lifting a whirlwind of nebulized water so strong that can take the breath off for some second (luckily, in the day of our simulation there was a gentle breeze in the opposite direction, so the effect has been blew very reduced!). While you fluctuates in the void, you must remember to hold the arms and to grab the harness with both your handswhile the hands. No fear, if something starts going wrong there is always a smiling operator on your side.
I have tried for a dwarf-second to look down, toward the sea, to be sure me that my kayak was quickly towed by my group: I have immediately realized that I didn't succeed in seen any kayak; above all, the islet became smaller and smaller, as little as a coin. I have had to lift the look toward the sky. I have focused on the shovels of the helicopter that whirlingly rotated above my head and I have crossed the reassuring look of the operator, that with the thumb toward was asking me if everything was all right. I have tryed to do my best to be relaxed and I did it: I has enjoyed the flight so much that I have also succeded in taken some pictures!
In the moment of the landing I thought about suffering a kind of backlash but instead it has been a soft landing on the sandy beach: at that time, you can relaxe and stretched the arms, so the operator can complete the operation of taking the harness off. If you're conscious and active, you can cooperate and make all the rescue quicker and safer. However, I doubt that it's possible in a real rescue situation, or at least it should be pretty complicate.
The operators of the "Luftambulance Lege" of Tromsos were about to begin to explain us the different lifesaving formalities about the helicopter rescue, when they have received an emergency call and the simulation has immediately became a reality for them all.
The lifesaving test from the helicopter should be tried at least once, all the sea kayakers should experiment the complexity and the validity of the helicopter rescue: there are so many things to take in count, open sea, strong winds, low temperatures... It could be possible to discuss about the elicopter rescue for days!
I have been very lucky to be able to take part to one so well organized elicopter rescue! Once more I want to thank the organizers of the fantastic Arctic Women's Playground symposium for the priceless chance to grow up and share the experience!
Grazie mille, ragazze!!!

13 giugno 2016

Arctic Women's Playground: a special symposium in Sommaroya - Tromso...

