IL BLOG DI TATIYAK

Il kayak è diventato la nostra grande passione, quella che ci appaga al punto da abbandonare tutte le altre per dedicarci quasi esclusivamente alla navigazione.
In kayak solchiamo mari, silenzi, orizzonti ed incontriamo nuovi amici in ogni dove...
Così abbiamo scoperto che la terra vista dal mare... è molto più bella!
Tatiana e Mauro

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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16 giugno 2016

Elicopter rescue in Sommaroya: such a good training!

Mai avrei pensato di vivere un'esperienza tanto elettrizzante!
La mia prima volta in Norvegia, la mia prima visita oltre il circolo polare artico, la mia prima pagaiata intorno all'isola di Sommaroya, la mia prima esperienza nelle acque dell'artico e... il mio primo salvataggio dall'elicottero!
Ci voleva proprio l'invito all'Arctic Women's Playground symposium di Tromso per collezionare tanti primati!
Grazie all'impeccabile organizzazione dell'evento e alla fattiva collaborazione con la locale "Luftambulance Lege", durante il primo giorno di symposium è stato simulato il recupero dall'elicottero di un pagaiatore in difficoltà e... non una sola volta, ma per ben tre volte!
L'elicottero ha sorvolato la piccola baia di Sommaroya compiendo tre lente evoluzioni per trarre in salvo le tre volontarie che si sono prestate a prendere parte alla prova di salvataggio: soltanto quando ho sentito che Kristin sollevava la mia mano, ho capito di essere una delle volontarie! Proprio io che soffro di vertigini!
Il gruppo di quattro operatori dell'elioambulanza di Tromso hanno dapprima incontrato tutte le partecipanti al symposium per sottolineare l'importanza delle prove di salvataggio con l'elicottero: il responsabile delle operazioni di recupero ha spiegato il protocollo di sicurezza da seguire in ogni circostanza di salvataggio in mare. Ha poi chiarito le modalità di intervento: uno degli operatori viene calato dall'elicottero in prossimità del kayaker in difficoltà. Per facilitare le operazioni di recupero, il kayaker dovrebbe essere già in acqua, fuori dal kayak e a debita distanza dall'imbarcazione. Una volta raggiunto il kayaker, l'operatore lo avvolge con due imbragature imbottite, una sotto le ascelle e l'altra sotto le ginocchia, in modo da permettere il recupero in posizione orizzontale (molto più sicura, anche se più lenta e laboriosa, della posizione verticale - che in molti casi ha provocato il decesso della persona recuperata, perché il collasso cardiaco è subentrato al principio di ipotermia non appena il corpo è stato sollevato velocemente dall'acqua...). Per facilitare tutte queste manovre, il kayaker in acqua dovrebbe riuscire a mantenere una posizione il più possibile orizzontale, sollevando le gambe per nuotare e sfruttando il giubbotto per galleggiare (più facile a dirsi che a farsi).
Quando la fase in acqua è terminata inizia quella aerea. L'elicottero riprende il volo, sollevando un turbinio di acqua nebulizzata talmente violento che può anche arrivare a togliere il fiato per qualche secondo (per fortuna, nel giorno delle nostre simulazioni soffiava un gentile venticello contrario, per cui l'effetto è stato molto attutito!). Mentre si fluttua nel vuoto, ci si deve ricordare di tenere le braccia ben attive e sempre flesse, mentre le mani devono afferrare con decisione l'imbragatura. Niente paura: se in un qualunque momento si dovesse perdere il controllo della situazione - o di se stessi - c'è sempre l'operatore sorridente che interviene a porre rimedio.
Io ho provato per un nano-secondo a guardare in giù, verso il mare, per sincerarmi che il mio kayak venisse prontamente recuperato dal gruppo di assistenti: non appena mi sono resa conto che non solo non riuscivo a scorgere neanche l'ombra di un kayak, ma che l'isoletta presso la quale era avvenuto il salvataggio si rimpiccioliva fino a diventare grande quando una monetina, allora ho capito che per non svenire all'istante avrei dovuto sollevare lo sguardo verso il cielo. Mi sono concentrata sulle pale dell'elicottero che ruotavano vorticosamente sopra la mia testa e che hanno immediatamente prodotto sulla mia povera psiche un perfetto effetto ipnotico! Ho incrociato lo sguardo rassicurante dell'operatore, che col pollice verso mi chiedeva se andava tutto bene. Mi sono ricordata delle lezioni di yoga e mi sono rilassata: ho risposto col pollice verso anch'io, perché tanto ogni altra forma di comunicazione verbale era azzerata dal rumore assordante dell'elicottero, e mi sono goduta la trasferta. Anzi, mi sono talmente rilassata che son pure riuscita a scattare qualche foto ricordo!
Nel momento dell'atterraggio pensavo di subire chissà quale contraccolpo e invece è stato un morbido adagiarsi sulla spiaggia sabbiosa: soltanto in quel momento, si possono distendere le braccia per liberarsi dall'imbragatura. L'operatore completa la "liberazione" facendo scivolare la seconda imbragatura oltre le gambe. Se si è coscienti ed attivi, si può collaborare in maniera fattiva e rendere tutte le fasi del salvataggio più fluide e funzionali. Dubito però che in condizioni di reale necessità, il kayaker recuperato con l'elicottero possa prestare una qualunque forma di collaborazione: di solito, i salvataggi con l'elicottero si rendono necessari perché sono sopraggiunte complicazioni gravi, come fratture, ipotermie o perdita di coscienza. In questi casi, anche riuscire a far uscire dal kayak la persona che deve essere salvata risulta indubbiamente più difficoltoso ed impegnativo.
Gli operatori della "Luftambulance Lege" di Tromso stavano per iniziare a spiegarci tutte queste diverse modalità di salvataggio dall'elicottero, in un incontro conclusivo che si preannunciava ancora più interessante di quello introduttivo, quando hanno ricevuto una chiamata di emergenza per il recupero di un escursionista in montagna... e la simulazione è per loro diventata reale.
La prova di salvataggio dall'elicottero andrebbe provata almeno una volta, tutti i kayaker dovrebbe sperimentare la complessità e la validità delle operazioni di recupero dall'elicottero: si capiscono tantissime cose in una volta sola, dall'importanza di un intervento rapido e mirato, alla difficoltà che comporta un salvataggio in mare aperto, tra onde, vento e basse temperature... la muta stagna diventa fondamentale, come anche tutta un'altra serie di piccole accortezze per rendere il più confortevole possibile la permanenza in acqua fredda (guanti, moffole, cappello, casco, storm-cag e ogni utile variante sul tema), oltre una serie di cose dettate dal buon senso e dalla pratica (come fissare per bene ogni cosa sul ponte del kayak in modo che non voli via al primo buffo di vento, magari proprio tra le pale dell'elicottero!).
Si potrebbe discutere per giorni interi sull'efficacia del salvataggio dall'elicottero!
Sono stata molto fortunata a poter prendere parte ad una così ben organizzata simulazione di recupero in mare e ringrazio una volta di più le organizzatrici dell'Arctic Women's Playground symposium per l'ottima occasione di confronto e crescita su argomenti di sicurezza personale così importanti.
Thanks so much, girls!!!

Briefing on the beach with the staff of the "Luftambulance Lege" of Tromso...
(Almost) ready on the water, climbing the rafted kayaks on my side...
Over the rainbow!
Thanks so much to a girl of the Arctic Women's Playground symposium who has catched the moment!
And this one too! That's me flying on the sky...
The black thumb on the orange harness is mine, don't you recognize it? 
The long long long way from the rafted kayak over there and the beach...
Idyllic scenario!
This is a very hard job, believe me!

What a special magic fantastic unforgettable electrifying experience!
My first time in Norway, my first visit over the arctic polar circle, my first paddle around the little beautiful island of Sommaroya, my first experience in the arctis water and... my first elicopert rescue!
Wanted us really the invitation to the Arctic Women's Playground symposium in Tromso to collect so many records!
Thanks to the perfect organization of the event and the effective collaboration with the local "Luftambulance Lege", the elicopter rescue has been simulated with a volunteer sea kayaker... not only one time but for three times! When I've felt Kristin lifted my hand up, I've understood to be one of the volunteers!
The group of four operators of the elicopter rescue service of Tromso first have met all the participants at the symposium to underline the importance of the lifesaving tests with the helicopter: they have expalined the safety protocol and lots of so much interesting things about a rescue situation. Then they clarified the main point of any elicopter rescue: one of the operators is lowered by the helicopter in proximity of the kayaker in difficulty. To facilitate the rescue operation, the kayaker should be already in the water, out of the kayak and at a proper distance from the boat. Once near the kayaker, the operator winds him/her with two harness, one under the armpits and the other under the knee - in this way the recovery in realized in a horizontal position, better that the vertical one. To facilitate all these manoeuvres, the kayaker in the water should succeed in maintaining a horizontal position, lifting the legs to swim and exploiting the jacket to float (it's easier to tell, more difficult to do).
When the first part of the rescue in water is finished, it begins the second part in the air.
The helicopter takes back the flight, lifting a whirlwind of nebulized water so strong that can take the breath off for some second (luckily, in the day of our simulation there was a gentle breeze in the opposite direction, so the effect has been blew very reduced!). While you fluctuates in the void, you must remember to hold the arms and to grab the harness with both your handswhile the hands. No fear, if something starts going wrong there is always a smiling operator on your side.
I have tried for a dwarf-second to look down, toward the sea, to be sure me that my kayak was quickly towed by my group: I have immediately realized that I didn't succeed in seen any kayak; above all, the islet became smaller and smaller, as little as a coin. I have had to lift the look toward the sky. I have focused on the shovels of the helicopter that whirlingly rotated above my head and I have crossed the reassuring look of the operator, that with the thumb toward was asking me if everything was all right. I have tryed to do my best to be relaxed and I did it: I has enjoyed the flight so much that I have also succeded in taken some pictures!
In the moment of the landing I thought about suffering a kind of backlash but instead it has been a soft landing on the sandy beach: at that time, you can relaxe and stretched the arms, so the operator can complete the operation of taking the harness off. If you're conscious and active, you can cooperate and make all the rescue quicker and safer. However, I doubt that it's possible in a real rescue situation, or at least it should be pretty complicate.
The operators of the "Luftambulance Lege" of Tromsos were about to begin to explain us the different lifesaving formalities about the helicopter rescue, when they have received an emergency call and the simulation has immediately became a reality for them all.
The lifesaving test from the helicopter should be tried at least once, all the sea kayakers should experiment the complexity and the validity of the helicopter rescue: there are so many things to take in count, open sea, strong winds, low temperatures... It could be possible to discuss about the elicopter rescue for days!
I have been very lucky to be able to take part to one so well organized elicopter rescue! Once more I want to thank the organizers of the fantastic Arctic Women's Playground symposium for the priceless chance to grow up and share the experience!
Grazie mille, ragazze!!!

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