Quando Justine mi ha scritto che non avrebbe potuto partecipare alla terza edizione dell'Arctic Women's Playground symposium a Tromso - Norvegia (e che aveva suggerito il mio nome per sostituirla), io non sapevo neanche dove fosse, Tromso! Ho dovuto cercarlo sull'atlante. Bene, Tromso è in capo al mondo!
Più a nord della costa settentrionale dell'Alaska, per dire. Tromso è la capitale della Norvegia settentrionale, la quarta città più importante del paese, ospita 10.000 studenti nell'Università più a nord del mondo e 130 differenti nazionalità tra i suoi 72.000 abitanti (io ne ho incontrate almeno 5, esclusa la mia e compresa quella di alcune donne di origini Sami!). Tromso è anche la patria dell'aurora boreale nelle lunghe notti invernali e del sole di mezzanotte dal 14 maggio al 30 luglio... io ho avuto la fortuna di centrare l'appuntamento e ho capito che, per quanto mi piaccia dormire, lassù è quasi impossibile! Non tanto per la luce intensa che avvolge ogni cosa sia di giorno che di notte, quanto per il senso di colpa che ti attanaglia quanto stai per coricarti e fuori splende ancora il sole, un sole talmente invitante che ti fa restare sveglia a guardarti attorno ed ascoltare il vociare curioso dei tanti uccelli artici... per riuscire a dormire serve una buona dose di stanchezza ed una fascia scura sugli occhi - vivamente consigliata per chi vuole affrontare la trasferta oltre il circolo polare artico!
Io che scherzo sul fatto che non viaggio volentieri oltre il "circolo polare alpico" perché non amo i climi freddi, ho avvertito subito la speciale magia del luogo: Tromso è un posto unico!
Ero un po' preoccupata per il tempo, con la temperatura dell'acqua ad appena 7°C e quella dell'aria più o meno simile - e infatti mi son portata a casa un raffreddore colossale... ma questo fa parte del gioco... e che gioco!
Ho subito capito perché Justine era tanto dispiaciuta di non poter tornare all'Arctic Women's Playground: Sommaroya è un posto magico, un'isola contornata di isole ancora più a nord di Tromso, con tante spiagge di sabbia bianchissima formata da tanti piccoli coralli (non sapevo neanche che la barriera corallina norvegese è la più estesa d'Europa!), con acqua turchese che al primo accenno di sole diventa cristallina come ai Caraibi, con montagne ancora innevate dalle morbide forme tondeggianti, con fiordi profondi che in autunno ricevono la visita di orche e balene, con spazi aperti e pressoché incontaminati fin dove arriva lo sguardo, con cieli vasti che riflettono i raggi del sole con tonalità ogni ora differenti, con distese infinite di prati artici in cui serpeggiano sentieri morbidi su cui è un vero piacere camminare - perché il piede affonda in un tappeto colorato di fiorellini rosa, gialli e bianchi e di tenere foglioline che trattengono gelide gocce di pioggia...
Ma è stato solo quando ho conosciuto le ragazze dell'Arctic Women's Playground symposium che ho davvero compreso il desiderio di Justine di tornare lassù: è lo stesso sentimento che ho provato non appena salita sul volo di ritorno per Oslo e Milano: voglio tornare ancora in capo al mondo!
Voglio rivedere Monica, Hege, Kristin e Anita, le organizzatrici sempre precise e attente in ogni momento delle tre lunghe giornate. Voglio pagaiare ancora con le quaranta partecipanti, ragazze del posto ma anche di altre regioni norvegesi, comprese le vicine Isole Lofoten e Vesteralen. Voglio riprendere a lavorare con Mia, Jannie, Paulette e Lidun, le altre insegnanti invitate, tutte competenti e preparate e dalle quali ho imparato così tanto, specie durante la giornata precedente il symposium, quando abbiamo proposto alle altre le nostre lezioni, alimentando un confronto che ha soddisfatto tutte, sia per il rispetto dimostrato verso il lavoro altrui che per la generosità manifestata nel trasferire ad altre conoscenze e competenze. E' subito nata una magia speciale, l'entusiasmo è diventato contagioso, l'energia positiva ha avvolto tutte in pochissimo tempo.
Le quaranta donne iscritte la symposium, di età, mestieri ed esperienze canoistiche differenti, hanno tutte partecipato con impareggiabile interesse ai vari workshop proposti, dal rolling al rock hopping, dalla leadership alla sicurezza nei traini, dagli esercizi di pagaiata sincronizzata allo yoga con la pagaia groenlandese (il momento che mi ha emozionato più di ogni altro, più ancora del salvataggio dall'elicottero, di cui spero di parlare in un prossimo post!).
Mi ha molto colpito la passione, l'impegno e la perseveranza con cui ogni donna ha preso parte a tute le lezioni, sia in acqua che a terra: quando alle 10 di sera del primo giorno ho chiesto al mio gruppo se volevano sbarcare oppure praticare altri salvataggi assistiti, la risposta in coro è stata "ancora salvataggi"! Ci aspettava una cena di mezzanotte sulla spiaggia, intorno al fuoco, con baccalà, salmone e stoccafisso, tanto pane con burro salato, persino degli spiedini arrostiti vicino alle fiamme scoppiettanti. E ci siamo ritrovate spesso intorno a quel fuoco, per i pranzi e le cene delle giornate successive, sotto il sole di mezzanotte e dentro a tante chiacchiere multilingue...
L'organizzazione è stata impeccabile, il luogo è spettacolare, il clima meraviglioso!
L'Arctic Women's Symposium è un'esperienza da fare e da ripetere!!!

Le cartelline col programma e l'elenco delle partecipanti a ciascun corso...
La base nautica del circolo di kayak di Tromso
Monica è una "public relation women" infaticabile!
La lezione introduttiva di Paulette sui rischi dell'ipotermia e sulla prevenzione consigliata...
Al lavoro tutte insieme per imparare le une dalle altre: un'esperienza impagabile!
Anita e Kristin, le migliori assistenti che un insegnante possa desiderare...
Ninja Jannie in piena attività creativa!
Mia e Lidun durante la nostra breve pagaiata intorno all'isola di Sommaroya...
Il primo incontro di venerdì pomeriggio per introdurre le attività del symposium...
Subito tutte in spiaggia per le prime prove in gruppo...
Un gioioso bagno collettivo per testare la tenuta delle mute stagne...
Uno dei tanti raduni intorno al fuoco, questo dedicato al salvataggio dall'elicottero!
Tipico spuntino norvegese durante la navigazione in kayak...
Introduzione al corretto uso della pagaia!
Il sabato sera mi hanno invitato a presentare i viaggi di Tatiyak nel Mediterraneo...
I kayak colorati sotto il sole di mezzanotte!
Salvataggi assistiti nell'acqua gelata dell'artico...
Ultimo incontro per la valutazione finale del symposium, con tante nuove proposte, richieste e riflessioni interessanti!
E poi arriva sempre il momento dei saluti...
La vista dall'alto di Sommaroya è indimenticabile!
When Justine has written me that she would not have been able to take part in the third edition of the Arctic Women's Playground symposium in Tromso - Norway (and that she had suggested me to replace her), I didn't even know where Tromso was! I have had to check it on Google Earth. Well, Tromso is at the head of the world!
More north of the northern coast of the Alaska, for example. Tromso is the capital of Northern Norway, the fourth most important city of the country, with 10.000 students in the most norther university of the world and 130 different nationalities among his 72.000 inhabitants (I have met at least 5 of it, excluded mine and inclusive that of some women of Sami culture!). Tromso is also the homeland of the northern lights during the long winter nights and also of the midnight sun from May 14th to July 30th... I was so lucky to be there at the right time and I realized that, for how much I like to sleep, up there is almost impossible! Not because of the intense light both in the daytime and at night, but because you easily feel guilty to try to sleep when outside the sun is still shining... to succeed in sleeping, you need to be really tired and at least a dark band on the eyes - warmly recommended for the ones who want to go over the arctic polar circle!
Tromso is an unique place!
I was worried about the weather, due to the low temperature both of the water and the air, aroud only 7°C - and in fact I catched a cold... but this belongs to the game... and what a game!
I have immediately understood why Justine was so sorry not to be able to come back again to the Arctic Women's Playground: Sommaroya is a magic place, an island in between more islands, even more north of Tromso, with so many white sandy beaches made by small corals (I didn't know that the Norwegian coral barrier is the widest one in Europe!), with turquoise water that in the sunny days becomes crystalline as in the Caribbean, with mountains and snow and deep fiords all around where orcas and whales arrive every autumn, with vast skies that reflect the rays of the sun with every time different tonality, with endless soft paths on which it is a true pleasure to walk - because your foot sinks in a colored carpet of pink, yellow and whte little flowers...
To say the truth, I have deeply understood Justine's feeling only when I've known the girls of the Arctic Women's Playground symposium: they are fantastic women, full of energy and positive thought! I was really sad whan I have had to fly back home via Oslo: I hope to visit again Tromso at the head to the world!
I'd really like to meet again Monica, Hege, Kristin and Anita, the organizers of the symposium, always accurate and devoted in every single moment of the three long days. I'd also like to paddle again with the forty participants, local girls and women coming from all around the coutry as well as Lofoten and Vesteralen Islands. I'd want to start working with Mia, Jannie, Paulette and Lidun, the other female coaches, so competent and generous, expecially during the day before the symposium, when we have worked all together to transfer knowledges to the others, that was really great! It immediately born a special energ and the enthusiasm became contagious....
The forty enrolled women, with different age and paddling experiences, have all participated with inimitable interest in the various workshops, from the rolling session to the rock hopping session, from the leadership to the safety towing systems, from the paddle ballet to the yoga with the stick (the best session ever of the symposium, more than the helicopter rescue - of which I hope to have time to write about in the next post!).
I was really impressed by their passion, the perseverance with every woman has taken part to the sessons, both in water and to earth: when at 10 o'clock in the evening I have asked to my group if they prefered to land or to practise more, they all answered "more rescues please!"
There also was time for a midnight sun meeting and dinner on the beach, around the fire, with dried bacalao and salmon... And we often met again around that fire, for eating and chatting and laughing, and of course for the last evaluation.
The organization has been perfect indeed, the place is amazing and the weather was really good!
The Arctic Women's Symposium is an unforgettable experience to do and re-do!!!

09 giugno 2016

"Axel pack" map case: il porta mappe ideale!

Una delle cose che più ci seduce del kayak è quella di poter navigare.
Abbiamo sempre avuto problemi, però, a trovare una custodia stagna per le mappe nautiche.
E' alquanto difficile reperire in commercio un porta-carte veramente stagno e resistente: solitamente si tratta di custodie per la nautica da diporto, o per le attività "ricreative", vendute a poco prezzo e con chiusure a clip o col velcro o con altre soluzioni fantasiose.
Le custodie stagne, e non solo quelle per riporre le carte nautiche, sono sollecitate da diversi fattori: in primo luogo dall'acqua, che "minaccia" tutta l'attrezzatura di bordo (specie quella sistemata sul ponte del kayak, continuamente a contatto col liquido blu), ma anche dalla sabbia, che si intrufola dappertutto ed acquista una forza di penetrazione incredibile negli sbarchi tra le onde, quando i granelli vengono frullati nella schiuma bianca che spesso ricopre completamente il ponte del kayak.
La migliore custodia stagna per carte nautiche che abbiamo fin'ora utilizzato (e che porteremo con noi anche nel nostro prossimo viaggio alle Isole Cicladi) è quella nata come prodotto artigianale da un'idea semplice quanto geniale di Axel Schoevers, un kayaker olandese che, stanco di buttar soldi in custodie dozzinali, ne ha costruita una adatta alle sue esigenze (andando finalmente incontro alle richieste di tanti altri pagaiatori!)
Visto che in molti ce lo hanno chiesto e visto che non è facile da reperire, inseriamo qui il link al sito di Justine Curgenven, una entusiasta sostenitrice della custodia prodotto da Axel, affettuosamente ribattezzata "Axel pack": come molti altri esperti kayaker, Justine la usa da anni per le sue spedizioni ai quattro angoli del mondo e ne presenta brevemente le caratteristiche salienti.

Noi abbiamo usato la "Axel pack" durante il periplo della Sicilia nell'estate 2015... 
E' stata una prima volta piena di grandi soddisfazioni
La custodia stagna è facile da staccare dal ponte del kayak e resiste molto bene anche nella sabbia
Ha affrontato senza problemi i più forti temporali che abbiamo mai incrociato in kayak!
E ha fatto a lungo bella mostra di se' sul ponte dei nostri Voyager!
Noi usiamo sempre una carta per pianificare la rotta e per avere informazioni dettagliate sia sul mare che sulla costa. Mappa nautica e carta topografica (turistica e/o escursionistica) si compensano bene l'un l'altra: oltre a sapere quant'è profondo il mare o dove sono localizzati gli scogli affioranti o se c'è una boa di segnalazione di un pericolo isolato, noi vogliamo anche capire se la cala in fondo alla vallata è di sabbia o di ciottoli, se c'è un parcheggio o un bar, se  non è raggiungibile da terra oppure se ci sono strade d'accesso, e magari anche quanto dista il paese più vicino...
La custodia "inventata" da Axel è perfettamente adatta allo scopo: è trasparente su ambo i lati, così da poter contenere agevolmente due carte diverse, una sul retro dell'altra, e renderle entrambe leggibili in navigazione, semplicemente girando la custodia. Inoltre, non avendo noi kayaker la fortuna dei velisti di poter programmare la rotta sul tavolo da carteggio nel pozzetto sotto coperta, dobbiamo giocare d'anticipo e studiare ogni cosa a terra, prima di prendere il mare: la custodia di Axel è grande abbastanza da contenere anche appunti vari su previsioni meteo, correnti, tempo stimato di percorrenza ed ogni altra "curiosità" legata all'escursione pianificata. Justine, per esempio, dice di averci infilato persino il passaporto, tanto è stagna e sicura!
Il porta carte di Axel è composto di due fogli di plastica trasparente, termosaldati nel margine superiore ed inferiore, mentre le due estremità più corte sono aperte per poter comodamente inserire le carte. Si chiude con due tubi di plastica bianca che "mangiano" i due fogli di PVC e li tengono in posizione con un tappo (sempre di plastica, ma stavolta nera) ed un elastico.
Il sistema è molto pratico: è di misura variabile, a seconda dei giri che scegliamo di fare intorno ai tubi laterali, e può quindi contenere mappe di varie dimensioni. E' inoltre dotato di una coppia di moschettoni di plastica, fissati alle due estremità superiori, utili per agganciare la custodia al ponte anteriore del kayak.
Se si preferisce per una volta navigare a vista e non si vuole armare la custodia stagna, allora la si può arrotolare su se stessa e riporre in poco spazio, giusto sotto il gavone ovale.
E' una custodia davvero resistente e di ottima fattura, e ha anche un buon rapporto qualità-prezzo, appena 30 sterline, che al cambio attuale corrispondono all'incirca a 40 euro...
Credo sia tutto: buona navigazione!

07 giugno 2016

Symposium "Laguna di Venezia": 4 giorni di incontri in acqua!

Symposium bagnato, symposium fortunato!
Sono state giornate di pioggia e di sole, di escursioni in laguna, di chiacchierate in amicizia in lingue diverse, di bevute a tutte le ore, di pranzi e cene luculliani, di esercizi in acqua, a terra e al coperto, di trombe d'aria passate all'orizzonte, di risate fino a notte fonda, di sveglie all'alba col rumore dei pescherecci, di fotografie e riprese da ogni angolazione, di kayak colorati di ogni forma e dimensione, di serate di presentazione di viaggi in ogni dove, di lezioni di salvataggi e traini, di pagaiate in corrente con la marea entrante, di scoperte interessanti e di incontri meravigliosi.
Grazie alla maestria in cucina e in acqua degli organizzatori di Altamarea, all'estrema disponibilità di Guglielmo Casson, all'infaticabile opera di coordinamento di Gengis Arcangelo Pirovano, alla competenza dei formatori italiani e stranieri intervenuti e alla partecipazione di tanti appassionati di kayak da mare, la terza edizione del Symposium "Laguna di Venezia" si è conclusa in bellezza...
A riprova del fatto che non si finisce mai di imparare!

Mauro e Manolo all'imbarcadero di Ca' Roman
Una prima pagaiata verso Pellestrina...
Yoga paddling
Vecchi e nuovi amici su vecchi e nuovi kayak
There is always time for a spritz!
Riscaldamento con Enrico Brentana e teoria della pagaiata con Marco Lipizer
Indoor session about fun and balance!
A big group of funny paddlers!
Pranzi e cene sulle lunghe tavolate imbandite...
L'escursione finale "Pagaiando per Chioggia" di domenica 5 giugno 2016
That was a wet symposium, but a very interesting symposium indeed!
We spent four days in Chioggia, near Venice, paddling along Pellestrina and the lagoon, waiting for the sunshine after every cloudy and rainy moment, spending time chatting in different languages, drinking spritz at every time, eating very well and bit much, warming up on the grass and indoor, laughing untill midnight, watching for tornados on the horizon, waking up at sunrise with the noise of the fishermen motor boats, catching moments with pictures and videos, testing so many different kayaks, taking part in presentations about sea kayak trips and adventures, practising rescues and towing, paddling against the tide, meeting interesting people and doing unforgettable experiences.
Thanks to the local associatian Altamarea for the organization, to the coaches coming form Italy and Europe, to the partecipants interested in every single session, the third edition of the "Symposium Laguna di Venezia" arrived at a perfect end...
We're always learning something new every day!

05 giugno 2016

Contact-line: una cima di sicurezza multi-uso

Non se ne sente tanto parlare in Italia, e se ne vedono ancora poche in circolazione, ma la contact-line è diventata da tempo una delle attrezzature di sicurezza che un buon kayaker deve avere sul ponte anteriore del kayak, pronta all'uso.
Si tratta di una cima annodata a due moschettoni: la lunghezza e la dimensione della cima, come anche la misura dei moschettoni, sono variabili che dipendono dalle esigenze dei singoli kayaker.
In caso di necessità, la contact-line permette di eseguire un traino ravvicinato o altre manovre di emergenza, mantenendo i kayak vicini, stabili e sicuri.
Tempo fa ne avevamo parlato in una delle prime Newsletter di Tatiyak, quella di maggio 2012: ne avevo viste tante al Symposium di Anglesey e me ne ero subito procurata una: ero e sono convinta dell'importante di poter variare la lunghezza della cima, per riuscire ad adattarla sia al ponte del nostro kayak che a quello del compagno in difficoltà.
Poi, come spesso capita nella vita, e a maggior ragione nel mondo del kayak da mare, le cose evolvono e nell'aprile 2014, sempre su un'altra Newsletter di Tatiyak, avevamo presentato il nuovo modello ideato da Gordon Brown, con annesso video didattico esplicativo.
Ora sono molto contenta di parlare della mia cima di contatto preferita, appena scovata all'ultimo Symposium di Anglesey dello scorso maggio 2016: la contact-line prodotta dalla Whetman Equipment, una neonata ditta inglese del Devonshire gestita da un canoista molto esperto, Steve Whetman.
E' la contact-line che porteremo con noi in viaggio alle Isole Cicladi!

La contact-line della Whetman Equipment pronta all'uso.. 
... ed in uso sul ponte del kayak.
Il particolare dell'anello di acciaio posizionato sotto lo sgancio rapido
E' la migliore in circolazione perché ha due moschettoni grandi abbastanza da stare nel palmo della mano e soprattutto perché è l'unica ad avere uno sgancio rapido di sicurezza, una caratteristica che nel tempo ho imparato ad apprezzare come imprescindibile per la sicurezza propria ed altrui.
Steve Whetman lo spiega molto bene sia nella pagina dedicata alla sua contact-line per il kayak da mare, che in un video alquanto simpatico, lungo ben 9 minuti, inserito al fondo di un'altra pagina ricca di foto...
La contact-line Whetman può essere usata in due modi differenti: il primo è il traino corto, quello che si esegue dal ponte del proprio kayak alla prua del kayak da trainare, così da averlo vicino al nostro pozzetto (il suggerimento di scegliere il traino diagonale è molto valido, sia perché il kayak del compagno in difficoltà rimane sempre attaccato al nostro e sia perché lo sgancio rapido della contact-line è proprio sotto i nostri occhi, al centro del ponte anteriore!); il secondo è la cosiddetta zattera, quella usata per mantenere un contatto tra due kayak stabile e durevole - anche per periodi prolungati, se necessario - agganciando i moschettoni della contact-line ai tienti-bene dei due kayak coinvolti nella zattera.
Steve spiega anche che, per ragione di sicurezza, è necessario far scorrere la fettuccia gialla dentro l'anello d'acciaio posto sotto lo sgancio rapido.
La cosa sorprendente, almeno per me, è che tutti i moschettoni usati dalla Whetman Equipment sono italiani: è un prodotto nostrano molto apprezzato all'estero e chissà perché fatichiamo così tanto a trovare dei buoni moschettoni in Italia (mica potranno destinarli tutti all'esportazione, no?)
Come per tutte le tecniche di salvataggio in mare, infine, Steve ricorda che è fondamentale esercitarsi nell'uso corretto e sicuro dei ogni dispositivo di sicurezza, specie con una contact-line così innovativa!
Let's go practising!

02 giugno 2016

Il Meltemi: il vento prevalente alle Isole Cicladi

Abbiamo imparato, nel corso degli anni in cui abbiamo navigato in Grecia, a conoscere e riconoscere il Meltemi, il vento che impera sul Mare Egeo, specialmente nei mesi estivi.
Costante, impetuoso, dispettoso, spesso imprevedibile... che in pochi secondi può arrivare a regime di burrasca e mettere a dura prova le capacità marinare di chiunque incontri sul suo cammino.
E' stato un inseparabile compagno di viaggio del nostro periplo di Creta nel 2010, di quello di Eubea nel 2013 e anche di quello di Lesbo nel 2014... siamo certi che neppure quest'anno, durante il nostro lungo giro intorno alle Isole Cicladi, si farà scappare l'occasione di incontraci... o di pedinarci!

... come si genera la brezza di mare...
Il Meltemi, a dispetto della sua potenza e costanza, è comunque una brezza!
Questa affermazione cozza un po' con le conoscenze "nostrane" del fenomeno, ma a dispetto di ciò... resta una brezza!
Il nostro invisibile compagno di viaggio ha l'Africa come propulsore: un intero continente!
Noi sappiamo che questo motore è così caldo che non si raffredda certo di notte, al massimo la temperatura media scende di qualche grado, e questo ha poca influenza sulla potenza del Meltemi... calerà solo leggermente...
Poi, se veramente la prossima estate sarà caldissima ed infuocata più di quella del 2003, come affermano gli esperti meteorologi, il nostro compagno di viaggio sarà particolarmente brioso ed avrà una gran voglia di giocare... speriamo non si imbizzarrisca troppo.
Detto questo, vediamo cosa dicono le statistiche dei venti alle Cicladi nel periodo che va da luglio a novembre, consultando i dati del prestigioso sito Windfinder.

... la statistica del vento a Kea...
Ipotizzando di seguire il percorso inizialmente programmato, cioè partendo da Makronisos per arrivare a Santorini lungo le Cicladi Occidentali, seguendo circa la direttrice NW-SE, troviamo quasi sempre venti da NNW-NNE, con velocità dai 6-7 Nodi alla partenza per arrivare fino a 13-14 Nodi all'arrivo.

... la statistica del vento a Santorini...
Le uniche anomalie statistiche in questo tratto sono rappresentate da Serifos e Sifnos che, in luglio e agosto, presentano venti da SW variabili dai 5 ai 14 Nodi. Se dovessimo trovare veramente queste condizioni vorrà dire che ci aspettano anche a scendere due traversate quasi controvento...

... la statistica del vento a Sifnos...
Risalendo poi da Santorini sino ad Andros, lungo le Cicladi Orientali, sarà sempre vento NNW-NNE, quindi o contro o, nella migliore delle ipotesi, al mascone, con velocità intorno ai 10 Nodi...

... la statistica del vento ad Andros...
Sarà dura risalire... ma ci penseremo più in là... quando saremo arrivati ad Amorgos ed avremo cominciato peripli e traversate verso Nord, sarà ormai la fine di agosto, forse, e magari per quell'epoca il Meltemi avrà deciso di prendersi una pausa e di mitigare un po' la sua forza.
Anche se sui vari portolani che abbiamo consultato, pare che anche a settembre ed ottobre il Meltemi continui a soffiare imperterrito su terre e mari... una delle affermazioni che più ci ha incuriosito è stata quella di Francesca Carignani, l'autrice di "Rotta verso l'Egeo", quando ai primi di ottobre si trovava a veleggiare dalle parti di Folegandros: "Realizziamo che forse - dico forse - il fatto di aver sempre sentito dire che il Meltemi dura fino a metà settembre è spiegabile solo perché forse - dico forse - chi lo ha detto è sempre tornato a casa a metà settembre"...
Vi sapremo dire!http://cicladikayaktour2016.blogspot.it/